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La recente nomina che è poi, nei fatti, una riconferma, di Bruno Maiolo, a Direttore Generale dell'ARPAC, ha suscitato delle polemiche finanche nell'ambito della maggioranza di governo della Regione. Ad esprime la propria contrarietà il consigliere regionale della Lega, Pietro Molinaro, che non solo è Presidente della commissione Agricoltura ma da anni è impegnato nel settore con incarichi importanti e significativi. "La direzione dell’ARSAC l’azienda regionale per lo Sviluppo dell'agricoltura calabrese, aveva bisogno di un cambiamento di rotta. Ma la conferma del direttore Generale degli ultimi anni, tradisce le attese di cambiamento delle imprese agricole calabresi . Conosco bene  - afferma il consigliere Molinaro - gli effetti nefasti dell’inefficienza dell’ARSAC e anche per contribuire alla sua profonda ristrutturazione ho scelto di candidarmi alle ultime elezioni regionali. Gli elettori hanno premiato la promessa di cambiamento, ma questa nuova nomina mortifica la richiesta di una Nuova Calabria. E’ apprezzabile che la Regione ricorra a procedure di nomina fondate sulle manifestazioni di interesse, ma non ci si può limitare a chiedere i curricula, occorre rendere conto e motivare i criteri in base ai quali la scelta è stata effettuata; in questo caso valutare anche cosa era stato fatto, avendo chiara la strategia di rilancio e le innovazione tecniche/organizzative/gestionali da apportare". "Altrimenti è un rito utile - conclude il consigliere regionale leghista -  per scelte già fatte a priori. Spesso i candidati non mandano i propri Curriculum, sapendo di essere comunque destinati a una umiliante bocciatura: questo non possiamo più permettercelo! Forse a chi vuole farla da padrone giocando un ruolo dominante nel sistema non interessa l'agroalimentare calabrese, i costi (rilevanti) tutti a carico del bilancio Regionale, i servizi (non resi) agli agricoltori, la valutazione degli atti pieni di insuccessi che sono stati compiuti, le capacità manageriali dimostrate. Esce ridimensionata all'appello e al contrappello la stessa ARSAC. Insomma una decisione, ritengo, che non contribuisce alla competitività dell’agroalimentare calabrese.

 
Redazione

Editoriale del Direttore