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La tornata elettorale amministrativa oltre a segnare un nuovo ed ulteriore avanzamento del non voto e dell'astensionismo è stata caratterizzata da due elementi politici rilevanti.

Da una parte l'inconsistenza dei consensi ottenuti dal Movimento 5 Stelle che certificano come il vento per i pentastellati si sia oramai sopito e di come molto probabilmente la stragrande maggioranza degli oltre 330 parlamentari eletti nel 2018 ritorneranno alle loro mansioni chiudendo senza gloria alcuna la loro fortunata e casuale avventura politica.

Mentre dall'altra parte si evidenzia come anche per il leader della Lega, Matteo Salvini, la stagione favorevole stia per concludersi. Sono lontanissimi i fasti del 34,3% della Lega alle Europee del 2019. Basti pensare che a Verona, nel profondo nord veneto, la lista della Lega ha ottenuto un misero 6,6% quasi doppiato dall'11,94% di Fratelli d'Italia, il partito di Giorgia Meloni, che quasi ovunque è il primo partito del centrodestra.

Con tali risultati si sancisce anche il più che probabile cambio di leadership del polo di centrodestra alle politiche del marzo 2023 che saranno appannaggio di Giorgia Meloni con buona pace di Matteo Salvini e di Silvio Berlusconi il cui partito può consolarsi dell'ottimo risultato ottenuto a Palermo ( il 12% alla lista di Forza Italia) anche grazie alla sempre notevole forza elettorale di Marcello Dell'Utri e di Gianfranco Miccichè.

Silvio Berlusconi

Giorgia Meloni rimarcando l'ottimo risultato elettorale ha chiesto ai suoi alleati del centrodestra di valutare se rimanere ancora al Governo mentre la Lega, con esponenti di primo piano, ha evidenziato la sua sofferenza nel permanere all'interno della compagine di Governo a guida Mario Draghi.

Si prospettano periodi difficili con una crisi economica sempre più marcata e non sarà facile accollarsi in questo momento una eventuale crisi di governo, soprattutto per la Lega che vive un momento non favorevole dopo i tanti errori politici compiuti a ripetizione negli ultimi tempi dal segretario del partito, Matteo Salvini, che dovrebbe seriamente riflettere nel mettersi da parte.

Una sua eventuale conduzione del partito sino alle politiche del 2023 potrebbe consegnare al partito stesso una bruciante sconfitta elettorale. Si profilano dei cambiamenti e si profila un periodo alquanto interessante sul piano politico per le sue possibili evoluzioni soprattutto per il fatto che oramai ci si avvia ad entrare in una campagna elettorale permanente sino a marzo 2023.

Redazione

Editoriale del Direttore