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Un tempo, negli anni '80 la sola Cosenza aveva superato i 100.000 abitanti, oggi, sommando i residenti a Cosenza, 63.713 al 31.12.2021 e quelli di Rende, 35.794 al 31.12.2021 non si superano neanche i 100.000. Si giunge infatti a 99.507. Ma tale cifra conteggia i residenti che non coincidono con i "veri" abitanti. Infatti ai residenti è necessario sottrarre i "fuorisede", cioè coloro i quali conservano per svariati motivi la residenza in Calabria ma poi, per motivi di lavoro, di studio, di professionalizzazione, vivono altrove. Mediamente si tratta del 15 - 20% della popolazione residente calabrese. In realtà fra Cosenza e Rende non si superano gli 80 - 85.000 abitanti reali. Il calo demografico di enorme portata si spiega con due motivazioni, il calo delle nascite e l'emigrazione giovanile. I giovani continuano inesorabilmente da anni ed anni ad andarsene altrove per trovare un lavoro e una propria realizzazione. Basti solo pensare alle migliaia e migliaia di docenti, circa 200.000 di origini calabresi che insegnano ovunque e che rappresentano il 23% di tutta la classe docente italiana di ogni ordine e grado. La Calabria non è una terra per i giovani, tranne per i figli dei politici professionisti calabresi, gli oligarchi che hanno distrutto finanche la speranza per i quali sono aperte le porte della Regione, del Parlamento e di ogni istituzione controllata in modo dittatoriale dall'oligarchia politico - familiare che gestisce il potere in Calabria. Un potere fondato sullo sfruttamento del bisogno e sul mantenimento della povertà per il popolo. Quel popolo che da servo e spesso complice nelle urne firma la propria morte civile e condanna i propri figli ad emigrare votando sempre gli stessi oligarchi. In tale contesto gli abitanti in Calabria non possono che diminuire sempre più. Oramai vivono in Calabria su 1.880.000 residenti non più di 1,500.000 "veri abitanti" dei quali in 710.000 percepiscono una pensione a vario titolo e con un'età media sempre più alta, superiore ai 50 anni. Un popolo di anziani senza giovani è un popolo senza futuro. Una terra che chiude la porta ai suoi giovani è una terra destinata alla miseria umana, culturale e sociale. Ma questo è quello che vogliono gli oligarchi. Questo è quello che vogliono i carnefici di questa sventurata terra. Un processo inevitabile e senza speranza. I giovani sono la speranza del cambiamento ma se i giovani vanno via portano con loro anche la speranza che non abita più in questa martoriata terra.
Redazione

Editoriale del Direttore