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31 maggio 1975 – 31 maggio 2025, esattamente 50 anni dall’ultimo incontro e discorso che il primo Rettore dell’Università della Calabria, prof. Beniamino Andreatta, fece nell’aula gialla dell’edificio polifunzionale.

Discorso con il quale si intrattenne con una folta rappresentanza dell’intera comunità universitaria, studenti, docenti e non docenti, prima di abbandonare la nostra Università, per la quale aveva speso quattro anni della sua vita (1971/1975) lasciandoci una creatura inerme con tante speranze di crescita e sviluppo.

Di quel discorso riporto a seguire la sola introduzione che pur oggi ha un significato pregnante e testamentale: “Dove si producono idee, teorie, ricerche – disse Andreatta - guardando al di fuori di se stessa, al di fuori anche della realtà regionale, l’Università potrà essere utile a questa regione.

Questa regione, prima di avere bisogno di tecnici, di politici, di critici del suo sistema politico, ha bisogno di sentirsi nel flusso della vita del mondo.

Ha bisogno che qualcuno in questa università, magari in qualche settore del tutto non immediatamente utile sul piano operativo o sul piano della lotta politica e sociale, sia in contatto con il resto della comunità scientifica internazionale.

La provincia italiana va riscattata dal suo senso di ozio, dal suo senso di frustrazione, di malinconia.

Va rimessa nel giro dell’ottimismo con la dimostrazione che è possibile, qui, produrre dei lavori che facciano parte di quell’ideale mondo della produzione scientifica, di quella comunità internazionale che supera le barriere ideologiche, le barriere politiche e che rappresenta ciò che più è simile, ciò che più è vicino al concetto di umanità dei filosofi.

Ecco perché, dunque, è estremamente importante che in questa Università si rafforzino alcuni nuclei”.

Veduta Panoramica UniCal

Di quel discorso esiste una registrazione video e audio in forma integrale, registrata all’epoca dal funzionante Centro Radio Televisivo, previsto dal primo Statuto dell’Università della Calabria (DPR 1° dicembre 1971 n° 1329), regolarmente conservato, che fu mostrato al Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, il quale intervenne il 15 gennaio 2009 alla cerimonia di intitolazione dell’aula magna dell’Università, proprio al primo Rettore dell’UniCal, Beniamino Andreatta, alla presenza della vedova, signora Giana Petronio Andreatta e della figlia Eleonora, nonché dell’on. Enrico Letta, direttore dell’Arel, già presidente del Consiglio, ed altre figure importanti della vita politica ed istituzionali della Calabria.

Fu il Rettore Giovanni Latorre, in apertura della cerimonia, a spiegare nella parte introduttiva del suo intervento il perché della presentazione di quel filmato, che dopo 33 anni mostrava l’immagine espressiva e il modo di presentare il racconto della nostra Università alle generazioni del nostro tempo direttamente dal suo primo rettore.

“Le immagini che abbiamo appena visto – sono state le parole del Rettore Latorre - hanno sempre mantenuto vivo al nostro sguardo il senso alto delle idealità e il profondo spirito di servizio da cui traeva ispirazione l’impegno pubblico, la ricerca del confronto franco e aperto, l’azione intelligente e dinamica che animavano Beniamino Andreatta nel suo inesauribile desiderio di porsi al servizio del Paese.

Sono immagini e parole – disse il Rettore Giovanni Latorre – che raccolgono ancora dentro di sé il sapore e il significato di un impegno civile, di una passione ideale, di una genuina propensione alla difesa dell’interesse collettivo; immagini e parole che, sulla scia del luminoso esempio da cui discendono, costituiscono il cemento della nostra identità, il collante della nostra soggettività istituzionale, il punto emblematico, forte, che, fin dai primi passi del suo cammino, ha fatto dell’Università della Calabria una realtà diversa, particolare; una Università nata con un progetto, con una missione ben precisata da portare avanti e un obiettivo chiaro da raggiungere.

Unical, il Polifunzionale, la prima struttura nata negli anni '70 con tre facoltà e con Rettore Beniamino Andreatta 

Oggi sentiamo di poter affermare che l’invito a continuare, a far bene, ad essere responsabili e consapevoli protagonisti del nostro destino, lanciato con composta e controllata emozione nella parte finale del suo discorso, non è caduto nel vuoto”.

Non diversamente profonde e sentite furono le parole del Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, nel suo intervento di apprezzamento e di saluto: “Sentiamo la sua mancanza, più semplicemente, come persona di prorompente talento, di forte caratura, di straordinaria generosità e finezza umana.

Ma c’è piuttosto da dire quanto prezioso per l’Italia sarebbe oggi il suo contributo: il contributo della sua competenza e della sua fantasia, della sua passione e del suo coraggio, del suo senso dell’interesse pubblico, al servizio di visioni anticonvenzionali dei problemi dell’economia e di scelte limpide e rigorose”.

Proseguendo nel suo intervento il Presidente Napolitano ricordò la tempra e i profili che vennero fuori al Rettore, Beniamino Andreatta, nel far nascere l’Università della Calabria: “Il primo fu quello dell’esempio che più di ogni altro egli ha concorso a dare di come si possa far nascere, in condizioni ambientali difficili, una Università campione, una università di eccellenza per qualità culturale, per proiezione internazionale, per radicamento nella realtà regionale, per serietà degli studi e, anche, per capacità di autogoverno e di uso oculato delle risorse.

Come non si può trascurare di sottolineare la sua passione di un uomo del Nord verso il Mezzogiorno.

Passione che fecero tutt’uno con il sentimento di un dovere nazionale”. “In questo solco – proseguì il Presidente Napolitano – va collocata la figura di Nino Andreatta be va collocato il suo impegno in Calabria, per la fondazione dell’Università della Calabria nello spirito che ho ricordato.

Non occorre dire quanto ci sarebbe bisogno che quella tradizione riprendesse vigore.

Sarebbe una risposta eloquente a deleterie contrapposizioni tra Nord e Sud, a vecchie e nuove sordità verso le esigenze del Mezzogiorno, e anche a ogni forma di scoramento, di inerzia e di stanca gestione dell’esistente in questa stessa regione. L’esperienza di questa università – concluse il Presidente Napolitano - per come venne pensata e varata da Nino Andreatta e per come è cresciuta in più di trenta anni, è motivo di fiducia per tutto noi”.

Beniamino Andreatta e il mondo dell’informazione -

C’è un lascito in questo momento di Andreatta che ci deve stare a cuore ed è l’impegno che profuse nell’assicurare e dare all’Università un rapporto pieno con la società del territorio attraverso un racconto di trasparenza sull’operato della Pubblica Amministrazione, riconoscendo un ruolo di preminenza agli organi d’informazione, quale tutori della democrazia e della libertà, oltre che del buon governo.

Fu per suo merito, avendo la passione della scrittura giornalistica, che tutte le testate nazionali del giornalismo e di conseguenza quelle locali, inviarono a Cosenza le migliori firme per raccontare in campo nazionale la novità assoluta universitaria italiana, che stava nascendo nel cosentino.

Questo avvenne durante i suoi quattro anni di permanenza in città (1971/1975) per far nascere l’Università della Calabria.

Credeva nell’informazione e nel rapporto attivo e costante tra l’Istituzione universitaria e la società calabrese, come nella stessa comunità universitaria in un rapporto interattivo di conoscenza e trasparenza, tanto da inserire nel primo Statuto dell’Università (DPR 1° dicembre 1971 n° 1329) un apposito articolo, noto con il numero 10, nel quale si sosteneva che le riunioni di tutti gli organi dell’Università dovevano essere resi pubblici.

Un concetto questo che in Italia è stato riconosciuto soltanto con la legge 241/1990 (diritto d’informazione e trasparenza delle P.A.), che fu emanata a seguito del fenomeno tangentopoli, del quale le nuove generazioni non ne hanno conoscenza e memoria,

Ricordare la memoria di Andreatta oggi è anche questo per rinnovarla e ritornare a viverla se a si ritiene giusta e praticabile per le sorti migliori del nostro mondo.

Ho iniziato ricordando le parole introduttive del suo saluto e concludo riportandone la chiusura: “Possiamo costruire una tradizione sciatta, contraddittoria, o possiamo stabilire una tradizione con questa tensione alla ricerca della qualità e dell’eccellenza. Possiamo stabilire un rapporto corretto con la politica o possiamo ricostruire un rapporto di sudditanza, di clientela, con la politica.

Possiamo fare della ricerca innovativa o possiamo fare della ricerca puramente ripetitiva e compilativa.

Tutto questo è affidato a noi, cioè è affidato a voi. Il mio augurio più sincero, più amicale, che sia possibile per voi trovare la tensione collettiva, i leader nella ricerca, nell’amministrazione, nella vita studentesca, perché l’Università possa scegliere questa strada della qualità”. 

Franco Bartucci


Editoriale del Direttore