In un rapporto del servizio segreto civile (l'allora SISDE - Servizio per le Informazioni e la Sicurezza DEmocratica) n. 588/3 del lontano 3 ottobre 1994 si affermava che in alcune aree della Calabria sono stati interrati fusti di rifiuti pericolosi e tossici con la complicità della 'ndrangheta.
Tale rapporto venne classificato come "Segreto di Stato" e venne desecretato solo dopo ben 20 anni, cioè nel 2014.
Dopo l'avvenuta desecretazione furono effettuate da parte dei carabinieri alcune ricerche e analisi, ma non venne ritrovato nulla di nulla. Si discusse anche di ulteriori ricerche ed analisi, ma rimasero solo buone intenzioni alle quali non seguì alcun fatto concreto.
Nel 2016 venne pubblicato il rapporto Istisan - Studio epidemiologico nel quale venne certificato che in alcune zone della Calabria si registrano in effetti casi di mortalità superiori rispetto ad altre zone.
Ma a tale aumento di mortalità non si associava in modo definitivo e con certezza scientifica causa alcuna. Le stesse rimanevo, quindi, ignote.
Nel rapporto del Sisde si sottolineava che "informatori di settore" avevano descritto "incoraggianti riscontri info-operativi relativi ad un presunto traffico internazionale di scorie tossico-radioattive gestito dalla ‘ndrangheta".
Nel rapporto si evidenziava anche che "le discariche presenti in Calabria, sarebbero parecchie".

Terre della sibaritide con interramenti di ferrite di zinco
In un altro documento del 20 febbraio 1995 sempre redatto dall'allora SISDE si sosteneva l'esistenza di "un grosso traffico a livello nazionale riguardante lo smaltimento di sostanze tossico-radioattive gestito dalla ‘ndrangheta".
"In Calabria vi sono decine di discariche abusive, in parte già individuate, che custodiscono circa settemila fusti di sostanze tossiche". E per non farsi mancare nulla il rapporto parla anche di un "traffico di uranio".
In seguito alla desecretazione di tali documenti per ben venti anni coperti da "segreto di Stato" vennero attuate apposite indagini tramite il "Miapi", (Monitoraggio e individuazione delle aree potenzialmente inquinate) utilizzando appositi fondi della Comunità europea.
L'indagine venne eseguita dal reparto Noe (Nucleo Operativo Ecologico) dei Carabinieri e dall'Arpacal (Agenzia regionale per la protezione dell'Ambiente della Calabria).
I dati di tale indagine non vennero mai resi noti e pubblicati. Vi furono solo delle rassicurazioni sul fatto che non fu trovata alcuna traccia di rifiuti tossici.
Nel 2016 venne pubblicato uno studio epidemiologico su alcune aree della Calabria.
Da tale studio si evince un notevole aumento di tumori gastrici, ma è necessario sottolineare che per validare un eventuale collegamento fra aumento di neoplasie tumorali e presenza di contaminazioni tossiche sono necessari più studi epidemiologici con dati certi.
Ulteriori studi che non sono stati mai eseguiti.
Rimane quindi il fondato dubbio che l'eccessiva mortalità dovuta ad alcune neoplasie tumorali siano effettivamente e concretamente legate ad inquinanti ambientali ad alto pericolo tossicologico.
Senza elementi certi il rischio è che discutere di tali argomenti possa far correre il rischio di inutili allarmismi.
Ma rimangono i rapporti dei servizi segreti, l'applicazione del "Segreto di Stato", la misteriosa morte del capitano di vascello, Natale De Grazia, impegnato nelle indagini sul presunto traffico delle "navi dei veleni" e le dichiarazioni negli anni di decine di pentiti di 'ndrangheta e anche di pentiti di camorra che hanno parlato di traffici di rifiuti tossici gestiti dalla 'ndrangheta oramai da decenni.
Carmine Schiavone, pentito di camorra, che affermò che la vera Terra dei Fuochi è la Calabria
Non si è mai verificato nulla di concreto e le tante indagini della magistratura su tale fronte non hanno mai accertato nulla.
Ma nell'ottica di una informazione seria ed equilibrata senza nessun allarmismo, probabilmente, accurate indagini effettuate con le strumentazioni scientifiche oggi disponibili potrebbero dipanare ragionevoli dubbi e fondate perplessità.
Redazione