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"Arriverà il giorno in cui in Calabria l'economia criminale sostituirà completamente quella legale". Questa la frase di illustri studiosi del fenomeno mafioso e questo il senso di un libro che edito da "Il Mulino" nel lontanissimo 1983 "La Mafia Imprenditrice" di Pino Arlacchi è da considerare una pietra miliare dell'analisi dello studio delle dinamiche criminali.

E l'inchiesta condotta dalla Dda di Catanzaro guidata dal dott. Nicola Gratteri a Cosenza ne è la chiara dimostrazione.

Il Dott. Nicola Gratteri, Procuratore Capo della Procura della Repubblica di Catanzaro

 

Nelle centinaia di pagine dell'ordinanza si evince un quadro desolante non solo per le tante vicende esposte ma anche e soprattutto del ruolo sempre più determinante dell'economia criminale nel mondo dell'economia.

Tanti i settori economici nei quali il predominio giunge a livelli di quasi monopolio. Tanti i settori nei quali vengono investiti i proventi del sempre fiorente mercato della droga, dell'usura da decenni particolarmente radicata nel tessuto sociale cosentino e di tante altre attività illegali. 

In tale contesto mentre le imprese cosiddette "pulite" devono sottostare ad un regime di estorsione al quale non sfugge nessuno e numerosi son i casi documentati dalle intercettazioni ambientali  effettuate dagli inquirenti in una indagine che è durata ben quattro anni, le "imprese" in odor di criminalità non solo ovviamente non pagano alcuna estorsione ma dispongono di quella liquidità che oggi è merce rarissima dopo la crisi dovuta al Covid e con la crisi economica in atto in seguito alla galoppante inflazione.

Un momento drammatico per la debole economia cittadina nel quale si insinua una criminalità imprenditrice che è destinata ad occupare sempre più spazi sino a quando la quasi totalità della struttura economica sarà completamente sotto controllo.

Un fenomeno inevitabile perchè a Cosenza non esistono e mai sono esistiti anticorpi sociali contro la diffusione del "sistema" di corruzione e di illegalità che da sempre gestisce e governa la città dei Bruzi.

Non è solo un fenomeno puramente criminale quello cosentino ma è un fenomeno culturale, un modello di vita che pone la corruzione, il voto di scambio, il favore del politico, l'appartenenza, il comparaggio quali elementi insostituibili per ottenere degli spazi in qualsiasi campo si operi.

E chi non entra nel "Sistema" è emarginato e fuori da tutto. Una piccola area urbana comprendendo anche Rende e Castrolibero che somma quali abitanti "reali" (che non corrispondono al numero ufficiale dei residenti considerando che molti vivono fuori e conservano la residenza) intorno alle 100 - 110.000 unità che vanta oltre 130 pentiti, più di Reggio Calabria e più di Palermo, deve far riflettere.

Il silenzio della politica, delle organizzazioni associative e del mondo culturale che ha accompagnato la maxinchiesta denota come non esista alcuna "società civile" che vuole cambiare.

In un simile contesto, maxioperazioni o non, il finale è già scritto.

"La Città Oscura", cioè l'intreccio perverso fra politica - imprenditoria - criminalità e parti deviate dello Stato, cioè il terzo livello  (o borghesia mafiosa), sempre impunita, ha vinto.

E sarà sempre più forte.

Redazione


Editoriale del Direttore