La prima decade di agosto 2025 è trascorsa e l’Università della Calabria si trova nel silenzio più totale e nell’abbandono della solitudine, come dimostrano le immagini parte integrante del servizio.
( nella foto in apertura la solitudine agostana del Ponte Bucci - UniCal )
Eppure da un mese e undici giorni ci si trova nel periodo di partenza del quadrimestre bianco o “vacatio”, una prassi finanche valida per il presidente della Repubblica (ma come semestre bianco), destinato alla scelta del nono rettore, per effetto di alcune modifiche apportate nell’estate del 2023 allo statuto dell’Ateneo. Perché è accaduto tutto questo? Prima di entrare a presentare i programmi dei due contendenti che si sono presentati per la competizione i professori: Gianluigi Greco e Franco Rubino, bisogna entrare nella conoscenza della storia che troverete a seguire, per avere una idea veritiera sullo stato attuale dell’Università, che richiede per come sono le cose la riscrittura di un nuovo Statuto, per chi verrà eletto, se vuole avere certezze su un futuro di buona governabilità dell’Università, che porta come padre fondatore il primo Rettore Beniamino Andreatta ed altre figure di pari prestigio del firmamento accademico e anche politico calabrese. Questo il racconto della storia per come anticipato sopra:
“Ci teneva molto e tutti riservatamente nell’università n’erano a conoscenza e ne parlavano pur mantenendo un silenzio pubblico in attesa della lieta notizia. Stiamo parlando del tentativo avviato in ambito della Crui (Conferenza permanente dei rettori delle università italiane) di modificare la legge di riforma universitaria Gelmini del 30 dicembre 2010 n° 240 nella parte relativa al mandato del rettore, fissato in sei anni non prorogabile, per essere trasformato in due di quattro anni per un periodo massimo di otto anni. La stessa legge che per la prima volta ha fissato la durata di mandato per il Senato Accademico integrato in quattro anni rinnovabile per una seconda volta.
Come noto l’operazione di modificare tale legge non fu accolta, mentre il Rettore dell’Università della Calabria, per predisporre una facilitazione applicativa di tale obiettivo portò, nel frattempo, il Senato Accademico a modificare nell’estate del 2023 lo Statuto, di cui al Decreto Rettorale Latorre del 23 marzo 2012, n. 562, portando la durata del mandato del Senato Accademico integrato, attraverso un nuovo decreto rettorale, 3 agosto 2023, n. 1119, da tre anni a quattro anni rinnovabili come prevede la legge Gelmini.
Dal momento che del Senato Accademico integrato fanno parte pure un certo numero di direttori di dipartimento, oltre le varie categorie di docenti ricercatori, personale non docente e studenti si pensò bene, nell’approvare le nuove modifiche allo Statuto Latorre, di concedere un anno di proroga del mandato ai direttori di dipartimento in scadenza con il 31 ottobre 2024, passando dal mandato triennale a quello quadriennale, che ha portato quest’anno, tra i mesi di maggio e giugno, durante il periodo del semestre bianco, a svolgere delle elezioni per la scelta dei 14 direttori di dipartimento, ai quali è stato riconosciuto, attraverso i comunicati stampa diramati, il mandato quadriennale 2025/2029 “per essere allineato, così è stato riportato nella nota stampa, con il mandato dei senatori”.
Si trova conferma di questa storia in un documento, datato 21 febbraio 2025, pubblicato dall’Associazione studentesca ATHENA Rèf, il cui presidente è componente del Senato Accademico dell’Università della Calabria. Quindi persona informata dei fatti.

Unical ( foto dell'11 agosto 2025 )
“Ma cosa succede – è scritto nel documento - quando chi governa un’istituzione universitaria invece di rispettare il codice della democrazia tenta di riscriverlo per autoalimentarsi come un algoritmo fuori controllo? È quanto accaduto all’Università della Calabria. Il Rettore uscente, il prof. Nicola Leone, esimio studioso di intelligenza artificiale, ha deciso di testare un nuovo modello predittivo: il proprio futuro personale. La previsione? Altri due anni di mandato, senza elezioni, senza competizione e senza l’incomodo del consenso, confidando magari nel fatto che la Legge Gelmini, nel frattempo, venisse opportunamente modificata per ripristinare il sistema “4+4” che gli avrebbe garantito ulteriori sei anni al comando (due di proroga più altri quattro in caso di rielezione). Un piano ambizioso, bisogna riconoscerlo”.
“Il problema – continua la nota dell’Associazione ATHENA Rèf - non sta nella goffa esecuzione del piano, quanto al fatto che lo stesso sia stato concepito. Pensare che l’università possa essere gestita senza confronto e partecipazione al pari di un processore che esegua algoritmi in maniera asettica è un’idea pericolosa. Un ateneo non è un feudo, né una monarchia digitale, né un software in beta test - si afferma nel documento - dove si riscrivono le regole a piacimento. È uno spazio di pensiero critico, di confronto, di crescita. E chiunque pensi di governarlo con forzature e scorciatoie ha probabilmente frainteso la natura stessa dell’istituzione”.
Dopo questa illustrazione dell’evento accaduto all’UniCal con le modifiche apportate allo Statuto, c’è da chiedersi se contestualmente alla non approvazione, in ambito Crui, della modifica del mandato del rettore, non sia altrettanto decaduta “l’operazione UniCal del 4+4”, se tutto è stato fatto in funzione della riuscita del cambio del mandato rettorale di cui alla legge Gelmini? Non sarebbe opportuno che i direttori di dipartimento appena eletti e che dovranno aspettare il 1° novembre per insediarsi rinunciassero liberamente alla proroga di un anno in più, di cui al decreto rettorale Leone in precedenza ricordato? Sarebbe una testimonianza di alta moralità; mentre siamo curiosi di sapere quale programma avranno i due candidati rettori per dare la giusta soluzione al problema. Una cosa è certa che va riscritto un nuovo Statuto per liberare l’UniCal dal fardello di anomalia per non dire altro in cui la si è caricata.
Giusto per fare un esempio l’Università di Bologna, il più antico Ateneo italiano, ha dei mandati triennali in linea con il mandato del Rettore, sia per i direttori di dipartimento che del Senato Accademico integrato; mentre l’Università di Brescia prevede un mandato unico quadriennale non rinnovabile per il Senato Accademico integrato che si insedia due anni dopo l’insediamento del rettore. Esiste una variabilità ma non si può uscire fuori “seminato”.


