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C'è qualcosa che ha avuto inizio secoli e secoli fa e permane ancora oggi. È magia. E l'ha creata l’Uomo. So che sembra assurdo che l'Uomo abbia potuto dare vita a cotanta perfezione, ma è così. Questa magia si chiama teatro Greco. Cos'è il teatro greco? E perché ancora oggi è così importante? Il teatro è la culla dei poli opposti: il bene e il male, il bianco e il nero, la guerra e la pace, l'odio e l'amore. Il teatro è arte che prende forma. È cultura. È storia. È poesia. È laddove l’uomo è una creatura maestosa che si fa carico di macigni e di tormenti, di angosce e di timori. Gli esseri umani, a teatro, sono tali. Si ricordano d’essere, non solo d’esistere. Osservano il mare e vi nuotano. Affogano, talvolta. Ma solo i più saggi sapranno tornare a galla con la consapevolezza di essere salvi. Poiché solo chi sa affogare sarà purificato. In Grecia, il teatro era un'arma che tuttavia poteva sradicare le ribellioni dagli animi dei cittadini oppure alimentarle attraverso la rappresentazione del reale. Tutti dovevano andare a teatro. Il teatro era di tutti. Sei ricco? Vai a teatro. Sei povero? Vai a teatro. Esso era democratico. Il teatro era lo specchio delle sventure ma anche e soprattutto delle battaglie. Il protagonista combatte sulla scena, soffre, è tormentato. Ma non demorde. Non si arrende. E poi tra l'attore e l'uditorio vi è una certa empatia, poiché si stabilisce un legame inestricabile fino alla fine della rappresentazione, sia essa una tragedia o una commedia. Il teatro era un mezzo che garantiva agli ultimi di non essere più ultimi, che ricordava ai primi che non esistevano solo i primi. Era un posto in cui regnavano la bellezza e il bisogno di dire la verità. La parola, a teatro, prendeva forma con una facilità disarmante e a cui, ancora oggi, noi prestiamo attenzione con la consapevolezza che quel che ci è stato regalato ha un valore inestimabile, irraggiungibile. Il teatro greco è così attuale che, attualizzandolo ai nostri giorni, si può racchiudere in un’affermazione di Vittorio Gassman:“Il teatro è una zona franca della vita, lì si è immortali".

Greta Palermo

Mauretto è morto a 53 anni, dopo una vita vissuta all'ombra dell'eroina. Fu uno dei primi nel mio quartiere, negli anni ottanta, a cadere sotto i colpi della polvere iniettata che ti dava tre secondi di Paradiso.  Si celebra oggi in tutto il mondo la giornata mondiale contro la droga. Gli anni sono passati ma il consumo non è diminuito. Cocaina, eroina, pasticche imperversano su tutto il territorio nazionale, oggi silenziati da un consumo atipico e più ordinato. Si muore per overdose, spesso per infarto dovuto al consumo di coca, ma non più per strada, come accadeva quarant'anni fa.  Solo a Cosenza gli assuntori abituali sono 3.500 come ha dimostrato l'Osservatorio sulle tossicodipendenze nell'area urbana cosentina presieduto da Gianfranco Bonofiglio. Cosa è cambiato dunque rispetto agli anni ottanta? L'indifferenza collettiva. Mentre giovani e adulti riempiono narici e vene del vecchio veleno l'ambiente circostante reagisce nel silenzio. Eppure sono i nostri figli a cadere quotidianamente sotto il peso di un'angoscia che non trova soluzione. Le comunità di recupero sono organizzate secondo un modello arcaico, che istituzionalizza e non va a cercare nelle strade gli assuntori. Il vuoto e la solitudine del libero arbitrio è nutrito dal libero arbitrio di chi sceglie (forse) di vivere in un cono d'ombra. Non bastano le operazioni di repressione, né le invocazioni all'antiproibizionismo. In questa anfora piena di insidie bevono vecchi e giovani. E al resto, a tutti, sembra non fregare più niente.

Mario Campanella, giornalista

Troppo spesso trascurato dai giornali e dalla tv, l'anniversario del 17 giugno 1983 resta scolpito nella memoria di quanti assistettero sgomenti alla scoperta traumatica di cos’erano diventate nel nostro Paese l'amministrazione della giustizia e del diritto, le carceri, le leggi. Quel giorno due procuratori napoletani in cerca di popolarità e carriera fecero una clamorosa e imponente retata di 856 arresti di presunti camorristi (ne verranno poi condannati appena un terzo) e per sorreggere la credibilità di tale inchiesta decisero di infilare nel mucchio, senza indagini e senza uno straccio di prova, un galantuomo come Enzo Tortora. Da 37 anni ricordiamo questa data insieme ai compagni del Partito radicale. Sarebbe il caso che lo facesse finalmente anche il Parlamento, approvando una legge che istituisca nel nome di Enzo la Giornata per le vittime della giustizia ingiusta.Nell'attesa, questo 17 giugno 2020 cade proprio quando il virus del Trojan ha irrimediabilmente compromesso l'onorabilità della magistratura associata. Quella, per intenderci, che per anni ha occupato il pulpito arrogante dell’indipendenza senza limiti e della superiorità morale senza critica ma che adesso dovrebbe rassegnarsi allo scomodo banco degli imputati. Dovrebbe, se non fosse per la benevolenza che ancora le viene accordata da buona parte della stampa: antropofaga con Enzo Tortora, per anni complice dei tanti Palamara e ora silente per imbarazzo, convenienza e cattiva coscienza. Sì, cattiva coscienza. La stessa che pervade quella classe politica che negli scorsi decenni ha sistematicamente avversato le battaglie referendarie di Marco Pannella e dei radicali per la separazione delle carriere dei magistrati, per l'abolizione del sistema elettorale del Csm a liste concorrenti e per l'eliminazione degli incarichi extragiudiziari. Insomma, 37 anni dopo, il dolore e l'indignazione per quel che accadde devono fare ancora i conti con un'attualità immutata, tragicamente teatrale, contaminata oltretutto dal populismo giustizialista di una società “civile” nella quale si fatica a distinguere le guardie e i ladri. Nel gennaio 1984, in una lettera a Giorgio Bocca, Enzo scriveva: «Non entro nel merito dei due pesi e delle due misure che lei descrive. Valga solo un fatto. In una recente retata (mi pare sullo scandalo dei Casinò) fu ammanettato un tale, sorpreso a tavola, a cena, con un magistrato. Ciò non significa nulla. Ma si immagina se esistesse una foto di Tortora che banchetta con Cutolo? Lei pensa non sarebbe stata considerata, come tutte le altre infamie che mi crocifiggono, la “prova schiacciante”?». E più avanti: «Ho scoperto l’Italia nella quale la dignità del cittadino viene calpestata in omaggio a quello che una volta veniva definito il “Mussolini ha sempre ragione”. Ma io alla giustizia, e non al Duce, ci credo. E affermo che a battermi, disperatamente, per la Giustizia, sono oggi io, e non quel pugno di criminali che la beffano, la disonorano, la ingannano. Le ripeto: la mia è la storia di molti. La giustizia quella vera, non deve arroccarsi in un malinteso senso di irresponsabilità: deve semplicemente liberarsi da coloro che la disonorano in vista di un prezzo, di un miserabile privilegio. Ho compreso molte, troppe cose, in questi mesi d'angoscia. Eppure mi batto. Finché avrò vita, forza, voce». In tutti questi anni, grazie alla Fondazione costituita dallo stesso Tortora con volontà testamentaria e al Partito Radicale, quella voce è stata tenuta viva, non si è mai spenta. Ma non basta, evidentemente. Ci sono oggi altri soggetti - partiti, associazioni, giornali, personalità della cultura, dell'impresa e delle professioni - che abbiano la voglia e la forza di aggiungersi, rendendola più forte? Dalla risposta a questa domanda dipende buona parte del nostro futuro. 
 
Francesca Scopelliti *Presidente Fondazione per la giustizia Enzo Tortora"
 
Fonte: www.ilriformista.it

Pensieri, ricordi ed emozioni di un anno scolastico che si conclude con un saluto virtuale. Un anno estremamente particolare questo 2019/2020 a causa del COVID 19. Un anno che ci ha visti protagonisti di diverse attività didattiche che, grazie all’organizzazione e alla guida della dirigente Marina Del Sordo e all’aiuto dei genitori, si sono concluse nel migliore dei modi. La DAD (Didattica a Distanza) ha permesso di mettere in contatto tutti gli alunni e i docenti, di proseguire il percorso iniziato a settembre e di completarlo brillantemente. Anche le situazioni che sembravano essere più complesse sono state affrontate permettendo di proseguire sulla strada dell’inclusione.

 

 

 

L’istituto Comprensivo Cosenza III di via Negroni se ne inventa sempre di nuove per far sentire la sua vicinanza agli studenti e questa volta per i saluti di fine anno, di solito contrassegnati da una festa in presenza,la mente vulcanica della prof.ssa Lucia De Fiore ha pensato ad un festeggiamento virtuale. Le classi 1^ A, 3^ A, 2^ D, 2^ G e 3^ G della Scuola Secondaria di Primo Grado si sono collegate online per brindare insieme, coadiuvate dal prof. Igino Vigna, animatore digitale della scuola. Con tavolate imbandite e calici alla mano i ragazzi hanno salutato i loro insegnanti e la dirigente con dediche e poesie, rendendo emozionante e sorprendente il saluto di quest’anno. Non è mancata la presenza dell'Assessore alla Pubblica Istruzione Matilde Spadafora Lanzino.

Giornalista, scrittore e accademico. Questo e molto altro è stato Walter Tobagi, firma del Corriere della Sera, ucciso a 33 anni da un gruppo terroristico di estrema sinistra il 28 maggio 1980. A quarant’anni dalla sua scomparsa, RaiPlay rende omaggio a questo grande paladino della libertà d’informazione, con l’antologia “Tobagi, il coraggio della coerenza”, composta da materiali provenienti dall’archivio Rai, che ripercorrono le tappe fondamentali di una vicenda che scosse profondamente l’opinione pubblica: dall’annuncio della morte alla sentenza emessa per gli assassini. Nell’antologia disponibile su RaiPlay, composta da 13 contenuti originali, le immagini di apertura sono affidate al servizio di Guglielmo Zucconi, realizzato a seguito della sentenza emessa per Marco Barbone (“Tobagi: giustizia difficile”), mentre tra gli altri contenuti documentati dalle telecamere Rai, spiccano i servizi che annunciarono l’omicidio, gli approfondimenti della sentenza, con le polemiche che ne scaturirono e un omaggio alla figura di Walter Tobagi (“Speciale Tobagi dieci anni dopo”) a dieci anni dalla morte ricordato da politici e giornalisti come Bettino Craxi, Giampaolo Pansa e Ugo Finetti Tra i numerosi eventi memorabili documentati dalla Rai anche una puntata de “La storia siamo noi”, nella quale si racconta di come l’omicidio di Tobagi è la  tragica cronaca di una morte annunciata.

 https://www.raiplay.it/programmi/tobagiilcoraggiodellacoerenza

La Fondazione Italia USA anche nel 2020 è tra i 5 più importanti think tank italiani, secondo il rapporto Cogito Ergo Sum redatto da Openpolis, in collaborazione con la trasmissione televisiva Report. “Le strutture più grandi e iperconnesse: storicamente 5 organizzazioni hanno rappresentato quelle più connesse. Parliamo nello specifico di Aspen Institute Italia (presidente Giulio Tremonti), Astrid (presidente Franco Bassanini), Fondazione Italia USA (presidente Mauro della Porta Raffo), Italia decide (presidente Luciano Violante) e Italianieuropei (presidente Massimo D'Alema)”, sostiene la ricerca che ha preso in esame 153 think tank nel nostro Paese. La Fondazione Italia USA, non-partisan, è anche la struttura con il più alto numero di parlamentari: “la Fondazione Italia Usa può contare legami con 29 parlamentari, il dato più alto tra le organizzazioni censite. In particolare fanno parte della fondazione 18 deputati e 11 senatori, un numero su cui alcune delle forze politiche che fanno parte del governo, Liberi e uguali, non possono neanche contare. Da notare soprattutto che la Fondazione Italia USA ha al proprio interno rappresentanti di tutti i principali partici politici, dal Partito Democratico alla Lega, passando per Movimento 5 Stelle e Forza Italia. In questo modo la struttura ha un sostegno trasversale”.  La ricerca, concentrandosi sulle figure politiche, non indica che la Fondazione Italia USA è anche quella, al di là dei parlamentari, con il maggior numero di giornalisti, ambasciatori, esponenti della cultura, della moda, della scienza, dello spettacolo, e premi Nobel. Oltre 120 altissime personalità unite dall'amicizia tra Italia e Stati Uniti d'America. La Fondazione Italia USA non figura inoltre, nella ricerca, nelle classifiche dei finanziamenti pubblici e delle fondazioni che ricevono donazioni da società pubbliche o private, in quanto per scelta e a tutela della propria totale indipendenza non riceve alcuna forma di contributi, sussidi o sovvenzioni, neppure nella forma di incarichi professionali, da alcuna istituzione o ente pubblico, governativo o locale, né sponsorizzazioni o pubblicità da parte di aziende.  La Fondazione Italia USA è l'unica realtà in Italia ad essere sostenuta solo ed esclusivamente dalle singole quote associative dei propri soci.  
Fonte: newsletter Fondazione Italia - USA

Premessa: Questo articolo pubblicato sulla rivista "La Calabria" è una testimonianza di un impegno sulla legalità che risale a tempi lontanissimi. La proposta di una lega giovanile antidroga venne avanzata nel lontano 1988. Sono trascorsi ben 24 anni da allora. Oggi tutti si dilettano a discernere di illegalità e corruzione, allora qualche voce isolata era considerata folle e visionaria.  Chi scrive ha pagato il prezzo di tale "follia" essendo stato isolato in una città, Cosenza, oscura e dominata dai poteri forti. Una città che ha sempre odiato chi voleva impegnarsi sul piano civile, una città amara e terribile.

 

Una lega giovanile antidroga



Dagli ultimi dati a disposizione sull’evoluzione del fenomeno droga nella nostra regione, si evince la dimensione allarmante e si ribalta la tesi che la Calabria sia solo territorio di transito e non di consumo. Analizzando i consumi di droga pesante è evidente la necessità di un’azione capillare che, in funzione sinergica, impegni tutte le forze socio-culturali della regione.

E’ ampiamente dimostrato come il fenomeno della droga è interconnesso con la capillare presenza della criminalità organizzata e come il mondo giovanile ne sia la principale vittima. L’idea di formare una lega giovanile regionale che operi e discuta su tali gravi problemi è un atto di coraggio e di manifesta volontà da parte dei giovani calabresi che desiderano lo sviluppo della propria terra. La lega ha lo scopo di promuovere le iniziative atte a diffondere, soprattutto fra le nuove generazioni, la conoscenza della gravità e degli effetti devastanti della criminalità organizzata sul tessuto sociale e di come la diffusione del consumo di droghe pesanti rappresenti la principale fonte di reddito e di forza d'espansione della criminalità stessa. “La vera forza della mafia è fuori dalla mafia, è nella connivenza innocente, quel fenomeno di accettazione passiva da parte del popolo onesto che subisce passivamente l’esistenza del fenomeno”. A questa conclusione giungeva, dopo approfonditi studi, il sociologo Nando dalla Chiesa, figlio del compianto Generale Carlo Alberto. La lotta alla connivenza innocente è lo spirito di fondo che la lega si propone. Alcuni obiettivi sono da considerarsi prioritari e da realizzare nel breve periodo.1) La richiesta da inoltrare all’Assessore alla Pubblica istruzione della Regione Calabria, On. Augusto Di Marco, di considerare la possibilità di integrare con un rappresentante della lega il comitato permanente di studio, ricerca e documentazione sul fenomeno mafioso costituito ai sensi dell’art.3 della Legge Regionale del 15 gennaio 1986 n° 2: “Provvedimenti a favore delle scuole e delle università calabresi per contribuire allo sviluppo della coscienza civile e democratica nella lotta contro la criminalità mafiosa”. 2) Un incontro con il rettore dell’università della Calabria per vagliare le concrete possibilità di riaprire con l’ausilio di appositi ricercatori il Centro di ricerca e di documentazione sul fenomeno mafioso afferente al dipartimento di Sociologia della facoltà di Scienze economiche e sociali un tempo retto dal prof. Pino Arlacchi, noto per le sue ricerche e per le teorie che hanno costituito la base di elaborazione della Legge Rognoni - La Torre. La possibilità di riaprire il Centro con la collaborazione della Università della Calabria è uno dei principali obiettivi della lega perché è da ritenersi impensabile che una lotta alla mafia, concepita come diffusione di una forte cultura antimafiosa, non abbia nell’Università una protagonista principale. La lega, inoltre, cercherà di creare una linea di intesa comune con tutti i circoli culturali e tutte le organizzazioni, sia pubbliche che private, che intenderanno impegnarsi in iniziative comuni in modo tale da piantare il seme che, nel tempo, dia vita ad un albero meraviglioso e fantastico i cui frutti siano quelli della fratellanza, della solidarietà e della pace per un futuro diverso.

Gianfranco Bonofiglio

“La Calabria”

aprile 1988

 
 

 



Editoriale del Direttore