Header Blog Banner (2)

Nei giorni scorsi è deceduto il prof. Aldo Pugliese, professore di Storia e Filosofia nei Licei, quindi Professore associato di Storia all’Università della Calabria, per concludere la sua carriera quale Ispettore tecnico centrale del Ministero della Pubblica Istruzione.

( nella foto in apertura Aldo Pugliese, Vincenzo Montone e Nicola Gullo )

In nome dell’amicizia che ci ha legati sin dagli anni del Liceo voglio ricordare alle nuove generazioni una delle più belle menti della cultura laica della Calabria.

Negli anni giovanili aveva fuso in maniera affascinante e coinvolgente la passione per la politica e l’amore per lo studio della Filosofia e della Storia che egli amava arricchire con aneddoti “ per renderla accessibile alla massa”.

Gli aveva fatto da “guida” un “galantuomo” di Spezzano Albanese, Avv. Giovanni Rinaldi, da tutti conosciuto e chiamato “don Giovanni” comunista, rispettoso e ammiratore di un altro grande di Spezzano, tra i fondatori della DC, Gennaro Cassiani, e al quale, negli anni del fascismo don Giovanni, mandato al confine dai gerarchi fascisti, aveva affidato la sua sfortunata famiglia.

Alla morte di don Giovanni Rinaldi, Aldo ne aveva raccolto l’eredità politica e ancora giovanissimo (24 anni), gli spezzanesi lo avevano voluto Sindaco e consigliere provinciale.

Ma il comunismo di Aldo e il comunismo di don Giovanni si differenziavano enormemente dal comunismo di Stalin e di Lenin, ed essi erano molto più vicini al socialismo umanitario.

Nel 1966, tra incomprensioni e diffidenze, Aldo prendeva le distanze dai Dirigenti Comunisti di Cosenza e persino dallo stesso Partito Comunista.

Lasciò la militanza, ma non l’impegno politico.

Aveva un fondo di amarezza che un giorno gli fece dire “sono un essere senz’anima perché me l’ha rubata il Partito Comunista”.

I nostri incontri e le nostre conversazioni erano diventati più frequenti e più fitti da quando negli anni ’70 si era trasferito a Roma, e spesso ci incontravamo col comune amico, Giuseppe Gullo, Ispettore luogotenente di PS, anch’esso deceduto qualche settimana prima.

Un giorno mi confidò: “noi possiamo dialogare così bene proprio perché abbiamo cultura e identità opposte ma ben definite; e non è detto che un giorno queste non si possano incontrare e confondersi”.

Egli apprezzava il mio modo di vedere le cose alla luce della fede l’essere profondamente radicato nei principi e nei valori della vita che mi derivavano dalla “Parola” che si è fatta carne.

Mi avevano fatto da maestri e guida un politico onesto e lungimirante, Gennaro Cassiani, e un sacerdote figlio della Rerum Novarum, Don Ciccio Gullo, ed io apprezzavo la profonda cultura letteraria, storica e filosofica di Aldo, ma anche la sua ricerca di qualche cosa di “indefinito” e di escatologico.

Chi sa che non cercasse, già allora, quell’anima che gli aveva “rubato” la politica…..

La nascita a pochi mesi di stanza l’una dall’altra, delle nostre figlie: la sua Claudia e la nostra Chiara, ci aveva avvicinati ancora di più, a tal punto che ha voluto che fossi io a perorare la sua causa col Ministero della Pubblica Istruzione per il riconoscimento dei suoi diritti ad essere inquadrato giuridicamente nei ruoli degli Ispettori scolastici centrali, con ogni conseguenza anche di carattere economico.

E portammo a casa dopo sette anni una bella e piena vittoria.

Negli ultimi tempi era molto preoccupato per la deriva che stava prendendo la nostra Costituzione, con le tante modifiche che ad essa si volevano apportare.

Egli apprezzava molto il ruolo svolto dai cattolici democratici in quel di Camaldoli dove, insieme a Dossetti, La Pira, Fanfani, Don Mazzolari, vi era anche un giovane Avvocato di Spezzano Albanese,  Gennaro Cassiani, mio primo Maestro nella professione forense.

Essi tutti avevano redatto il famoso “Codice di Camaldoli”, approvato da tutte le forze democratiche, che ha costituito la base dei primi 54 articoli della nostra Costituzione, vergata materialmente dalla mano sapiente di Costantino Mortati, altro grande Arberesh.

Aldo aveva quindi aderito ai Gruppi costituiti da Don Giuseppe Dossetti in difesa della nostra Costituzione, e per essa egli si adoperava cercando di sensibilizzare su di essa anche quelle intelligenze che pure si trovano nei nostri paesi.

Io che conoscevo il suo travaglio interiore e il suo fascino per Don Dossetti che aveva lasciato la vita politica per diventare Sacerdote di Cristo e continuare a tutelare i principi costituzionali, credo di poter dire che Aldo aveva scelto la compagnia di Dossetti come “viatico” per salire il “monte…”, per unirsi a quello stuolo di cattolici democratici, non solo per salvaguardare i valori della Costituzione e la vita civile e democratica, ma lo voleva anche come viatico per la conoscenza della “Parola” che si è fatta carne.

Ho avuto l’impressione che a guidare il suo cammino negli ultimi anni fosse stato proprio Don Giuseppe Dossetti, che aveva nel suo volto l’impronta di Cristo.

Avv. Vincenzo Montone

 


Editoriale del Direttore