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La memoria non è una pratica molto apprezzata nella nostra amata Cosenza, la città che un tempo veniva denominata addirittura come "l'Atene della Calabria" o "Cosenza la dotta". Altri tempi. Ma nell'ambito di un tentativo di esercizio della memoria cittadina denominato "Cronache urbane" è il caso di rimembrare, soprattutto per i più giovani che non lo hanno vissuto, un periodo felice e leggendario, quello degli anni '80. Un periodo dove la Prima Repubblica regnava incontrastata. Quella Prima repubblica che poi nel '92 venne spazzata via da Tangentopoli. In quegli anni la città di Cosenza era strapiena di "segreterie politiche" che erano gli uffici dove venivano ricevuti i cittadini - elettori da parte dei politici che rappresentavano il territorio. Erano i tempi in cui si poteva parlare con i politici concordando con i "segretari" un appuntamento. Erano i tempi dove a Cosenza vi era la segreteria di Giacomo Mancini, di Cecchino Principe, di Pino Gentile, di Salvatore Frasca, di Franco Covello, di Aniello Di Nitto, di Paolo Bruno, di Antonio Mundo, solo per citarne alcuni, e di tanti altri politici esponenti per lo più del pentapartito di Governo, del vecchio Psi, della vecchia Dc , del vecchio Psdi, del vecchio Pri e del vecchio Pli. La parte del leone era svolta dal vecchio Psi essendo Cosenza la città più socialista d'Italia con un Psi radicato nella storia della città sia per la presenza di Giacomo Mancini e Cecchino Principe e sia per la forte presenza popolare rappresentata dall'astro nascente della potentissima famiglia Gentile. Erano i tempi nei quali nelle segreterie politiche si poteva risolvere ogni problema. Delle vere "agenzie sbrigatutto" a disposizione di tutti. Si poteva chiedere una assunzione in qualche ente pubblico o privato, si poteva chiedere la mitica invalidità civile, ovviamente fasulla, si poteva chiedere la pensione, si poteva chiedere qualche scatto di carriera, l'appalto di turno, si poteva chiedere di tutto e di più. L'importante era poi dare le preferenze a chi aveva fatto il favore. I più furbi avevano in tasca le tessere di tutti i partiti e giravano tutte le segreterie. Quanti migliaia di posti nella sanità, negli ospedali, ovunque e dovunque vennero dati in quei mitici anni. Solo il Comune di Cosenza arrivò a 1.200 dipendenti, più del Comune di Milano e Firenze messi assieme. Quanti infermieri, anche e spesso pregiudicati, vennero assunti, quanti enti vennero riempiti a dismisura, quante assunzioni alla Regione. Anni gioiosi, anni dove l'illegalità diffusa era la norma. Anni dove la politica arraffava e mangiava però "mangiavano tutti". Tutti ne potevano usufruire. Ognuno aveva la sua parte. E coloro i quali ne usufruirono furono fortunati e si "sistemarono" senza alcun merito, senza alcun sacrificio. Ben diversamente andò alle generazioni successive che trovarono gli enti stracolmi, che furono a e sono ancora oggi costretti ad emigrare per lavorare. Quelli furono gli anni ruggenti della corruzione generale, gli anni ruggenti in cui si creò il potere di alcune famiglie politiche ancora oggi dominanti. Gli anni del benessere del momento ma della rovina per gli anni a venire. I giovani di oggi non conoscono nulla di quegli anni ma dovrebbero sapere che se oggi non hanno alcun futuro lo si deve anche e soprattutto a quegli anni ruggenti. A quelle generazioni che pensarono a loro ma che hanno distrutto le possibilità dei loro figli votando a chi in quel "Sistema" clientelare ed assistenziale ha costruito imperi elettorali ed economici ancora oggi, a tanti anni di distanza, integri e tramandabili da padre in figlio. Questa è anche memoria. Memoria di anni ruggenti, degli anni '80 delle "agenzie sbrigatutto".
Gianfranco Bonofiglio
 

Editoriale del Direttore