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Gli ultimi anni si sono trasformati in un vero martirio per le nuove generazioni. Fra crisi economica, incertezza e precarietà basti solo accennare che gli occupati fra i 15 e o 34 anni nell'ultimo ventennio, cioè precisamente fra il 2000 e il 2019, sono diminuiti in Italia di ben due milioni e mezzo.

E a fronte di tale dato che lascia sgomenti sono oramai il 50% dei giovani ricadenti nella fascia d'età già citata che non lavorano e non cercano un’occupazione. Questi alcuni dei dati emersi dall'analisi condotta dall'Ufficio Studi Confcommercio sulle nuove generazioni. Nell'ultimo ventennio il 51,4% in meno di giovani lavoratori autonomi ed il 26,6% in meno di lavoratori dipendenti. Per Confcommercio tali dati uniti "alla contrazione di 156mila imprese giovanili e alla “scomparsa” di 345mila giovani espatriati negli ultimi 10 anni, rendono l'idea di quanto pesino nel nostro Paese gli ostacoli per i giovani all’iniziativa imprenditoriale; un quadro sconfortante confermato, purtroppo, anche dall’analisi comparativa con altri paesi: negli ultimi vent’anni in Germania i giovani occupati sono diminuiti dieci volte di meno (-235mila contro 2,5 mln); i Neet nel nostro Paese (giovani che non studiano, non lavorano e non si formano) fanno segnare un “record” europeo arrivando, prima della pandemia, a 2 milioni, pari al 22% dell’intera popolazione di quella fascia d’età (in Spagna sono il 15%, in Germania il 7,6%)". Per Confcommercio "la questione demografica e quella giovanile rischiano di indebolire ulteriormente il Paese, anche considerando che nel solo 2019, in Italia, circa 245mila ricerche di lavoro da parte delle imprese sono rimaste senza esito per mancanza di profili professionali adeguati". Tali dati si aggravano quando si inquadra il tutto in chiave regionale. Inutile soffermarsi sul fatto che la maggiore penalizzazione interessa i giovani del Sud e, nell'ambito delle Regioni del Sud, i dati più critici appartengono, ancora una volta, alla Calabria dove i giovani continuano ad andarsene per cercare lavoro in altri lidi. Un fenomeno consolidato negli ultimi venti anni e che ha coinvolto almeno 300.000 giovani che hanno lasciato la Calabria. Cifre che dovrebbero far riflettere la classe politica sia nazionale che regionale per evitare una grave crisi demografica ed il continuo spopolamento e la continua diminuzione degli abitanti con la conseguente salita dell'età madia e con una terra che un giorno sarà abitata solo da anziani senza più giovani e, di conseguenza, senza futuro.

Redazione

Editoriale del Direttore