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Non vi è nessuna regione in Italia che sia legata e dipendente dal potere politico come lo è la Calabria. Una terra dove non esiste alcun equilibrio dei poteri, dove il potere capitalistico industriale che altrove è un potere vero in Calabria non è mai nato, dove il potere dell'informazione che altrove ha il suo peso in Calabria equivale a zero, dove il potere della magistratura che altrove è il più forte in Calabria è minimo e non influenza in alcun modo le dinamiche politiche, se non quando spesso e sovente la magistratura viene utilizzata per faide interne al preminente potere politico. Il vero ed unico potere è quello dei feudatari, dei padroni, che un tempo erano i baroni proprietari delle terre e che dal dopoguerra ad oggi sono i professionisti della politica, la Casta politica. E all'interno della Casta soprattutto nell'ultimo ventennio, il vero ed unico potere è espresso dall'inquilino dell'ultimo piano della cittadella regionale, del grandissimo e appariscente palazzo di Germaneto dove negli uffici specchiati del Governatore opera l'unico "sovrano" della feudale Calabria, il "Governatore". E, come tutte le realtà feudali, oltre al Re vi è la corte, cioè i cortigiani. Tutti coloro i quali attendono una nomina, una prebenda, una determina o un qualsiasi incarico per poter far parte, a pieno titolo, della Corte. In tanti che prendono parte a qualsiasi titolo in campagna elettorale alla vittoria del nuovo "Re", poi aspettano una prebenda senza preoccuparsi se sussistono competenze o capacità di saper gestire il ruolo affidato. E da sempre al comando delle partecipate, nei consigli di amministrazione, negli uffici stampa, ed in tutti quei posti che dipendono dalla politica l'unico criterio reale per essere "nominato" è la fedeltà assoluta, prona, silente e totale al "Re", al "Sovrano". Ai cortigiani del "Re" si potrebbe consigliare l'attenta lettura di un famoso best - sellers conosciuto nel mondo e tradotto in più lingue, il "Manuale del Leccaculo" del famoso scrittore Richard Stengel ( Copertina del libro nella foto). E' così da decenni e decenni. Tutti in attesa, tutti entusiasti all'inizio della legislatura. Ma, purtroppo, non esistono in alcun modo le condizioni per soddisfare tutte le aspettative e, di conseguenza, alla pretesa di nomine e prebende per molti che non avranno nulla subentra la delusione e si ricomincia nuovamente con l'affidarsi al successivo Governatore che scalzerà quello precedente in un continuo alternarsi che comunque si basa sempre sulla cultura feudale del bisogno e del potere. Ovviamente questo vale in una scala gerarchica in primis per il Governatore ma poi anche per tutti gli altri enti locali, dai comuni alle province e vale anche per i gruppi che hanno come riferimento i deputati, i senatori, i consiglieri regionali e tutta la Casta della politica. Una "struttura sociale" basata su dominati e dominatori senza alcun equilibrio fra poteri, senza alcun esercizio realmente democratico, senza veri diritti, senza un barlume di reale "giustizia". Un "Sistema" che consente addirittura ai figli dei politici di ereditare le poltrone, anche alle mogli nel più classico e becero Medio Evo. Basta osservare in questa recentissima legislatura appena eletta quanti figli d'arte vi sono e non solo alla Regione ma ciò accade anche nei comuni. A solo titolo di esempio al consiglio comunale di Cosenza vi sono su 32 consiglieri comunali almeno 6 - 7 figli di politici. In tale contesto non esiste possibilità alcuna di cambiamento anche perchè il cambiamento è possibile solo attraverso la rivolta delle nuove generazioni che in Calabria sono sempre più esigue essendo in 300.000 i giovani andati via da una terra ingrata negli ultimi 30 anni. E non possono fare altro quei giovani che non sono figli di politici. Un "Sistema Feudale" che alimenta se stesso e che impedisce qualsiasi cambiamento. Una realtà difficile da modificare. Da sempre immobile con un feudalesimo eterno che dura da secoli. Nei secoli dei secoli. Amen.

Redazione

Editoriale del Direttore