Che l'Italia sia un Paese che non ha mai pensato ai giovani è fatto assodato da decenni.
Un Paese di burocrati, di ceti dominanti che non concedono spazi a nessuno e che pensano solo ai loro figli per fargli ereditare poltrone della politica e poltrone del potere.
In questo la Calabria è da record planetario e all'interno della stessa Calabria, Cosenza è la città guida.
Ma in tale penuria e tale avarizia verso le nuove generazioni il Paese si gioca il proprio futuro ed ancor più terre come la Calabria.
E a dimostrarlo sono i numeri.
Nel 1983 la popolazione italiana era per il 57% composta da individui da 0 a 39 anni, ben 32,3 milioni.
Nel 2023, trascorsi 40 anni, la popolazione di abitanti da 0 a 39 anni si è ridotta a 22,3 milioni, ben 10.000.000 in meno ed è oggi poco più di un terzo dell'intera popolazione.
Mentre gli over 65 in 40 anni sono praticamente raddoppiati.

In poche parole il paese da un Paese di Giovani è oggi un Paese di anziani.
E tale fenomeno si accentua soprattutto al Sud e nel Sud, soprattutto nella terra calabra.
Terra di emigrazione giovanile, di crollo delle nascite e di spopolamento continuo ed inesorabile, giorno dopo giorno.
Nonostante le chiacchiere e le fandonie raccontate dal ceto politico che governa questa sventurata terra e che i calabri continuano a votare, nonostante tutto.
Basti accennare al crollo del numero degli studenti e al numero crescente di piccoli borghi oramai ridotti a qualche centinaio di abitanti.
Ovviamente non ha più alcun valore il numero dei residenti che è lontanissimo dal numero dei veri abitanti, essendo sempre più in crescita il fenomeno dei cosiddetti "Fuorisede" che sono quelli che conservano la residenza nel paese dal quale emigrano ma che nei fatti vivono e lavorano o studiano altrove.

I "fuorisede" in Italia sono circa 5.000.000 e fra questi i calabresi sono circa 550 - 600.000.
Il che significa che i veri abitanti in Calabria non sono oltre 1.250.000 circa ( essendo 1.830.000 i residenti ufficiali al censimento Istat al 01.01.2025 ).
Un numero ridottissimo con una percentuale di ultrasessantenni di circa la metà della stessa popolazione.
Un dato fortemente preoccupante sul piano economico e del futuro della terra calabra.
Ma il futuro della Calabria non interessa più a nessuno.
Nemmeno agli stessi calabresi che continuano a votare i loro carnefici e che, rassegnati e fatalisti, non si smuovono più per niente e per nessuno.
Un lento cammino verso il baratro da felici e contenti come lo erano i topini che seguivano il pifferaio magico.
I topini sono il vecchio, rassegnato e stanco popolo calabro e il pifferaio magico è il ceto politico dominante.
In tale contesto si esaurisce anche la speranza.
Un fenomeno senza sosta anche se ogni tanto si registra qualche ritorno illustre ben decantato dalla stampa asservita ai padroni e se vi è anche qualche esempio positivo di crescita e sviluppo.
Ma sono come mosche bianche, sono quelle piacevoli ed interessanti eccezioni che, purtroppo, essendo tali, confermano la regola.
Redazione


