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Era il 1999 quando proposi ad un amministratore della Comunità Montana del Medio Tirreno, con sede a Paola (Cosenza) di sperimentare sul Tirreno un progetto di attrazione di investimenti, pur senza risorse.

Al progetto fu dato il nome "Investire nella Riviera dei Cedri", tenendo conto che esistevano agenzie importanti come "Investire in Francia" e in Italia "Investire a Torino", che avevo visitato.
 
Con sorpresa anche mia, dopo un mese durante il quale sono state inviate decine di lettere a grandi gruppi e distretti industriali, il Centro Ricerche Fiat aveva già manifestato interesse a cooperare con la Comunità Montana.
 
Stava sperimentando bioplastiche più leggere e riciclabili, realizzate con fibre naturali al posto delle fibre di vetro e con resine naturali in sostituzione di materiali derivati dal petrolio.
 
Aveva manifestato interesse anche il distretto orafo di Vicenza e la Medcenter, che gestiva il porto di Gioia Tauro, disponibile a conoscere il porto di Cetraro e il progetto del porto di Paola.
 
Ricordo che andai alla Fiat e fui ricevuto con molta cordialità dal responsabile di un laboratorio di ricerca residente da 40 anni in Piemonte, ma nato in Calabria.
 
Furono bravissimi gli amministratori di allora, il presidente Mimmo Sia e il vice presidente Piero Lamberti, ad arrivare alla stipula di un protocollo d'intesa con il Centro Ricerche Fiat nel 2000, per sviluppare un progetto congiunto, proposto dal CRF, finalizzato allo sviluppo della filiera della ginestra.
 
La Comunità Montana, su suggerimento del Miur, propose all'Università della Calabria di collaborare al progetto, che accettò con entusiasmo.
 
Un primo progetto di ricerca fu finanziato dal Miur dal 2004 al 2006 con un campo sperimentale di un paio di ettari localizzato a Longobardi sul Tirreno e uno presso l'Unical.
 
Ricordo che manifestò interesse a collaborare anche il Linificio del gruppo Marzotto e, per la Shell olandese, un dirigente di origini campane, interessato a sperimentare la realizzazione di biometano con gli scarti della lavorazione della ginestra, che propose anche un incontro e seguì il progetto.
 
Questo caso credo concorra a dimostrare che se una piccola comunità montana della Calabria puo' attirare l'interesse di grandi gruppi, ancora più possibilita' può avere un comune capoluogo o una Regione.
 
D'altra parte la Regione Basilicata è riuscita a far localizzare a Melfi un grande stabilimento Fiat, che occupa con l'indotto diecimila addetti.
 
In Calabria sono iscritte alle Camere di Commercio 160.000 imprese. Hanno gia' investito grandi gruppi esterni come la Medcenter a Gioia Tauro. Pitagora SpA, ora Cerved, già nel 1982 ha localizzato una banca dati sull'economia italiana ed internazionale nell'area di Cosenza, su iniziativa della Carical e dell'Istituto San Paolo di Torino.
 
Importante in quel periodo fu il ruolo del Crai, un consorzio di informatica promosso dall'Unical, dalla Carical ed altri soggetti, che permise di formare esperti in informatica.
 
La multinazionale informatica giapponese NTT DATA ha aperto una sede a Rende e l' FTI, uno dei più grandi tour operator tedeschi, ha investito a Tropea sin dal 2000.
 
Ritengo ingiustificato definire pertanto la Calabria un deserto, pur essendo oggettivamente una delle regioni più povere d'Europa.
 
Il fatto che vi operino tre Università dove gia' insegnano professori di prestigio internazionale ed illustri docenti, leader a livello mondiale nel campo dell' intelligenza artificiale, decidano di spostarsi da Oxford per insegnare ad Arcavacata e vivere a Paola, sul Tirreno, conferma che la Calabria è invece un territorio non solo con criticita', ma anche con grandi potenzialita' e punti di forza.
 
Tra questi vanno inseriti anche i talenti calabresi che sono stati costretti ad emigrare, che costituiscono una risorsa da valorizzare.
 
Bisogna pertanto fare maggiori sforzi per promuovere e fare conoscere la Calabria, cercando di continuare ad attrarre investimenti locali ed esterni, flussi turistici e grandi competenze.
 
Vincenzo Gallo

Editoriale del Direttore