Header Blog Banner (2)

Presentato presso l'Istituto Superiore di Sanità (ISS) “I numeri del cancro in Italia 2023”, il censimento dedicato a diagnosi e mortalità dei tumori nel nostro Paese. Calano i decessi in generale, ma preoccupa l’aumento significativo di quelli per tumore al polmone nelle donne (+16%). Dati negativi anche per le neoplasie al pancreas e il melanoma.


Le diagnosi di tumore in Italia continuano ad aumentare e per il 2023 ne sono state stimate ben 395.000, 208.000 per gli uomini e 187.000 per le donne. 

Cifra che nel nostro Paese equivale a 1.082 nuove diagnosi di tumore ogni giorno.

In un apposito comunicato stampa dell'AIOM ( Associazione Italiana di Oncologia Medica) si tratta del "censimento ufficiale dedicato alla diagnosi e al trattamento delle neoplasie”.

A metterlo a punto, oltre alla stessa AIOM, l'Associazione Italiana Registri Tumori (Airtum), Fondazione Aiom, Osservatorio Nazionale Screening (Ons), Passi (Progressi delle Aziende Sanitarie per la Salute in Italia), Passi d’Argento e Società Italiana di Anatomia Patologica e di Citologia Diagnostica (Siapec-Iap).

Per quanto concerne le diagnosi dei singoli tumori, quello più rilevato dagli oncologi in Italia nel 2023 è quello alla mammella, con 55.900 casi.

Seguono quello il tumore al colon-retto con 50.500; al polmone (44.000); prostata (41.100); vescica (29.700); stomaco (15.000) e pancreas (14.800).

Negli uomini i più diagnosticati sono il tumore alla prostata (19,8 percento del totale), polmone, colon-retto e vescica. Nelle donne il primato spetta al tumore alla mammella (30 percento del totale), seguito dal tumore al colon-retto, polmone ed endometrio.

Fra questi tumori si annoverano i cosiddetti “Big Killer”, cioè quelli che uccidono di più. I cinque tumori più letali in Italia sono quelli al polmone (34.000 decessi stimati nel 2022), al colon-retto (19.800), alla mammella (12.900), al pancreas (12.100) e al fegato (11.200).

Queste neoplasie provocano oltre il 40 percento delle vittime totali per cancro nel nostro Paese, come evidenziato dai dati riportati dall'Associazione Italiana per la Ricerca sul Cancro (AIRC) e pubblicati dall'Associazione italiana registri tumori (AIRTUM) per il 2022.

Nell'elaborazione di tali dati gioca un ruolo fondamentale il "registro tumori della popolazione" gestito da ogni Asp per ogni provincia e poi coordinato a livello nazionale dalla sede centrale a Roma.

Ma per quel che riguarda la Calabria, unica regione in Italia, i dati dei registri tumorali che dovrebbero essere aggiornati e curati dalle cinque Asp provinciali sono frammentari e obsoleti, cioè con dati in ritardo di almeno quattro/cinque anni nei casi migliori. Addirittura in alcune province non è mai stato realizzato.

Più volte si è discusso della necessità di impostare un Registro efficiente considerata la sua importanza per l'organizzazione di una seria e corretta azione di prevenzione, ma i tanti appelli sono rimasti, come al solito, lettera morta.

Solo negli ultimi mesi sembra che qualcosa si stia smuovendo.

Infatti il dottor Gianfranco Filippelli, direttore unità operativa complessa di Oncologia dell’ospedale di Paola e coordinatore della rete oncologica della Regione, è impegnato anche su tale fronte sperando che finalmente si possa adeguare il Registro tumorale della popolazione in Calabria a quanto da anni viene svolto con diligenza dalle altre Regioni d'Italia.

Dott. Gianfranco Filippelli, noto oncologo e coordinatore della rete oncologica della Calabria

Un gap molto riprovevole considerando che in percentuale all'effettiva popolazione che vive in Calabria  (circa 1.500.000 abitanti reali) circa 16.000 nuove diagnosi di tumore nel solo anno in corso non è certamente un dato da sottovalutare, in media 45 casi di nuove diagnosi tumorali ogni giorno.

Dato che continua a far aumentare anno dopo anno il numero dei pazienti calabresi che decidono di andarsi a curare in altre Regioni italiane, aumentando il tristemente famoso fenomeno dei "viaggi della speranza".

Un dato ch pone la Calabria allo stesso livello di regioni fortemente industrializzate e tutto ciò pone anche una serie di interrogativi mai affrontati come una vera e seria ricerca sui tanti siti inquinati che certamente contribuiscono alla diffusione della malattia tumorale.

Tanti siti stracolmi di rifiuti tossici, grande affare gestito dalla 'ndrangheta sin dai lontani anni '60 e sui quali non si è mai indagato sino in fondo.

Nel puro stile calabrese fatto di omertà, collusione e silenzi.

Redazione


Editoriale del Direttore