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Correva l'anno 1972. La Calabria viveva con passione gli anni successivi alla rivolta dei “Boia chi molla” di Reggio Calabria.

L'Ente Regione Calabria, nato nel 1970, muoveva i primi passi con l'avvio della sua prima legislatura.

Il Governo della Regione, quindi la Giunta, era a Catanzaro, il Consiglio regionale era dislocato, invece a Reggio Calabria, nel solco di quel compromesso che aveva lasciato tutti perplessi e che generò anche il famoso pacchetto Colombo.

Ed in quel 1972 si dava vita al primo quotidiano che nasceva in Calabria.

Inizialmente “Il Giornale di Calabria” venne stampato a Roma ed uscì per la prima volta nelle edicole calabresi il primo giorno d'aprile del 1972.

Fautore dell'importante iniziativa editoriale Giacomo Mancini, che in quegli anni ricoprì il ruolo di Ministro della Sanità, Ministro dei Lavori pubblici e Segretario nazionale del Psi.

A finanziare l'iniziativa Nino Rovelli della Sir, industriale legato a Giacomo Mancini.

A dirigere il Giornale di Calabria viene chiamato il giornalista Piero Ardenti, nato a Milano nel 1921, ma per come venne definito da molti “un ardente e convinto meridionalista del Nord”.

 

Correvano gli anni '70, la grande avventura de “Il Giornale di Calabria”, (1° aprile 1972 - 6 ottobre 1979)

 Alcune copie de "Il Giornale di Calabria"

 

Piero Ardenti rimase direttore dal primo all'ultimo giorno di vita del giornale.

E dopo la chiusura del giornale Ardenti non ritornò nella sua Milano ma rimase in Calabria dedicandosi alla nascente emittente privata TeleCosenza.

Il manipolo di giovani e bravi giornalisti che iniziò a lavorare in redazione venne reclutato da Enzo Arcuri, noto giornalista Rai. Ed Enzo Arcuri li reclutò a prescindere dall'appartenenza politica. Giunsero da Roma giornalisti professionisti del calibro di Lorenzo Salvini e Paolo Guzzanti.

Fra i praticanti Pietro Mancini, figlio di Giacomo, oggi dirigente Rai in pensione, Agostino Saccà, che ebbe in seguito ruoli importantissimi nell'ambito della Rai e Mimmo Liguoro, solo per citarne alcuni.

Inizialmente le redazioni erano dislocate a Cosenza, Catanzaro e Reggio Calabria.

Solo dopo l'apertura dello stabilimento tipografico a Piano Lago, vicino l'uscita autostradale di Rogliano, i praticanti del giornale riuscirono a partecipare e superare gli esami di Stato previsti per l'iscrizione all'albo dei giornalisti professionisti.

Da sottolineare che nei primi anni settanta la Calabria dipendeva dall'Ordine della Regione Campania.

Molti sono passati per la redazione de “Il Giornale di Calabria” e molti hanno fatto carriera.

Marisa Arnoffoli, Riccardo Benevento, Franco Bruno, Ermanno Capani, Gino Coppola,  Antonio Di Rosa, Sergio Dragone, Maria Rosaria Gianni,  Mimmo Logozzo, Raffaele Malito,  Raffaele Mazzarelli, Pietro Melia, Giorgio Mendicino, Michelangelo Napoletano,  Luigi Piccitto, Tonino Raffa, Roberto Raschellà, Daniela Romiti,  Lorenzo Salvini, Gaetano Sconzo, Antonio Scura, Pantaleone Sergi, Santi Trimboli, Filippo Veltri.

Molti non ci sono più. Enzo Costabile, Michelengelo Napoletano, Giovanni Indrieri, Nuccio Ordine.

Scomparso anche il mitico direttore, Piero Ardenti.

L'esperienza de “Il Giornale di Calabria” fu esaltante sia per il coraggio delle inchieste e sia per le tante battaglie garantiste e libertarie delle quali fu assoluto protagonista.

Chiuse l'8 luglio 1980, dopo quattro mesi di autogestione. L'8 luglio 1980 usciva l'ultimo numero del Giornale di Calabria che dava la notizia della messa in cassa integrazione dei giornalisti e dei poligrafici.

 

L'ultimo numero de "Il Giornale di Calabria" dell'8 luglio 1980

 

Oberato da debiti e da difficoltà finanziarie. Nei locali dello stabilimento tipografico è stato, in seguito, allocato il CNR, prezioso ente di ricerca scientifica. Oggi è uno dei tanti capannoni industriali chiusi.

Ebbe il ruolo di una grande palestra formativa per tanti giornalisti ed un esempio di libertà e democrazia in anni difficili e nell'ambito di una cornice, quella di una regione del profondo sud, che lottava con coraggio per cercare di uscire da uno storico isolamento non solo economico ma, soprattutto, culturale.

Ed “Il Giornale di Calabria” ebbe il merito di aver vissuto una sfida culturale di immensa portata.

Una esperienza che non deve essere dimenticata e che deve rimanere da lezione e da esempio per ogni giovane giornalista calabrese.


Gianfranco Bonofiglio

 


Editoriale del Direttore