Nel crescente degrado morale ed etico della politica della Seconda Repubblica, con i Signorotti che comandano tutto e i loro cerchi magici, risalta un fenomeno che si accentua sempre più.
( nella foto in apertura la Reggia di Versailles e la Cittadella Regionale )
Quello del numero sempre più ristretto di coloro i quali, unti dal Signore, vengono prescelti e destinati a far parte dei "Cerchi Magici".
Con il conseguente accentramento di un numero imprecisato e altissimo di incarichi, consulenze, nomine di segreteria e tanto, tanto altro che, guarda caso, spesso e sovente, si concentrano solo su una determinata persona.
Dei nuovi e novelli Leonardo Da Vinci che sommano decine e decine di incarichi sui più svariati settori e che, oltre a possedere una preparazione culturale da Enciclopedia Treccani, posseggono anche il dono dell'ubiquità.
Da alcune recenti inchieste giudiziarie che hanno coinvolto esponenti di primo piano di personaggi politici adusi ad accentrare il potere si evince tale andazzo.
Giovani virgulti che in tenera età possono vantare incarichi su incarichi che, sommati fra loro, fruttano diverse centinaia di migliaia di euro l'anno.
Un ballo dei prescelti e blasonati alla Corte di Re Sole nella Reggia di Versailles
Altro che i tanti poveri e disgraziati laureati figli di nessuno costretti ad emigrare e vivere in gruppo in angusti monolocali magari per una supplenza annuale da 1.500 euro mensili, che gli Unti del Signore e prescelti incassano in un solo giorno.
Ma non tutti sono prescelti, non tutti possono entrare nei Cerchi magici.
Vi è chi, leccando il posteriore del politico di turno, per anni ed anni aspetta l'agognata ricompensa alla propria fedeltà, una piccola elemosina, ma non ottiene nulla di nulla anche se per anni, paziente e fedele, aspetta e aspetta.
Ma non tutti hanno lo stesso destino e, soprattutto, non tutti fanno parte di alcune progenie che sono quelle dei prescelti, dote che si tramanda da padre in figlio.
Come ai tempi della Monarchia si tramandavano i titoli nobiliari.
Questi sono i rampolli dei nuovi Monarchici del terzo millennio.
Alla faccia dei sei milioni di italiani poveri assoluti.
Alla faccia dei cinque milioni di italiani che hanno rinunciato a curarsi.
Alla faccia dei poveri e degli straccioni che più sono poveri e più sono straccioni e più votano il "Re".
Soprattutto in Calabria dove, solo per un remake storico, nell'immediato dopoguerra, quando il popolo il 2 e 3 giugno 1946 venne chiamato a votare nel referendum istituzionale fra Monarchia e Repubblica, il 60,3% degli elettori calabri votarono ovviamente per la Monarchia, ( in cifre in 514.633 votarono per la Monarchia e solo in 337.244 per la Repubblica ).
Per fortuna in Italia vinse la Repubblica e per fortuna l'Italia non è certamente la Calabria.
( Anche se alcuni storici sostengono che in realtà vinse la Monarchia ma che i servizi segreti americani falsarono i risultati, tesi avvalorata dal ritrovamento negli anni '90 di numerosi scatoloni con schede già votate Repubblica in alcune sedi segrete di "Gladio").
E ancora oggi i calabri amano la Monarchia, sognano di entrare nella Corte del "Re" e attendono il miracolo.
Ignari che nella Corte del "Re" si entra solo per incenso, per eredità e per blasone familiare.
Ma il calabro lecchino ( per fortuna vi è anche una piccola minoranza che ripudia il lecchinaggio ) spera sempre di avere un giorno una prebenda e tutta la vita aspetta da servo, felice e contento di avere assolto al ruolo di servo per tutta la vita.
Redazione