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Il rapporto fra politica e magistratura, il dramma fra il potere della politica ed il potere dei magistrati è da sempre nel nostro Paese un problema insoluto che si riassume, in sintesi, fra due posizioni, quella cosiddetta "giustizialista" e quella "garantista".

Due posizioni in antitesi che non configurano quell'elemento indispensabile che dovrebbe essere l'imparzialità del giudice rispettando il principio fondamentale per il quale la "giustizia è uguale per tutti". Ovviamente questa frase induce solo ad una risata triste ed amara considerato che in teoria è ineccepibile me nella pratica è pura utopia. Soprattutto dopo la descrizione puntigliosa e sconvolgente che l'ex presidente dell'Associazione nazionale magistrati, Luca Palamara, nel suo libro intervista con Alessandro Sallusti, del "Sistema" per usare il titolo del libro. Cioè quel "Sistema" che ha reso la magistratura il potere più forte in Italia da almeno un trentennio. E non basta. Altro dilemma irrisolto è il continuo dibattito e scontro fra chi accusa di giustizialismo qualche giudice, pochi per la verità, che indaga su qualche politico, e chi, invece, invoca il sacrosanto garantismo quando lo stesso spesso diviene una forma di tutela e di salvaguardia nei confronti di chi è parte integrante di un sistema di corruzione che oramai dilaga ovunque e che è divenuto il motore portante e centrale del Sistema Italia. Come si potrà mai uscire da tale pantano?. Chi mai riuscirà a portare a termine una vera riforma della giustizia con la separazione delle carriere e la responsabilità civile dei giudici. Tentativo sempre naufragato sin dal referendum voluto da due giganti della politica come Marco Pannella e Bettino Craxi nel lontano 1987?. Una domanda che da decenni e decenni attende una risposta.

Redazione

Editoriale del Direttore