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Indro Montanelli, grande Maestro di vero giornalismo, amava sostenere che "il giornalismo è tale solo se è il cane da guardia della democrazia".
 
Una funzione fondamentale in un Paese civile, ma oggi dove esistono realtà nelle quali nulla inquieta, nulla crea curiosità e conseguente interesse, può il giornalismo assolvere ad una funzione di denuncia e di salvaguardia per il vivere sociale e civile?
 
Può il giornalismo d'inchiesta, di denuncia non asservito al potente di turno avere ancora una funzione?
 
La risposta è semplice. Può assolvere ad un compito ancora importante se esiste una vera opinione pubblica, se alla denuncia di un reato segue una corretta azione giudiziaria, se esiste una forma di indignazione anche di una minoranza.
 
Ma quando l'opinione pubblica tace, quando a qualsiasi denuncia di reato non consegue alcuna azione giudiziaria, quando non si indigna più nessuno allora il giornalismo, quello vero, non ha più senso di esistere.
 
Sigfrido Ranucci, giornalista d'inchiesta e conduttore di "Report"
 
 
E questa è la realtà della città di Cosenza oramai con non più di 60.000 abitanti effettivi dove l'opinione pubblica è una entità sconosciuta, dove alle denunce non segue nulla, dove nessuno più si indigna e dove tutto è regolato da quel modello di "cultura dell'illegalità ambientale  e diffusa" dove l'individualismo ha massacrato il "noi" e dove ognuno pensa solo a se stesso.
 
L'assenza del dibattito dei partiti, le difficoltà crescenti dell'associazionismo, la crescita esponenziale del bisogno, il ritorno al potere concentrato in pochissime mani ha disintegrato il tessuto sociale di quella che un tempo era considerata "L'Atene della Calabria" ed ha condotto la città ai tempi dei baroni che decidevano tutto e tutti e dei valvassori e valvassini che vivevano solo in funzione di compiacere al barone di turno.
 
In tali condizioni il giornalismo vero, libero, non servo del potere o del politico di turno è defunto.
 
In tale contesto anche la classe politica, immune ed impunita, si gongola del fatto che i giornalisti oramai per la debolezza intrinseca ad un sistema editoriale fatiscente e debole per sopravvivere devono piegarsi a chiedere qualche ufficio stampa o qualche obolo.
 
E per quei pochi giornalisti liberi solo disprezzo e oblio.
 
Alla bella frase di Montanelli si dovrebbe oggi aggiungere una precisazione, "Il giornalismo è tale solo se è il cane di guardia della democrazia"... peccato che la democrazia in alcune aree del Paese è oggi solo una grande utopia.
 
Gianfranco Bonofiglio

Editoriale del Direttore