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La politica è l’impegno che, per antonomasia, ha coinvolto le menti di molti uomini affinché si impegnassero a fare del bene; come ci suggerisce la sua etimologia greca “πολιτεία”: “anima della città”. Essa è molto articolata, ecco perché col passare del tempo è diventato sempre più difficile essere competenti in materia. È indubbio che vi è incompetenza sia tra gli eletti che tra gli elettori. Uno Stato ignorante è lo specchio di un popolo ignorante. Nel brano “I doveri dell’uomo politico” tratto del “De Officiis” di Cicerone, si può delineare la figura ideale di politico. Un uomo che si occupa di politica ha il dovere morale di non favorire la propria famiglia, di non farsi corrompere e, soprattutto, di essere onesto. Certo è che i politici, nel momento in cui scegliessero di non “favorire” le classi sociali più emergenti e ricche, queste inizierebbero a vendicarsi ostacolando il loro lavoro ed i loro progetti per il futuro. Opporsi non è sempre semplice, specie se a detenere il potere sono i tuoi nemici. Ma la politica è lo strumento della parte più viva e attiva della società: il popolo. La politica è del popolo che elegge, perché mai si dovrebbe privare quest’ultimo di un suo diritto? Non esiste oligarchia populista, ma solo illusoria democrazia, meglio detta demagogia. Se lo Stato lo fa il popolo, è il popolo a dover detenere il potere “servendosi” di buoni rappresentati occupati ad impegnarsi per il proprio dovere senza mezze misure ma solo con coscienza e moralità.

Greta Palermo

Editoriale del Direttore