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Mentre la politica cialtrona in Calabria si autocelebra fra masse di lecchini e politici che blaterano di sviluppo e crescita i fatti, cioè i numeri, confermano che la situazione economica complessiva calabrese continua inesorabilmente a peggiorare.

E il dramma è che la Calabria continua a distanziarsi anche dal resto delle altre regioni del Sud. Ma con la classe politica che si ritrova, classe politica che non è altro che l'espressione di chi si reca a votare, tali risultati erano inevitabili.

E sarà sempre così anche in futuro fin quando la Calabria, continuando l'esodo di giovani che vanno via in atto da anni, non si ridurrà ad essere una regione di un solo milione di abitanti dei quali il 70% pensionati.

Previsione Istat per il 2050.

I giovani che vanno via dalla Calabria sono sempre di più

Il dato della produzione industriale nel periodo che va dal 2007 al 2022 è tratto da un Report dell'Ufficio Studi della Cgia.

Il valore della produzione industriale sul piano nazionale è calato dell'8,4%.

Non tutti i settori del comparto industriale sono andati male. Hanno tenuto il settore farmaceutico e il settore alimentare.

Il settore più penalizzato è stato quello del coke e la raffinazione del petrolio (-38,3 per cento). Seguono il legno e la carta (-25,1 per cento), la chimica (-23,5 per cento), le apparecchiature elettriche (-23,2 per cento), l’energia elettrica/gas (-22,1 per cento), i mobili (-15,5 per cento) e la metallurgia (-12,5 per cento). 

Questi dati nazionali che subiscono un vero tracollo se il dato si restringe alle regioni del Mezzogiorno.

Sempre tra il 2007 e il 2022, il valore aggiunto reale dell’industria del Mezzogiorno è crollato del 27 per cento, quello del Centro del 14,2 per cento e del Nordovest dell’8,4 per cento. Solo il Nordest ha registrato un risultato positivo che ha toccato il +5,9 per cento.

La Calabria nel periodo sotto esame ha perso il 33,5% della sua produzione industriale che, comunque, non è mai stato il braccio forte dell'economia calabrese che, in realtà, non si è mai industrializzata.

Non vi riuscì la vecchia Cassa per il Mezzogiorno e non vi riuscì neanche il fiume di denaro sborsato dalla Comunità Europea del 1983 ad oggi. Un fiume di miliardi di vecchie lire dal 1983 al 2002 e di miliardi di euro dal 2002 ad oggi inghiottito nelle fauci fameliche di una politica e di una burocrazia corrotta che si è arricchita a dismisura.

E fin quando la corruzione, il clientelismo, il voto di scambio, la cultura dell'illegalità e il connubio fra 'ndrangheta e politica domineranno la Calabria non vi sarà mai speranza alcuna.

A livello regionale sono le imprese della Basilicata ad aver registrato la crescita del valore aggiunto dell’industria più importante (+35,1 per cento). Risultato che secondo l’Ufficio studi della Cgia è in massima parte ascrivibile agli ottimi risultati conseguiti dal settore estrattivo, grazie alla presenza di Eni, Total e Shell nella Val d’Agri e nella Valle del Sauro.

In seconda posizione si colloca il Trentino Alto Adige (+15,9 per cento) che ha potuto contare sullo score del settore agroalimentare, della distribuzione di energia, delle acciaierie e delle imprese meccaniche.

In terza posizione, invece, scorgiamo l’Emilia Romagna (+10,1 per cento) e appena fuori dal podio il Veneto (+3,1 per cento).

Redazione


Editoriale del Direttore