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Dopo quasi un quarto di secolo trascorso all'interno dell'Istituto di Istruzione Superiore "Cosentino ‐ Todaro"  a Rende (CS), è impossibile non notare il crollo del sistema scolastico dovuto a decisioni di dimensionamento  scellerate, in cui si vedono coinvolte non solo la suddetta istituzione, ma di molte altre, tra cui il prestigioso  Liceo  Classico  "G.  da Fiore", luoghi in  cui la  CULTURA, la  CONOSCENZA,  L'ISTRUZIONE, la FORMAZIONE e  l'INSEGNAMENTO hanno regnato sovrani per molti anni. Sono veramente preoccupata, dall'attuale situazione che vede in atto la demolizione dell’istituzione scuola.  
 
Ma cosa ci si aspetta dall'ignoto futuro quando il presente è diventato un esempio di ignorante autarchia  imposta da pochi "politici"?   La politica, sia a livello nazionale che locale, sembra essere caduta in un delirio che la vede lontana dal mondo  reale e questa situazione sembra irreversibile.
 
La stessa sembra essere in uno stato di stasi, senza un vero  progresso o una direzione chiara. Questa paralisi può essere paragonata a un elettroencefalogramma piatto,  un segnale di attività cerebrale ridotta.  Sorge  la  domanda:  come  siano  arrivati  a  questo  punto?  Ciò  che era  originariamente  concepito  come  un  sistema  di  rappresentanza  popolare  sembra  essere  stato  completamente  distorto.  
 
I  valori  fondamentali  dell'essere  umano,  quali  la  giustizia,  l'etica  e  il  benessere  comune,  sono  stati  dimenticati  in  favore  di  un'agenda politica auto‐centrata che indirizza e canalizza un pensiero unipolare.  
 
Perché  la  nostra  sovranità  popolare  è  sempre  più  mentita  rinnegata,  abiurata  e  dimenticata?  I  valori  fondamentali  dell’essere  umano,  scongiurando  le  controversie  che  di  per  sé  costituiscono,  l’alimento  preferito di tanti “cannibali” temerari, vanno alla malora.
 
Uomini di legge accorrete e , soprattutto, mettete  in atto quello che lo jus gentium romani vi ha insegnato, salvo che voi non siate stati attenti e poco riverenti  verso il giuramento che avete prestato.   Nella lotta tra opposti, sembra che il Male stia guadagnando terreno al pari di come lamentava il poeta e  filosofo Leopardi, " O natura, o natura, Perché non rendi poi Quel che prometti allor? perchè di tanto Inganni  i figli tuoi?.  
 
La situazione è chiaramente critica, ma è  fondamentale per la società civile e i cittadini vigilare, rimanere  informati e cercare di preservare i valori fondamentali che sono alla base di una società giusta ed etica.
 
Solo  attraverso la partecipazione e il rifiuto del delirio di onnipotenza politica, possiamo sperare di riportare la  politica sulla strada giusta. La morte della SCUOLA, quindi, dell’ISTRUZIONE, e la morte della SANITA’, in Italia,  in generale, ed in Calabria, in particolare pare siano diventati lo zimbello di fazioni politiche ormai lastricate  da insulsi insulti, dove chi la spara più grossa ingiuriando, questa volta, consapevolmente l’altro, porti linfa  ad una “Mala Pianta” di Gratteriana memoria.    
 
Oggi accoratamente diciamo giù le mani dalla SCUOLA e dalla SANITÀ.  
 
Le notizie delle ultime ore in cui si vede protagonista indiscussa la SCUOLA CALABRESE, con scabrosi tagli in  osservanza, in ossequio ed in capo ad una legge di Bilancio iniqua ed indecente, restano scabrosamente gli  ultimi colpi sparati da una presidenza regionale populista e qualunquista, pronta a mettere in difficoltà tutto  un popolo, quello calabrese, in cui si vuole dare l’impressione che non ci siano menti pensanti. Non è affatto  così.  
 
“Maestà, il  popolo è  stanco” e  non  si mette a  riposo  perché mai  come  ora la  diffusa e  profusa  rabbia  di  insurrezione,  di  contestazione  serpeggia  anche  tra  coloro  i  quali  annosamente  “dormienti”,  cercano  una  svolta verso posizioni politiche nuove, più attuali, più sane e più vicine al sentimento di rinascita civile e civica  riconducibili verso la “ri‐costruzione” del bene comune, diffusivo e propulsivo.  
 
Ritorniamo nei banchi di una scuola in cui si insegni a leggere, a scrivere e a far di conto; di una scuola in cui  l’innalzamento dell’obbligo  formativo e scolastico sia portato ai 18 anni; di una scuola in cui il Maestro, il  docente, l’insegnante abbiano una paga adeguata verso il compito “oneroso” di formare e di in‐formare la  materia  umana. 
 
Di  una  scuola  non  aziendalista  perché  trattasi  di  un  sistema  socio‐economico‐politico  complesso ed abbisogna di una democrazia diffusa e condivisa e non di verticismi a cui neanche le “mandrie”  degli allevamenti intensivi potrebbero essere allevate; di una scuola del rispetto reciproco di ogni operatore  perché indispensabile e funzionale al sistema; di una scuola in cui la tecnocratica burocrazia sia demandata  agli Enti pubblici preposti e non inficiata da Riformismi e non Riforme di bassa lega a cui la popolazione  tutta  è stata abituata a permanere o meglio ancora a delegare.
 
Di una scuola in cui le classi formate non siano classi  pollaio, con un numero incommensurabile di studenti e strutture  fatiscenti, in beffa ad ogni normativa in  termini di sicurezza e di prevenzione sui luoghi di lavoro, forse con i più avanzati “laboratori” di Intelligenza  artificiale e di nuove tecnologie dell’informazione o macchine comprate a caso per soddisfare le incongruenze  penose di un PNRR dove lo stesso studente non ne conosca neanche nominalmente la definizione, non il  contenuto – sarebbe troppo – dello stesso acronimo.  
 
Che  la  scuola  italiana,  la  scuola  calabrese,  in  particolare  debba  essere  un  servizio  pubblico  garantito  costituzionalmente e non supportato da inutili assistenzialismi paneuropei – vedi le ultimissime elemosine  elargite a pioggia sotto forma di contributo regionale per le famiglie a basso reddito ‐in cui ogni portavoce  ne  sia  il  fautore  e  ad  un  tempo  l’autore  di  un  popolo,  protagonista  dei  propri  bisogni  e  necessità  e  ne  condivida appieno la coscienza critica.  
 
Anche noi ci siamo, avanti tutta. 
 
Ivana Ferraro
militante di Democrazia Sovrana e Popolare  

Editoriale del Direttore