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Sul tema dei rifiuti tossici e delle possibili interconnessioni con l'aumento delle forme tumorali in Calabria riproponiamo integralmente lo scritto pubblicato l'11 ottobre 2022 su "Il Corriere della Calabria", quotidiano on-line molto seguito, a firma del collega giornalista Mario Campanella, articolo nel quale si ripropone il delicato tema dei rifiuti tossici e dell'aumento delle forme tumorali ponendo in risalto una giusta ricerca di dati ponderati e certi.
 
"Il Caso"
 
«In Calabria c’è un problema di rifiuti tossici?» ( di Mario Campanella*)

Nei giorni scorsi il collega Gianfranco Bonofiglio, direttore de La voce cosentina, ha lanciato un allarme che andrebbe verificato, senza cedere alla paura collettiva ma anche senza sminuirlo.
 
Secondo Bonofiglio nella nostra regione, e particolarmente nella provincia di Cosenza, ci sarebbero diverse aree in cui sono stati sotterrati, negli anni novanta, rifiuti tossici.
 
In realtà il processo criminale sarebbe iniziato negli anni settanta, soprattutto nella zona dove sorgono le dighe reggine, continuando nei decenni successivi, prevalentemente a Cassano Jonio e in altre realtà del cosentino.
 
Bonofiglio cita due pentiti, Carmine Schiavone e Francesco Fonti.
 
Il pentito di Comorra, Carmine Schiavone deceduto il 2015
 
Schiavone è colui che disvelò la drammatica vicenda della terra dei fuochi in Campania. E secondo Schiavone la ndrangheta avrebbe operato in maniera ancora più incisiva in Calabria, rispetto a quanto fatto dalla camorra, nella devastazione ambientale.
 
L’altro pentito è Francesco Fonti, deceduto 10 anni fa, che parlò anche della misteriosa nave dei veleni di Cetraro, in realtà mai ritrovata.
 
Libro autobiografico del pentito di 'ndrangheta Francesco Fonti eceduto il 2012
 
Il giornalista cosentino cita, poi, dati che dovrebbero essere discussi e cioè la presunta presenza di 16 mila nuovi casi di tumore ogni anno nella nostra regione, quasi un record nazionale. I dati sui tumori, però, non sono né confermati, né smentiti dalle autorità competenti.
 
Trattandosi di collaboratori di giustizia è opportuno ribadire la prudenza con la quale bisogna registrare queste dichiarazioni. Prenderle per oro colato sarebbe un errore, considerando l’attendibilità dubbia di molte confessioni.
 
Bonofiglio cita ancora un magistrato calabrese, Marica Brucci, sostituito procuratore a Lamezia Terme, e l’intervento sulla questione dei rifiuti tossici che la pm svolse in un convegno dedicato alla questione delle ecomafie a Napoli.
 
Che la ‘ndrangheta abbia potuto, specialmente nei decenni trascorsi, agire in questo vergognoso business è cosa certo possibile. La bramosia di denaro di questa organizzazione non conosce, certo, deterrenze etiche.
 
Resta da chiarire se tutto ciò possa essere vero e se siano veri gli aumenti di tumori nella nostra regione, cosa sulla quale dovrebbero rispondere le singole aziende sanitarie, titolari del registro statistico.
 
Potrebbe essere possibile una collaborazione tra autorità giudiziaria e dipartimento ambiente della Regione, retto da un dirigente capace come Salvatore Siviglia, per effettuare monitoraggi, utilizzando l’Arpacal, nelle aree incriminate.
 
Una risposta razionale che permetterebbe di capire se il problema esiste senza sbilanciarsi in evidenze fobiche ma anche senza sottovalutazioni. E una risposta sui presunti dati tumorali è auspicabile anche da parte delle Asp.
 
La centralità del tema ambientale richiede un approccio equilibrato ma fermo. È tanto evidente che la ndrangheta abbia occupato, specie negli anni 70 e 80, aree di sovranità pubblica con i suoi metodi criminali.
 
E come abbiamo visto con la camorra, le organizzazioni mafiose si fanno pochi scrupoli quando devono realizzare i loro torbidi affari.
 
Anche qui, un’operazione verità non potrebbe che fare bene.

*Giornalista

Editoriale del Direttore