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Dal nostro assiduo lettore, Sergio La Ghezza, dirigente politico di "Cambiamo la Calabria", riceviamo e volentieri pubblichiamo:

"Sul Quotidiano del Sud, l' altra Voce d'Italia, a pag. VI leggo: la consulta e la Sanità in Calabria, lo Stato, non sta facendo lo Stato
Due passaggi della legge speciale " salva vita" della Calabria sono stati bocciati dalla Corte Costituzionale.
Dopo attenta analisi dell'articolo, costruito con dovizia di particolari, sia sotto l'aspetto critico che circostanziato nell'evidenza dei fatti narrati da atti probatori che sarebbero riscontrabili, negli atti amministrativi dell'ente Regione che negli atti amministrativi delle varie ASP della Calabria. In realtà il problema che si pone all'attenzione dell'opinione pubblica del Meridione, di cui la Calabria è parte integrante e, nel caso di specie, sofferente per l'incapacità dei suoi amministratori e dirigenti di settore, oggi, questa terra sacrificata perché depredata dai soliti mercanti della politica che in un territorio di caccia, potrebbero identificarsi per le carni prelibate ai cinghiali ( porci selvatici ) che nella continuità della prole, ancora insistono con le solite strategie e dinamiche, al fine di incentivare i propri loschi interessi personali, sacrificando di fatto gli interessi di un'intera Regione con un bacino d'utenza pari a due milioni di residenti. Pertanto alla luce di uno Stato patrigno che ad oggi ha usato questo lembo di terra, solo per cavalcatori di pubbliche tribune per apparire ciò che da settantacinque anni sta dimostrando di essere, un fallimento vergognoso, per tutti quei provvedimenti malcelati da un'amministrazione farraginosa che addirittura è annoverata, per avere nei propri ruoli soprannumerari almeno a livello Regionale, impossibile al momento censire  un numero preciso di precari, in attesa di essere inquadrati in una pianta organica ben definita. Il riferimento alla normativa introdotta con decreto Legge 13/ 11/1990, n.324, recante norme urgenti in tema di lotta alla criminalità organizzata, di trasparenza e buon andamento dell' attività amministrativa e sue successive integrazioni e modificazioni: espone in questo importante social network, il proprio diniego verso quelle presunte amministrazioni degli enti locali che hanno bandito pubblici concorsi per l'assunzione di nuovo personale eludendo tutta una normativa vincolistica, emanata negli anni scorsi, al fine di ordinare compiutamente la complessa materia del pubblico impiego che tanto profondamente incide nella nostra realtà sociale che vive prevalentemente di servizi erogati dallo stato e dagli altri enti locali nonché di una politica di assistenzialismo che rinvia sine die la risoluzione dei problemi che impediscono un effettivo decollo della nostra regione. Le pubbliche amministrazioni della nostra regione per anni hanno reclutato i propri dipendenti avvalendosi di provvedimenti temporanei ed urgenti che, se pur hanno consentito, di fatto, il problema lavoro di numerosi cittadini, non hanno garantito il buon andamento e l'efficacia dell' attività amministrativa posto che il personale così reclutato non è stato mai responsabilizzato per le molteplici funzioni che era chiamato a compiere e che li vedeva invece in balia di una classe politica di turno che avvalendosi di quei provvedimenti temporanei ed urgenti che ha sempre soggiogato una classe lavoratrice che è ancora alla ricerca di una propria dignità e certezza dei propri diritti nonché di una effettiva opportunità di lavoro.
Il legislatore, stante l' inefficienza dei servizi resi dai lavoratori, in particolare modo nel Meridione e per raggiungere più agevolmente i fini perseguiti dall' attività amministrativa e che si identificano con i criteri di economicità, efficacia, pubblicità e trasparenza, in relazione all'attività propria dei pubblici dipendenti, ha introdotto, tra l'altro, la Legge 16/ 05/ 1984, N. 138 recante norme sulla mobilità e sistemazione definitiva del personale in servizio presso le Regioni, le Province, i Comuni, le unità Sanitarie Locali e tutte le altre istituzioni pubbliche o da esse controllate.
Tale legge consapevole dei dissensi derivanti da una cattiva gestione del personale, caratterizzata da un eccessivo clientelismo, di una difficoltà di affrancazione della classe politica che si è sempre ben guardata dal dotare gli enti di nuove piante organiche, adeguate alle effettive nuove esigenze ma che ha preferito mantenere la maggior parte del personale suddetto in una posizione di precarietà, di ruolo soprannumerario di permanente subalternità, ponendo altresì una riserva assoluta di legge in favore di tutto il personale in ruolo soprannumerario.
In particolare la legge N. 138 del 1984, ha posto il divieto a tutti gli enti pubblici di procedere comunque a nuove assunzioni, ancorché adottata con pubblici concorsi sino a quando l'ultimo dipendente in servizio nei ruoli sovrannumerari non sia inquadrato di diritto nell' organico dell' ente di appartenenza ovvero in uno degli enti della stessa Regione.
Ed ancora, lo stesso legislatore, al fine di evitare elusioni e false interpretazioni della normativa introdotta, al fine di garantire il buon andamento della pubblica amministrazione e per dare dignità a tanti lavoratori malamente utilizzati ha precisato che la sistemazione definitiva del personale in servizio fuori ruolo era presupposto necessario a qualunque altro tipo di assunzione tant'è vero che il personale fuori ruolo in servizio poteva e doveva essere inquadrato anche in quei posti attribuibili a qualifiche funzionali e profili professionali equipollenti ed equiparabili ai profili posseduti dal personale già in servizio-( Vedi Art. 5 legge citata). Pertanto da attento esame di tale normativa ne consegue che tutte le amministrazioni, le quali hanno bandito pubblici concorsi o altre forme di reclutamento di personale senza aver prima provveduto a dare esecuzione alla suddetta normativa, hanno agito in netta violazione di legge! Per quanto premesso, una Regione così conformata dalla sua istituzione e con gli avvenimenti in cronaca Giudiziaria, sarà uno sforzo Titanico per i fallimenti già perpetrati dai Commissari reinquadrare il piano di rientro per la cifra esorbitante di 400 milioni di Euro di debito. Potrebbe salvarci solo una pace fiscale legittimata da questa cosiddetta Democrazia Parlamentare".
Sergio La Ghezza
Componente il Partito Politico Cambiamo la Calabria

Editoriale del Direttore