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Nella storia della 'ndrangheta la data del 23 ottobre 1969 segna un giorno molto importante. E' il giorno del "Summit di Montalto" che fu un incontro al vertice tra membri della 'ndrangheta che si tenne in contrada Serro Juncari a Montalto sull'Aspromonte in Provincia di Reggio Calabria.

L'incontro fu scoperto da un'operazione della polizia ( si racconta grazie ad una soffiata) coordinata dal commissario Alberto Sabatino che organizza l'accerchiamento con 24 dei suoi uomini su ordine del Questore Emilio Santillo.

Si discusse della gestione dei sequestri di persona (tra i membri della Piana di Gioia Tauro e quelli di San Luca), dell'appoggio politico alle elezioni a favore dell'allora Democrazia Cristiana e anche di una ipotesi di alleanza con la destra eversiva di Junio Valerio Borghese.

E si racconta ma non è provato che all'incontro abbia partecipato lo stesso Valerio Junio Borghese accompagnato da Stefano delle Chiaie. Vennero identificati 176 presunti appartenenti alla 'ndrangheta e vi erano i nomi più blasonati che hanno fatto la storia dell'organizzazione criminale oggi più potente al mondo.

Il processo nato dall'operazione porterà in giudizio 72 imputati accusati di diversi reati tra cui porto d'armi abusivo, scorreria e associazione a delinquere.

Il 24 marzo 1971 si conclude il primo grado del processo mentre il 2 dicembre 1979 si conclude il processo d'appello che assolverà Antonio Macrì, Giuseppe Nirta e Domenico Tripodo.

Nel perfetto stile di quegli anni dove per effetto della Strategia della tensione e per il ruolo importante dell'Italia al centro del Mediterraneo e baluardo del Patto Atlantico con una posizione filoamericana la lotta alle mafie era un qualcosa ancora non esisteva essendo le stesse spesso da supporto alla "Strategia della Tensione" stessa per come sta emergendo nel processo "Ndrangheta Stragista" in corso a Reggio Calabria e nel quale si sono ripercorsi molti dei momenti storici dell'evoluzione della stessa.

Infatti non esisteva neanche il reato di associazione mafiosa. Il ritornello ricorrente era quello di affermare che la 'ndrangheta non esistesse e fosse tutta una invenzione, una leggenda.

Ma vi era, assolutamente fuori corrente e solitario, un politico che invece sosteneva il contrario e si batteva per far riconoscere che anche in Calabria vi fosse l'esistenza di una organizzazione criminale.

Era il deputato socialista Salvatore Frasca, deceduto a Cosenza nel 2021 all'età di 92 anni.

L'On. Salvatore Frasca

Memorabile la sua pubblicazione datata aprile 1970 "Calabria: Mafia alle sbarre" dove si riassumono le sue iniziative parlamentari in merito alla presenza mafiosa in Calabria.

Un documento storico di ampia rilevanza con interrogazioni parlamentari sul Summit di Montalto che non ricevettero l'attenzione che, invece, avrebbero meritato.

Una pubblicazione di estrema rilevanza per tutti gli studiosi di 'ndrangheta.

Una testimonianza di un politico che da solo e per primo portò in Parlamento con i suoi accorati interventi il dramma di una terra che già nel 1970 era dominata dalla criminalità.

E da quel Summit iniziò la tristissima stagione dei sequestri di persona che videro nella 'ndrangheta una protagonista assoluta e nell'Aspromonte la prigione di decine e decine di vittime di sequestro, molti dei quali non tornarono più nelle loro case venendo uccisi nonostante il pagamento del riscatto.

Una stagione oramai dimenticata sulla quale il politico socialista Salvatore Frasca non arretrò mai di un millimetro nella sua lunga e solitaria battaglia.

 
Redazione


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