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I consiglieri regionali d'opposizione Giuseppe Aieta, Marcello Anastasi, Graziano Di Natale, Carlo Guccione, Nicola Irto, Libero Notarangelo, Flora Sculco e Luigi Tassone hanno firmato una mozione sulla scelta del Governo di dichiarare la Calabria "zona rossa" e sul drammatico momento vissuto dai calabresi dinanzi ad una pandemia che avanza e con una sanità ridotta ad un colabrodo. Nella mozione si legge:Premesso che:  la scelta di dichiarare “zona rossa” la Calabria è frutto di criteri ben precisi, condivisi anche dalla stessa Regione Calabria, che ha inviato i dati al Ministero della Salute e all’Istituto Superiore di Sanità. Quindi, non è stata una decisione politica bensì una scelta tecnica.

-         si ribadisce, i dati e i criteri sono stati condivisi e inviati dal Dipartimento della Salute della Regione Calabria e dall’Ufficio del Commissario.
Anche l’ammissione del Presidente facente funzioni che, nel corso di una trasmissione sul La7, alla domanda sulle terapie intensive, ha dovuto confessare di essere “ignorante sulla situazione”, la dice lunga sul lavoro che la Regione ha fatto in questi mesi per prepararsi in tempo a questa nuova seconda ondata.

-         se qualcuno pensa oggi di utilizzare questa situazione per iniziare una campagna elettorale in vista delle prossime elezioni regionali, si sbaglia di grosso e rischia di far pagare un caro prezzo ai calabresi.

-         il Presidente f.f. Spirlì deve oggi rispondere dell’operato dei rappresentanti della Lega alla guida di importanti strutture sanitarie calabresi e dei danni che hanno provocato non mettendo in atto tutto quello che era necessario per contrastare la pandemia e la sua diffusione.

-         nell’ultimo verbale di verifica del Tavolo Adduce, formalmente approvato il 20 maggio 2020, della riunione congiunta del Tavolo tecnico per la verifica degli adempimenti regionali e del Comitato permanente per la verifica dei Lea, sono emerse notevoli criticità con riferimento alla rete ospedaliera, alla rete oncologica, all’assistenza territoriale. In questa situazione, la Regione non appare in grado di garantire un regime di normalità per l’organizzazione e l’erogazione dei servizi sanitari regionali ai cittadini calabresi.

-         ci si chiede come mai non si è proceduto a rendere operativo il Piano di riordino della rete ospedaliera in emergenza Covid-19, previsto con decreto n. 91 delgiugno 2020. Nel piano venivano specificati quanti posti letto aggiuntivi erano stati previsti per le terapie intensive, sub intensive, per i reparti di Malattie intensive e Pneumologia, e venivano indicati i requisiti da rispettare per la riorganizzazione dei Pronto soccorso della Rete Covid. E ancora, perché non sono stati assunti i 320 infermieri di comunità, previsti per la Calabria dal Decreto Rilancio? Queste figure professionali dovevano servire a implementare e aiutare l’assistenza sanitaria territoriale. Che fine hanno fatto i 332milioni e 640 mila euro stanziati dal governo per l’assunzione di queste figure professionali? Inoltre, come mai ancora non sono operative le 37 Unità speciali di continuità assistenziali (Usca) regionali? Ogni Usca necessita di 4 medici e 4 infermieri e deve essere operativa sette giorni su sette, dalle 8 alle 20. Ma anche qui poco o nulla è stato fatto. Così come per gli hotel Covid, perché nessuno li ha previsti? Perché non sono strati rafforzati e potenziati i laboratori regionali in grado di processare i tamponi molecolari? È inconcepibile, infatti, che ancora oggi non sia entrato in funzione ad esempio il laboratorio dell’ospedale Spoke di Corigliano Rossano visto che quello di Cosenza non è più in grado di gestire e processare da solo centinaia di tamponi al giorno. Bisognerà autorizzare altri laboratori per evitare che il sistema in tilt e che vengano trasferiti fuori Regione. Questa lunga sequela di inadempienze della Regione e dell’Ufficio del Commissario ha provocato la nostra entrata nella “zona rossa”.

-         autorevoli esperti del Ministero della Salute e dell’Istituto Superiore di Sanità, in questi giorni, hanno spiegato il perché la Calabria si trova oggi in questa situazione. Tra l’altro, il Tar del Lazio ha respinto proprio oggi il ricorso della Regione Calabria contro la Presidenza del Consiglio dei Ministri e il Ministero della Salute per l’annullamento dell’ultimo Dpcm del 3 novembre 2020, che inserisce la Calabria nella zona rossa.

Tutto ciò premesso, i sottoscritti Consiglieri regionali fanno appello affinché si mettano da parte le polemiche e l’inizio della campagna elettorale, se si vuole effettivamente uscire da questa “zona rossa”.

Impegnano la Giunta regionale e la maggioranza a dare risposte immediate nei prossimi giorni assumendo, ad esempio, gli infermieri di comunità, rendendo le Usca operative così come prevede la legge, attivando i posti letto aggiuntivi di terapia intensiva, sub intensiva, di pneumologia e malattie infettive dei nostri ospedali.

Solo così, insieme, saremo in grado di poter uscire dalla zona rossa e di ridurre il numero dei contagi. Ma ognuno deve fare la propria parte, quello che non è stato fatto in questi mesi né dall’ufficio del Commissario, né dalla Regione.

Redazione

“L’annuncio da parte di Giuseppe Conte della rimozione e sostituzione del commissario alla sanità calabrese Saverio Cotticelli è un atto assolutamente insufficiente per porre rimedio alla vergogna e al danno provocati a questa terra. Il ministro Roberto Speranza deve assumersi la responsabilità dell’operato del suo rappresentante nel territorio calabrese e rimettere il proprio incarico da ministro. E il Presidente del Consiglio deve prendere atto della comprovata inutilità di questo decennio di gestione commissariale, annullare il Decreto Calabria e indire al più presto nuove elezioni regionali per ridare, dopo la morte della Presidente Jole Santelli, a questa regione un’amministrazione nel pieno delle funzioni alla quale riconsegnare la gestione del sistema sanitario.” Così l’eurodeputato della Lega Vincenzo Sofo ha commentato l’annuncio da parte del premier Conte della rimozione del commissario alla sanità calabrese Saverio Cotticelli dopo le ammissioni fatte in merito alla gestione della crisi Covid.
Redazione

Le tante proteste dei calabresi contro la decisione del Governo di istituire la zona rossa per la Calabria sono comprensibili e sacrosante considerando anche la drammatica situazione economica che vive la nostra terra ma se il Governo ha adottato tale decisione lo si deve principalmente ai dati che sono pervenuti dalla Regione. Quella Regione i cui esponenti oggi gridano al complotto e con un fastidioso e repellente scaricabarile addebitano solo al Governo e al commissariamento della sanità le colpe esclusive di una sanità stessa oramai al collasso. Come se il commissariamento fosse piovuto dal cielo colpendo in modo indiscriminato i tanti angeli duri e puri che formano la Casta politica regionale degli ultimi decenni. Il Governo valutando i dati regionali ha elaborato la possibilità di una più che probabile escalation del contagio assolutamente non gestibile per tutte le deficienze e manchevolezze del sistema sanitario che non è solo la mancanza cronica di posti - letto in terapia intensiva ma è anche la disorganizzazione di seguire il tracciamento dei focolai e di tanti altre tipologie di interventi che da noi sono sempre precari e difficili. Altro fatto non trascurabili è la cronica mancanza di personale che raggiunge in alcuni casi livelli impressionanti. Altro che responsabilità del Governo. Altro che complotto del Governo di sinistra contro una Regione a guida centrodestra. Motivazioni assurde e senza alcun significato che servono solo a scaricare ad altri le proprie colpe. Del resto mai in Calabria si è assistito ad un politico che abbia mai fatto un "mea culpa" ammettendo di aver fatto parte di quella Casta che ha condotto la Calabria nella tragedia nella quale versa. La colpa è sempre degli altri. I corrotti sono sempre gli altri, i politici ladri sono sempre gli altri ed anche quando qualche politico rimane invischiato in qualche indagine giudiziaria è sempre un complotto, è sempre una strategia politica per fermarlo, è sempre una trappola, mai una indagine su un presunto reato. Quello non esiste. Perché il politico non compie mai reati. E' sempre un complotto della magistratura che vuole bloccare la carriera di politici adamantini, santi e onestissimi. Questa è la cultura dominante. Oggi la sanità che in Calabria è stata sempre il teatro di un forte intreccio fra 'ndrangheta, corruzione e politici corrotti è alla rovina per colpa del Governo. Tutti hanno dimenticato l'omicidio di Francesco Fortugno nel 2005, tutti dimenticano le commissioni d'accesso antimafia di tante Asp, tutti dimenticano le carriere politiche e le immense fortune economiche di alcuni politici e famiglie, fortune di centinaia di milioni di euro, che gestendo la sanità da umili origini oggi sono ricchissimi e vivono alla grande nei quartieri più blasonati della Capitale. Tutti dimenticano personaggi che poveri in gioventù in pochi decenni sono diventati ricchissimi grazie e soprattutto per la gestione degli affari nella sanità. Purtroppo la sanità coinvolge tanti colletti bianchi, tanti imprenditori - prenditori ed anche la giustizia fortemente corrotta e collusa non ha mai indagato per come avrebbe dovuto negli affari della sanità calabrese garantendo la totale impunità. Questa è la sanità calabrese, altro che colpe del Governo, che, comunque pur sussistono, ma sono molto minori rispetto all'orda famelica dei politici carnefici che sulla salute dei calabresi hanno basato il loro immenso potere.
Redazione

Le manifestazioni di piazza contro la decisione del Governo di inserire la Regione Calabria nelle cosiddette regioni rosse alle quali imporre un lockdown più severo non si contano come non si contano neanche le dichiarazioni di guerra di numerosi esponenti politici, quasi tutti del centrodestra contro il Governo adombrando decisioni di natura politica e complotti di vario genere. In realtà la decisione è stata presa su una serie di parametri ben più complessi che i soli numeri dei contagi che comunque non vanno sottovalutati considerando il ritmo con il quale crescono. Basti accennare che oggi i nuovi positivi al Coronavirus sono 358. Ovviamente quelli accertati ma, in realtà, molti esperti del campo suggeriscono che tali cifra vanno almeno raddoppiate considerando la difficoltà dei tracciamenti e i ritardi nel praticare i tamponi ed avene poi i risultati. La decisione deriva da una serie di parametri, ben 21, fra i quali molto importanti sono le capacità organizzative di tracciare l'espansione del contagio e la capacità del sistema sanitario di fronteggiare l'eventuale aumento dei ricoverati per terapie intensive.  sul funzionamento del "sistema" sanitario siamo al disastro più assoluto. L'indice di trasmissione e la capacità sanitaria sono elementi determinanti e non possono essere sottovalutati. Sono elementi che contribuiscono in modo determinante a elaborare la "classificazione complessiva del rischio”. Ed il fattore rischio in Calabria è immensamente più alto che altrove proprio in considerazione dell'abissale differenza fra la sanità calabrese e quella delle altre regioni. Bastano cifre molto minori rispetto ad altre regioni per mandare in tilt l'offerta sanitaria. Ed in tal senso si è scatenato il putiferio più incredibile tipico della politica calabrese. Mai un "mea culpa". Di chi è la colpa di una sanità così disastrata, ovviamente del Governo, ovviamente del Commissariamento voluto a livello romano. Dimenticando colpevolmente che la sanità in Calabria è stata sempre la prateria dove orde fameliche al capo dei clan della politica hanno costruito le loro fortune economiche, politiche e clientelari. Si dimentica colpevolmente le Asp sciolte per infiltrazioni mafiose, gli omicidi legati al mondo della sanità come quello del compianto vicepresidente del consiglio regionale, l'On. Francesco Fortugno, ucciso nel 2005. Si dimenticano i tanti scandali che sin dagli anni '70 hanno caratterizzato una gestione della sanità basta solo sul rapporto fra politica e 'ndrangheta per gestire gli appalti, le assunzioni e tutto quel fiume di denaro pubblico che confluisce nella sanità. Incalcolabile il debito accumulato dalle Asp. Con la sanità sono nati i "nuovi ricchi" dell'imprenditoria privata sanitaria. Personaggi controversi spuntati dal nulla, molti con storie torbide alle spalle, che sono divenuti i nuovi "signorotti" della Calabria spesso soci occulti di tanti personaggi politici professionisti che in politica da decenni hanno saccheggiato e sbranato la Calabria con la complicità di tanti calabresi che continuano a votarli. Oggi tutto questo esce allo scoperto. Oggi tutto questo è il frutto di 50 anni di corruzione dilagante, di 'ndrangheta e di corruzione. Le due grandi forze che da sempre gestiscono la vita dei calabresi e della Calabria. Tutto quello che accade oggi era semplicemente inevitabile. Ed è triste osservare i tanti colpevoli del degrado del sistema sanitario si ergono a giudici e censori da falsi moralisti e da ipocriti in una terra dove la responsabilità non è mai personale ma sempre degli altri. Dove anche i politici che hanno assunto i loro figli nella sanità, che hanno costruito imperi con la sanità, oggi si ergono a moralisti contro il Governo e contro tutti e tutto. Questa è la Calabria dell'assurdo. Questa è la cultura dell'illegalità. Questa è la cultura mafiosa che regna sovrana.
Redazione

Non vi è alcun dubbio che il dramma del Covd-19 abbia posto in evidenza la situazione tragica nella quale versa la sanità in Calabria e fra i tanti aspetti negativi risalta anche la carenza cronica di personale sanitario. Ed in merito a questo particolare aspetto interviene il consigliere regionale del Pd, Carlo Guccione, da sempre impegnato in denunce quasi quotidiane sulla sanità. "Abbiamo più volte chiesto del perché siano stati persi mesi importanti per l’assunzione in Calabria di 320 infermieri di comunità o di quartiere, otto ogni 50mila abitanti, prevista e finanziata dal Decreto Rilancio diventato legge a luglio. La Regione Calabria - afferma Carlo Guccione - avrebbe dovuto rendere operativa l’introduzione di questa nuova figura professionale per sostenere e aiutare l’assistenza sanitaria territoriale e curare a domicilio i malati che non hanno bisogno di cure ospedaliere. Ma tutto ciò risulta essere una vera e propria chimera. Tracciare le persone, mantenere un contatto costante con i pazienti, monitorare le loro condizioni di salute e capire nel caso quando è necessario il ricovero ospedaliero: tutto ciò avrebbe potuto evitare i catastrofici intasamenti degli ospedali, come stiamo vedendo in questi giorni. Infermieri, tra l’altro, che potevano essere utilizzati anche per dare un supporto alle Unità speciali di continuità assistenziale (Usca) o alla vaccinazione antinfluenzale. Questa nuova figura professionale andava assunta da subito e già a partire dal mese di settembre forse avremmo potuto evitare molte spiacevoli situazioni". "Visti gli inspiegabili ritardi della Regione Calabria - continua il consigliere regionale d'opposizione - e dell’Ufficio del commissario ad acta per l’attuazione del Piano di rientro, è necessario che il Governo nazionale attivi i poteri sostitutivi, considerando anche che siamo in piena emergenza sanitaria dovuta alla recrudescenza del virus, e nomini un commissario per avviare le procedure di assunzione dei 320 infermieri di comunità che spettano alla Calabria. È necessario che ognuno si assuma le proprie responsabilità di fronte all’inerzia di chi è preposto a rendere operative tali decisioni. Il governo nazionale ha stanziato 332milioni e 640 mila euro per l’assunzione di queste figure professionali". "È evidente ed è chiaro - conclude Carlo Guccione -  che se continua a perdurare questa situazione mi rivolgerò alla Procura per denunciare questo stato di inerzia, così come è avvenuto per la mancata assunzione di 44 medici e 44 infermieri necessari ad attivare le undici Usca dell’Asp di Cosenza, sette giorni su sette dalle 8 alle 20. Qualche giorno fa, infatti, l’annuncio di un esposto ha avuto come effetto l’avvio della procedura di assunzione del personale medico infermieristico da destinare alle Unità speciali di continuità assistenziali".

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