Header Blog Banner (2)

La Calabria continua ad essere la Cenerentola d'Italia, sempre più lontana non solo dalle regioni del Nord ma anche dalle regioni dello stesso Mezzogiorno.

Imparagonabile il flusso economico della Puglia con un turismo ormai lanciatissimo da anni e con una Sicilia che ben valorizza sul piano nazionale ed internazionale i suoi prodotti ed il suo brand. Anche la crisi dovuta alla Pandemia ha segnato il risultato peggiore nella regione più debole del Paese con un calo dell'11,2% del Pil e mentre altrove si registrano segnali di ripresa in Calabria ancora non si intravede nulla di nulla. Ma uno degli elementi frenanti di ogni possibile ripresa è senza ombra di dubbio l'inarrestabile calo demografico che si registra per due motivazioni fondamentali, il drastico calo di nascite e la continua emigrazione delle giovani generazioni ben consapevoli che rimanendo in Calabria sarebbero condannate alla disoccupazione a vita. L'Ista ha previsto che con tale andamento la Calabria si ridurrà ad un solo milione di abitanti entro il 2055. Basti considerare che già oggi sui circa 1,500.000 abitanti "reali" ben 710.000 percepiscono una pensione. Il dato Istat è di 1.890.000 abitanti ma almeno 390.000 conservano la residenza in Calabria per varie motivazioni ma in realtà per studio e per lavoro vivono fuori dai confini regionali. Con un calo demografico incessante è difficile poter immaginare un processo di ripresa economica endogeno e fuori dal contributo dello Stato. Infatti ormai l'unica speranza risiede nell'utilizzo corretto dei fondi del PNRR  (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza). Tali fondi rappresentano l'ultima spiaggia di una terra disgregata ed incapace di modificare il suo assetto sociale, politico ed economico. A quella stessa classe politica che ha distrutto la Calabria, che ha lacerato le fondamenta, che ha istituzionalizzato il voto di scambio e la corruzione quale sistema di vita è demandata l'ultima speranza di cambiamento. Francamente è difficile credere che possa avvenire un ripensamento di una classe politica che negli ultimi decenni ha spolpato la sanità pubblica, ha dilapidato i fondi pubblici ed ha inquinato la società. Ma tutto è possibile. Qualora la Comunità Europea dovesse divenire più attenta nel verificare le modalità di spesa dei Fondi che verranno assegnati alla Calabria si potrà verificare qualche miglioramento che i calabresi attendono da tempo. Certamente è l'ultima scommessa possibile che non si può perdere. Altrimenti a perdere definitivamente saranno i calabresi e soprattutto le nuove generazioni che senza alcuna colpa pagheranno le colpe dei padri di aver votato nelle urne i carnefici della Calabria per un tozzo di pane, per un voto di scambio, per una falsa promessa e per quella complicità tipica della gente calabra che a parole è sempre contro i politici ma poi nelle urne li vota e li adora, in una sindrome di Stoccolma dove il prigioniero si innamora del carnefice.

Redazione

Editoriale del Direttore