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Son trascorsi 10 anni da quel 5 settembre 2010, quando, venne ritrovato nella sua Audi A4 il corpo senza vita del Sindaco di Pollica, Angelo Vassallo. Ucciso con una calibro 9 a distanza ravvicinata. Nessuno vede nulla, nessuno sente gli spari. Inizia in tal modo un giallo ancora insoluto, dopo ben 10 anni dall'omicidio eccellente. Angelo Vassallo era sindaco del suo paese da ben 15 anni, era stimato da tutti e pochi giorni prima del suo omicidio si era confidato con un suo amico dicendogli di aver scoperto una cosa che non avrebbe mai voluto scoprire. Nessuno ancora oggi dopo dieci anni può dire con certezza quale sia questa "cosa" che lo aveva enormemente preoccupato, Nessuno è in grado di affermare con certezza giuridica, dopo ben dieci anni, quale sia stato il movente dell'omicidio. Negli ultimi tempi della sua sindacatura Angelo Vassallo si adoperò con la sua solita energia contro il fenomeno dello spaccio di droga che aveva invaso Acciaroli, frazione di Pollica, comune del salernitano, e zona portuale. Come al solito, gli inizi della fase d'indagine non si contraddistinguono per brillantezza e professionalità. Sulla scena del delitto nell'immediatezza del fatto circolano tantissime persone provocando inevitabilmente l'inquinamento probatorio del luogo del delitto. Ed ancor meno efficienti sono le prime fasi dell'indagine che si concentrano sull'italobrasiliano, Bruno Humberto Damiani, frequentatore degli ambienti di spaccio e della movida cilentana. Alla fine verrà scagionato con l'archiviazione del fascicolo. In seguito si adombrano sospetti anche su note consorterie criminali della 'ndrangheta calabrese con infiltrazioni nel salernitano, ma anche queste decadono per mancanza di prove certe.

Ne seguiranno altre di possibili piste investigative ma nessuna di questa regge alla veridicità delle prove concrete che continuano a mancare. Ed in merito a tutte le piste battute inutilmente mentre sono trascorsi ben dieci anni senza alcun colpevole e senza alcun movente il Procuratore capo di Salerno, Giuseppe Borrelli, che coordina il lavoro del pm Marco Colamonici che ha ereditato il fascicolo dalla pm Rosa Volpe, oggi a Napoli, ha inteso ripercorrere e ritroso tutte le piste percorse per definire un nuovo quadro investigativo cercando, in qualche modo, di ridare slancio alle indagini. Intanto l'arma del delitto non è stata mai ritrovata e si brancola nel buio. Chissà se un giorno qualche pentito di mafia potrà con le proprie dichiarazioni far luce su questo delitto eccellente, per come è accaduto già in passato dove solo le dichiarazioni dei pentiti hanno consentito di riaprire fascicoli ed indagini su delitti eccellenti e sui quali la giustizia brancolava nel buio. Intanto continua l'impegno dei familiari di Angelo Vassalllo e delle tante associazioni nate nel suo nome nel richiedere pretendere giustizia e nel non dimenticare il sacrificio di un uomo giusto che ha perso la vita per la legalità e per la difesa del suo territorio.
Redazione
( foto tratta da: www.antmafiaduemila.com

Editoriale del Direttore