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Nessuno può impedire che i figli o i vari affini dei politici professionisti non possano anche loro entrare nell'agone politico ma un minimo di decenza vuole che le candidature siano precedute almeno da un periodo di militanza, di interesse per la politica e di presenza sul piano sociale.

Nessuno inoltre potrebbe obiettare nulla se il voto fosse autenticamente libero, fosse espressione di un pensiero e di una scelta consapevole senza alcuna costrizione. Infatti il codice penale prevede il reato di voto di scambio quando si  prefigura un qualsiasi interesse che possa pilotare il consenso. In realtà si tratta di sola teoria. Nella pratica il familismo amorale e la trasmissione per discendenza e per appartenenza familiare dei pacchetti di voti dei politici professionisti è un modo di agire amorale ed offensivo nei confronti di coloro i quali non hanno avuto la fortuna di nascere nelle famiglie politiche. Un vero ritorno al Basso Medio Evo con le poltrone che vengono ereditate e trasmesse sul piano familiare. Una dimostrazione di come la Calabria sia anni - luce distante dalle altre Regioni. Mai e poi mai un politico illuminato come Giulio Andreotti, solo per fare un esempio, ha mai pensato minimamente di inserire in politica uno dei suoi tre figli, e poteva farlo tranquillamente. Ma la citazione riguarda un vero politico e non i nani, le ballerine e i mediocri che formano la Casta Calabra sempre più simili al personaggio cinematografico di Cetto La Qualunque ( nella foto Cetto La Qualunque interpretato magistralmente da Antonio Albenese con il figlio Melo nel film "Qualunquemente" nel quale Cetto voleva che suo figlio Melo entrasse in politica), alla fine non molto lontano dalla realtà. Non per nulla la storia di Cetto La Qualunque è ambientata in Calabria, e, per come ha affermato lo stesso Antonio Albanese, è nata da un soggiorno dell'attore in Calabria e dall'osservazione del modello politico dominante. Ma questo è il "Sistema", questo è il modello vincente. Anche i genitori di tutti quei giovani che sono andati via per lavorare voteranno chi ha costretto i loro figli ad emigrare, anche i parenti di chi è deceduto per una sanità disastrosa voteranno per chi ha contribuito ad una sanità assassina, anche chi ha subito e subisce di tutto continuerà a votare per i propri carnefici. In una folle sindrome di Stoccolma dove le vittime si innamorano dei loro aguzzini. In una terra normale ci si sarebbe ribellati da decenni. Ma la Calabria non è una terra "normale". E' una terra schiava del padrone, legata all'appartenenza al gruppo, dove i diritti non esistono e si vive di favori, di concessioni, di elemosine e di lecchinaggio al potente, sempre e comunque, esattamente come nel Basso Medio Evo.

Redazione

Editoriale del Direttore