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I calabresi tornano alle urne. Sono chiamati al voto per il prossimo 14 febbraio. Si votò per le regionali il 26 gennaio scorso. Quindi a distanza di un anno e 19 giorni si ritorna alle urne per eleggere il nuovo Consiglio Regionale ed il nuovo Governatore dopo la triste conclusione della legislatura attuale per la perdita della compianta Governatrice Jole Santelli. I tempi quindi si restringono ed ora i Big dei partiti sono obbligati a riunirsi per decidere i nomi dei candidati. Ovviamente a decidere saranno sempre i soliti pochissimi che decidono la sorte di tutto e di tutti. Nel centrodestra a decidere saranno esclusivamente Silvio Berlusconi, Matteo Salvini e Giorgia Meloni con la quasi certa opzione del candidato che, per continuità, spetterà a Forza Italia. E molto probabilmente Silvio Berlusconi indicherà il nome del deputato Roberto Occhiuto che per i ruoli che per i ruoli ricoperti nel partito è il più vicino allo stesso Berlusconi. Vani sembrano essere i tentativi di poter ottenere l'agognata candidatura portati avanti dall'assessore regionale all'agricoltura, Gianluca Gallo, della sindaca di Vibo, Maria Limardo, della senatrice Fulvia Caligiuri e del Sindaco di Catanzaro, Sergio Abramo. L'unico che può creare qualche problema alla candidatura del deputato forzista, Roberto Occhiuto,  è Matteo Salvini ma con il suo silenzio sulla questione sembra non essere molto interessato a prendersi la responsabilità di porre veti o quant'altro, (anche se vi spera il Presidente Facenti funzioni Nino Spirlì), essendo consapevole della crisi che la Lega attraversa in Calabria. Lo dimostra anche l'annuncio della prossima nomina di un nuovo segretario regionale che sostituisca l'attuale deputato bergamasco, Cristian Invernizzi, che così non avrà più l'onere di scendere in Calabria dalla sua amata Bergamo. Nel centrosinistra, come sempre regna l'assoluta incertezza, con il Pd ancora gestito dal Commissario regionale, l'On. Giuseppe Graziano, che certamente non ha dato il meglio di sè nella passata elezione dello scorso 26 gennaio. Nel Pd si brancola nel buio e dopo il fallimento assoluto nell'aver scelto l'imprenditore Pippo Callipo che si è addirittura dimesso da consigliere regionale nessuno sa indicare una strada, essendo un partito falcidiato da correnti, da inimicizie e rivalità mai sopite. Continua a circolare il nome del giovane consigliere regionale Nicola Irto e qualcuno ha fatto girare anche il nome "pesante" di Marco Minniti, oltre al nome del deputato Antonio Viscomi e del senatore Ernesto Magorno in quota Italia Viva di Matteo Renzi. Nel Movimento 5 Stelle non è ancora dato sapere se correrà da solo con un proprio candidato condannandosi, ancora una volta, all'irrilevanza politica oppure se si concretizzerà l'alleanza con il Pd. Alleanza mal vista e non voluta dai Big "talebani e ortodossi" del Movimento 5 Stelle calabro. In una poco eventuale alleanza il Pd potrebbe addirittura cedere ai grillini la candidatura alla Presidenza accettando il nome della Europarlamentare Laura Ferrara. Discorso a parte per il fronte civico che, in questa tornata elettorale, se unito su un solo candidato che potrebbe essere legittimamente Carlo Tansi che a gennaio scorso ottenne il 7,2% con 58.800 voti, potrebbe, per effetto della Pandemia e del forte vento dell'antipolitica, superare tranquillamente lo sbarramento dell'8% ed avere una rappresentanza politica. Sarebbe la prima volta in assoluto che nella storia della Regione Calabria entrerebbero in Consiglio dei consiglieri regionali eletti al di fuori dei partiti tradizionali e degli schieramenti di centrodestra e centrosinistra, due facce della stessa medaglia che hanno spartito il potere in una perfetta simbiosi di finta opposizione e di palese inciucio sin dalla nascita delle Regioni, il 1970. L'inizio del declino e della nascita di una casta famelica e di potere che ha distrutto tutto ciò che ha governato, per come aveva ben previsto Giorgio Almirante, quando nel 1970 votò alla Camera contro le Regioni affermando che sarebbe nata una classe politica di potere locale famelica e terribile con una burocrazia da ostacolo ad ogni tentativo di sviluppo. Almirante aveva terribilmente ragione. E sono passati da allora ben 50 anni, mezzo secolo.

Redazione

Editoriale del Direttore