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Giovani calabresi che partono per le città del Nord per lavoro

Anche negli ultimi tempi, continuando una tradizione che dura da decenni e decenni, tanti i calabresi che hanno raggiunto risultati di eccellenza nelle Università, nel mondo dell'arte, nel mondo dell'informatica, nel settore della medicina. 

In ogni campo delle attività umane vi sono calabresi che spiccano per la loro genialità, la loro capacità di emergere nei contesti nei quali esprimono la parte migliore di sé.

Tanti gli esempi, da Rettori universitari, da parlamentari e ruoli di vertice, da primari, da ricercatori, da scienziati, da artisti, da scrittori, da magistrati e così via.  

Un fattore accomuna tutte queste storie vincenti nel Mondo. La necessità di abbandonare la Calabria per emergere. Da un lato un grande orgoglio per il popolo calabrese. dall'altro l'amarezza della continua fuga di cervelli. Una costante da decenni e decenni. Quante parole, quanti annunci, quanti progetti per ricondurre tanti "cervelli" nella propria terra. Tutte chiacchiere, tutte frottole degne della Casta famelica, viscida e terribile che da sempre governa la Calabria. 

Pubblicità che esorta i giovani migliori ad andare al Nord

I migliori vanno via, chi rimane si adegua al "Sistema". Ne diviene complice con il voto di scambio o divenendo servo del potere politico. Quante mezze figure, quanti mediocri personaggi senza alcuna dignità che affollano le segreterie politiche degli oligarchi calabresi. Cosa costringe i "migliori" ad andar via?. E' il "Sistema" fondato sul "familismo amorale",  termine coniato dal sociologo e antropologo americano Edward Banfield.

Con il termine "familismo amorale" Banfield indicava quel comportamento e quella cultura tendente a perseguire solo ed unicamente "l'interesse della propria famiglia e mai quello della comunità". Per il sociologo americano "le categorie del bene e del male si seguivano solo all'interno del nucleo ma mai nei confronti degli altri gruppi".

Un modello quello analizzato da Banfield che "premia solo l'appartenenza, distruggendo ogni regola civica, ogni legge statale, ogni ordinamento pubblico". E questa è la fotografia della nostra terra di Calabria dove il merito, le regole, l'etica, il senso di comunità, il bene collettivo sono solo parole vuote e senza alcun significato.

Questa è, ad esempio, la città di Cosenza, fondata, cresciuta, formata solo sulle "famiglie", sia sul piano politico che criminale.Tante le "famiglie" politiche che distruggendo il bene collettivo, hanno accresciuto di centinaia di milioni di euro i loro patrimoni personali lasciando le poltrone pubbliche ai loro figli. Un "sistema" che costringe i calabresi talentuosi e desiderosi di vincere la sfida della vita ad andare in luoghi dove il merito, la competenza hanno ancora un valore.

Quanti calabresi famosi all'estero e in altre regioni d'Italia se fossero rimasti in Calabria non avrebbero realizzato nulla di nulla.

Probabilmente tutti o quasi tutti. La Calabria, una fucina di intelligenze, di capacità, di competenze ma solo per altri lidi. Una ver iattura per una terra bella come la Calabria, bella ma sfortunata e governata da una Casta deleteria e famelica che, è bene sottolinearlo, i calabresi almeno quelli che si recano alle urne, continuano a votare, rendendosi complici e colpevoli del "Sistema".

Redazione

Editoriale del Direttore