Negli ultimi tempi è molto di moda narrare la Calabria in un modo diverso, cercando di dare una nuova immagine di regione in forte ripresa, di cervelli che tornano, di nascita di grandi iniziative e di tutto di più.
Ovviamente con la complicità dei mass - media per la stragrande maggioranza oramai divenuti megafoni a pagamento del potere politico e servi dei padroni.
Ma la realtà, quella vera, è ben diversa.
E lo dimostrano anche dei dati che non provengono dalla Calabria ma che sono il frutto di ricerche serie condotte con criteri scientifici e lontano mille miglia dai farlocchi risultati di enti di ricerca e di analisi sempre pagati dagli enti pubblici e facenti parte dei soliti carrozzoni dei politici.
Il riferimento è indirizzato all'ultima ricerca dell'Associazione Artigiani e piccole Imprese di Mestre - CGIA, ( Confederazione Generale Italiana dell'Artigianato ).
Da tale ricerca emerge che le regioni meridionali continuano senza alcuna soluzione di continuità a svuotarsi anno dopo anno.
E fra tutte le regioni del sud quella che vanta la maggiore percentuale di giovani dai 15 ai 34 anni che preferiscono andarsene altrove non poteva che essere sempre e comunque la solita Calabria che non è quella decantata falsamente dai servi del potere.
Folle immense di giovani che partono dall'Autostazione di Cosenza per le regioni del Nord
Circa 100.000 i giovani che hanno abbandonato la Calabria dal 2014 al 2024.
Di contro il tasso di occupazione e il livello di istruzione rimane in Calabria fra i più bassi d'Europa.
Il continuo abbandono dei giovani porta, ovviamente, ad un forte invecchiamento della popolazione.
In soli dieci anni, dal 2014 al 2024, il numero dei giovani nel Mezzogiorno è diminuito del 14,7%.
Mentre in città come Bologna il numero dei giovani negli ultimi 10 anni è aumentato dell'11,5%, mentre a Milano del 10,5%, solo per citare due città del Nord.
Ma tutti questi dati offerti dallo studio della Cgia di Mestre non avranno effetto alcuno.
In tanti da anni discutono dell'effetto devastante che non potrà che sortire anno dopo anno tale fenomeno di desertificazione anagrafica e di invecchiamento ma nessuno se ne preoccupa.
Il ceto politico è impegnato in ben altro.
E' impegnato a curare i loro affari, il loro potere, il loro cerchio magico e la loro platea elettorale fondata sul voto di scambio con i soliti accordi trasversali che da sempre gestiscono l'andazzo politico generale, con il PUC, il Partito Unico Calabrese, retto da rapporti trasversali di vario genere.
Il popolo calabro, nella sua maggioranza da sempre servo della gleba, non ha mai avuto e mai avrà il coraggio di ribellarsi ai propri carnefici.
Le poche voci da bastian contrario sono vilipese, ignorate e diffamate e quindi neutralizzate.
Coloro che si recano alle urne, nella stragrande maggioranza, votano per votano i soliti carnefici della Calabria ed altri, oramai la maggioranza, rinunciano a votare perdendo l'unica arma reale che esiste in democrazia.
In tale contesto l'esodo dei giovani non potrà che continuare anche per altri decenni, fin quando la Calabria non si estinguerà e rimarrà solo terra di vecchi, di imbroglioni e di politicanti corrotti e immensamente ignoranti.
Con tale scenario i giovani non possono che andare via, come hanno fatto negli anni passati, come fanno oggi e come faranno domani.
Del resto, come affermava il filosofo Aristotele, "ogni popolo merita il governo che ha".
E la Calabria e i calabresi meritano i loro carnefici che sono votati in eterno addirittura spesso anche da padre in figlio per l'eternità.
E così sia.
Amen.