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La Lega oramai cambia ogni giorno posizione, anzi, per meglio precisare, a cambiare posizione è Matteo Salvini, che incurante di tutto il partito, decide in perfetta autonomia.
Non per nulla è il "Capitano".


Infatti nella storia della Repubblica, prima e seconda, non è mai esistito un partito dove l'uomo solo al comando praticamente decide tutto per tutti.

Nel perfetto stile di un certo Mussolini e di un certo Stalin, personaggi del secolo passato.

E oramai Salvini si posiziona più a destra della stessa Giorgia Meloni.

Giorgia Meloni con Matteo Salvini

Indubbiamente la candidatura del generale Roberto Vannacci è un colpo notevole. Si calcola che potrebbe portare quale dote personale un paio di punti percentuali ad un partito sempre in calo.

Una boccata d'ossigeno.

Ma come in ogni scelta presa in assoluta autonomia quella di Salvini sulla candidatura di Roberto Vannacci rischia di alimentare ancor più quel fuoco di rivolta e protesta che cova sotto cenere.

Nessuno ha il coraggio di esporsi perchè chiunque accenni ad una critica verso il Capitano anche lieve è ovviamente non più ricandidato e fuori dal partito.

L'unico, ad onor del vero, ad esprimere delle perplessità sulla candidatura del Generale Vannacci è stato, dimostrando grande coraggio ed autonomia di pensiero, l'ex Ministro Gian Marco Centinaio, già Ministro dell'Agricoltura e attualmente vicepresidente al Senato. E' ovvio che tale dissenso gli costerà, nella prossima legislatura, la ricandidatura.

(Nella foto di apertura Salvini, Centinaio e Vannacci).

Ma coloro i quali ritenevano che la militanza fosse una prerogativa essenziale per essere candidato oggi si devono ricredere considerato che la candidatura del Generale Vannacci è addirittura da indipendente.

Inoltre una grandissima parte degli Europarlamentari leghisti rimarrà a casa sia perchè alcuni non ricandidati e sia perchè altri non hanno alcuna speranza di essere rieletti.

Tutti in cuor loro, anche se per pavidità non lo dicono, sperano che il partito non superi il 7%.

Percentuale che potrebbe condurre almeno i più coraggiosi a porre in discussione la Leadership del Capitano indiscussa oramai dal lontano 2013.

Ed ovviamente Matteo Salvini non ha alcuna intenzione di cedere il ruolo di Capitano che probabilmente pensa di mantenere a vita.

Oggi la Lega non è più il partito secessionista di un tempo, ma è un partito sovranista di destra - destra impegnato soprattutto al Sud a racimolare di tutto e di più senza alcuna selezione.

L'importante è che siano portatori di voti, migliaia di voti e al Sud chi è portatore di voti, di migliaia di voti che può traslocare tranquillamente da un partito all'altro è spesso ma non sempre anche portatore di interessi non molto limpidi, ma, come tutti sanno, i voti sono come i soldi, non hanno mai alcun odore.

Chissà se l'aver posto il partito più a destra di Fratelli d'Italia, l'aver raccolto di tutto, sarà premiante da parte degli elettori.

Un bel regalo per Forza Italia, che, seppur orfana di Silvio Berlusconi, essendo l'unica forza moderata all'interno del centrodestra non potrà che accrescere il proprio consenso smentendo clamorosamente chi la dava per spacciata dopo la perdita del suo fondatore.

E non vi è alcun dubbio che l'elettorato moderato che votava per la Lega, rimanendo ancorato al centrodestra, voterà Forza Italia, e chi, di destra ha votato per la çega, non potrà che ritornare all'unico partito originale di destra, Fratelli d'Italia, per come ha sostenuto più volte Umberto Bossi, il fondatore della Lega secessionista.

Certamente Matteo Salvini si gioca tutto per tutto e i suoi fedelissimi, i suoi migliori yesman, sono impegnati nel massimo sforzo per recuperare voti e passare indenne lo scoglio delle Europee.

Se la Lega dovesse eguagliare o sfiorare il risultato delle politiche scorse, cioè l'8 - 9% il Capitano resterà Capitano per altri decenni.

Se non dovesse superare la soglia del 7% potrebbe aprirsi una nuova fase.

Ma in politica, soprattutto quella di oggi, conta molto la fortuna e ben poco, anzi nulla la cultura e la preparazione politica che sono in realtà, oggi, fattori negativi.

E Matteo Salvini di fortuna politica ne ha avuto e ne ha da vendere.

Certamente rimarrà al suo posto di "Capitano" per sempre nel dolore dei pochi che sinora hanno osato criticarlo e nel silenzio ostinato di chi continua ad osannarlo per pavidità, calcolo e timore, ma che gioirebbe per una sua caduta.

Ma gli uomini di potere, gli uomini soli al comando, non sono mai amati, ma sono solo temuti e riveriti.

Lo insegna la storia, soprattutto in Italia.

Redazione

 

 


Editoriale del Direttore