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Un tempo che fu il "professore" rivestiva un ruolo sociale che gli veniva riconosciuto da tutti, dagli studenti, dai genitori degli studenti e dall'intera società. 


Era ascoltato e anche benvoluto. Un tempo che fu.

Oggi, invece, nell'ignoranza e soprattutto nell'arroganza  che galoppa indisturbata il "professore" è semplicemente qualcuno che ha fatto una scelta per ripiego, un soggetto da maltrattare, da aggredire, e non solo verbalmente, sia da parte degli studenti che da parte dei genitori.

Un soggetto senza più alcun ruolo sociale, senza più stima e senza più alcun peso.
 

Un soggetto da poter umiliare e maltrattare e non solo per stipendi oramai da fame erosi sempre più dall'inflazione reale galoppante con aumenti, volta per volta, semplicemente risibili di pochi euro

Senza menzionare che per arrivare all'agognato "ruolo" vi si giunge dopo aver conseguito una laurea, aver fatto spesso anni ed anni di supplenza e dopo tantissimi sacrifici e almeno intorno ai 35 - 40 anni.

Non per nulla nell'ambito dell'intera classe, circa 900.000 unità, il 93% è di origine meridionale e circa 400.000 sono meridionali che vivono al Nord con la speranza di ritornare un giorno nelle loro regioni d'origine.


Spesso un docente di prima nomina in una Regione del Nord per sopravvivere deve chiedere aiuto economico alla famiglia considerando che anche un monolocale di 30 mq. oramai veleggia dai 600 euro in sù. Tanti i docenti che fittano una stanza come ai tempi dell'Università.


Una vita di sacrifici, di sedi scolastiche da una regione all'altra. Con uno stipendio che non contempla "Straordinari", buoni mensa o altri emolumenti aggiuntivi per come accade in tutte le altre categorie del pubblico impiego.


E, ciliegina sulla torta, per i docenti che risulta essere la categoria professionale con la più alta percentuale di affetti da depressione cronica non è neanche possibile partecipare alla "Mobilità intercompartimentale", cioè la possibilità di chiedere trasferimento in altri comparti pubblici.


Nessuno vuole rendersi conto del malessere vissuto da un numero sempre crescente di docenti che oramai può essere inquadrato in una patologia della sfera emotivo relazionale con un preoccupante crollo della qualità della vita sia in ambito lavorativo che nella vita privata.


Molto interessante l'attività svolta dal Gruppo Facebook "Mobilità Intercompartimentale Docenti" che "invita tutti i docenti sensibili a tale iniziativa a prenderne coscienza, a condividere la propria esperienza e le proprie idee a da tale condivisione, creare un fronte comune e solido per il riconoscimento dei diritti al benessere professionale dei docenti e soprattutto al riconoscimento delle pari opportunità riconosciute a tutti gli altri dipendenti della Pubblica Amministrazione, di cui i docenti stessi fanno parte ma della quale sono nello stesso tempo la parte più maltrattata e meno valorizzata".


Lavorare a scuola è oramai fortemente usurante, oltre che rischioso sul piano dell'incolumità fisica. Le aggressioni da parte di studenti e di genitori non si contano più. Le cronache dei giornali locali ne sono piene e molte aggressioni rimangono nel chiuso degli Istituti.

Violenza nelle scuole. oramai nel Paese almeno una aggressione a settimana verso i docenti

Le classiche 18 ore di insegnamento sono solo la punta dell'iceberg. Sono molto di più le ore che i docenti devono dedicare ad una crescente ed opprimente burocrazia.

E' impensabile che un docente debba affrontare una classe di studenti all'età di 67 anni. Basti solo accennare che nella vicina Francia i docenti vanno in pensione all'età di 60 anni.

Come è impensabile vietare ai docenti di poter transitare verso altri rami della Pubblica Amministrazione pur avendo i requisiti e la professionalità per poterlo fare.

Una palese discriminazione.

Una discriminazione come quella di essere i docenti meno retribuiti fra tutti i Paesi della Comunità Europea.

Il gruppo facebook "Mobilità Intercompartimentale Docenti" guidato dall'amministratore dello stesso, Antonio De Cristofaro, chiede anche alla classe politica giustamente che la discriminazione palese ad anticostituzionale che vieta ai docenti di poter passare ad altre amministrazioni possa essere annullata.

Aver distrutto il ruolo della professionalità docente ha inevitabilmente sminuito anche il ruolo importante e fondamentale dell'agenzia educativa scolastica.

Un Paese che non tutela la Scuole e i suoi operatori è, alla fine, un Paese che non tutela le nuove generazioni.

Ed un Paese che non pensa ai giovani è un paese destinato al declino e al degrado.

Per come oramai avviene da fin troppo tempo.

Un declino che è necessario arginare e combattere soprattutto negli ambiti scolastici per il bene del futuro del Paese.

Per il bene dei giovani che sono il futuro del nostro Paese.

Redazione


Editoriale del Direttore