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Come al solito ogni anno la Corte dei Conti in occasione del giudizio di parifica del Rendiconto 2020 della Regione Calabria, certifica il disastro contabile della sanità. Una trafila che si ripete danni ma che finora nessuno ha mai affrontato con volontà e serietà. Probabilmente sono talmente tanti gli affari, le collusioni e gli interessi criminali e politici che covano sotto la cenere del disastro sanità che alle parole e alle denunce non è possibile andare oltre in un "Sistema" di corruzione che governa la Calabria coinvolgendo la criminalità, la politica e parti importanti delle Istituzioni. "Finché non ci sarà un effettivo governo delle aziende sanitarie il problema della sanità calabrese non potrà risolversi, e ciò nonostante la Regione abbia da tempo trasferito copiose risorse al sistema sanitario". Fra bilanci taroccati, contabilità orale, pagamenti doppi o tripli delle stesse fatture e tanto, tanto altro, il ginepraio contabile di una sanità disastrata e da sempre gallina dalle uova d'oro per traffichini, lestofanti, politici corrotti e criminalità, sarà ben difficile instaurare processi virtuosi in grado di modificare l'esistente. Come ogni anno anche nel 2020 tutte la aziende sanitarie della Regione hanno chiuso in perdita e sarebbe stato eclatante il contrario. Una particolare attenzione nella relazione illustrata dal Procuratore regionale della Corte dei Conti calabrese, Maria Aronica, è stata riservata al tema scottante degli accreditamenti. "Questa Procura - si legge nella relazione  - deve ricordare, in generale, che è accaduto nel tempo che gli enti privati abbiano richiesto il pagamento di prestazioni extra budget e/o addirittura pagamenti di prestazioni già saldate, sovente attraverso il ricorso alla cessione di credito a soggetti terzi non solo quando l'amministrazione ha trascurato di contestare il credito ma anche quando lo ha contestato. Ne sono scaturiti contenziosi di elevato importo che hanno determinato la condanna dell’amministrazione in altre sedi giudiziarie, circostanza da cui è derivata, ricorrendone i presupposti, anche l'azione di responsabilità contabile per danno erariale nei confronti, innanzi tutto, della struttura accreditata; inoltre dei funzionari e/o dirigenti quando non hanno eccepito l'insussistenza del credito verso l’amministrazione e/o non si sono opposti al pagamento. Trattandosi di importi non dovuti di rilevante entità – per milioni di euro – sono evidenti le ripercussioni negative che hanno avuto e possono ancora avere sul disavanzo sanitario. Di conseguenza si raccomanda la massima attenzione nella materia attraverso un costante monitoraggio da parte della Regione e delle aziende nella gestione degli accreditamenti sia nella fase genetica sia in quella esecutiva, monitorandoli attraverso un valido sistema informativo digitale, per scongiurare la piaga dei pagamenti non dovuti che risiedono, soprattutto, nella mancanza di circolarità delle informazioni tra i vari settori interessati". 
Redazione
 
 
 

Editoriale del Direttore