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Tante le inchieste sulle infiltrazioni della 'ndrangheta nelle regioni del Nord italia, dal Trentino Alto Adige, al Piemonte, al Veneto solo per citare alcune delle più recenti operazioni di polizia giudiziaria delle ultime settimane. Oramai non si contano più le inchieste che confermano il sempre maggior radicamento dei locali di 'ndrangheta nelle opulente regioni del Nord. Radicamento che, ad onor del vero, parte da tempi immemorabili. Sin dagli inizi degli anni '70 in Lombardia e soprattutto a Milano operava il clan dei calabresi che si contendeva il controllo della prostituzione, delle bische clandestine e del settore movimento terra con il clan dei marsigliesi, con qualche gruppo locale e con il clan dei siciliani. Ma sono tempi lontani. Oggi il predominio della 'ndrangheta è fuori discussione. Il controllo monopolistico del mercato della droga e la continua sottovalutazione del fenomeno ha consentito un radicamento lento e costante sul territorio che non è più possibile arginare. Oggi la 'ndrangheta è una potente holding finanziaria che investe miliardi di euro, che riclica fiumi di denaro sporco, che trova nel tessuto imprenditoriale del nord collegamenti ed appoggi un tempo impensabili, che ritrova nel mondo della politica collusioni e protezione collaudando quella formula vincente fatta di corruzione ed infiltrazione nello Stato. La formula vincente della 'ndrangheta è quella di non apparire, di non uccidere, di non mettersi in mostra, al contrario di come fece l'ala stragista di Cosa Nostra dei corleonesi che ponendosi contro lo Stato ne uscirono sconfitti. La 'ndrangheta investe, compra, corrompe attraverso quella generazione di imprenditori, di colletti bianchi incensurati e al di sopra di ogni sospetto, di quella borghesia mafiosa collusa ed oscura che la rende insidiosa e difficilmente individuabile. Investe in Borsa, investe nella sanità, investe negli appalti, investe nei locali alla moda, nei ristoranti di lusso e si infiltra sempre più nell'economia del Paese. Soprattutto oggi con la crisi in atto sfruttando l'immensa liquidità proveniente dai narcoeuro. Il tutto con un sistema giudiziario che annaspa e continua a sottovalutarla. Oggi la capitale della 'ndrangheta non è più la ionica o la tirrenica reggina ma è MIlano, sono le grandi capitali degli affari. Lodevoli le azioni giudiziarie in atto ma totalmente insufficienti a ridimensionare un fenomeno in forte crescita.


Editoriale del Direttore