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Nel lontanissimo 1982, sono trascorsi quasi 40 anni, il noto sociologo Pino Arlacchi nel libro "Criminalità a Cosenza e in Provincia" edito dal Centro di Ricerca e Documentazione sul fenomeno mafioso dell'Università della Calabria, oggi vergognosamente chiuso nel silenzio di tutti, nel capitolo Gangster e elitè politica " scrisse: "Stiamo assistendo all'ascesa di una nuova schiera di uomini ambiziosi di origini popolari, che non possiedono un elevato livello di istruzione formale.

Questa nuova elitè ha rotto il monopolio della rappresentanza politica detenuta dalla borghesia delle professioni liberali e sta dando luogo ad un ampio ricambio dei quadri politici ed amministrativi a diversi livelli" Inoltre Pino Arlacchi affermava anche che "la tentazione di una alleanza organica tra i settori più spregiudicati dell'elitè politica ed i gruppi gangsteristici più potenti diventerà sempre maggiore. Per i leader criminali questa potrebbe essere l'occasione di imporre dall'alto quella legittimazione della propria presenza che non riescono ad imporre dal basso. Verrebbero definiti territori e settori d'influenza stabili su cui impiantare un'efficiente sistema di controllo del territorio". E tutto ciò avvenne. Si cominciò a conquistare le banche, a concedere prestiti a chi non aveva alcuna garanzia, si cominciò a far emergere imprenditori spietati e truffaldini, si cominciò a riempire gli ospedali di assunzione finanche di pregiudicati, si avviò quel processo di trasformazione che portò i gregari dei politici spregiudicati ad occupare posti di dirigenza, posti di primari, posti di responsabilità negli enti pubblici. Iniziò l'inquinamento delle strutture pubbliche. Iniziarono le carriere dovute solo all'appartenenza a questo o quel politico. Si entrava negli enti senza concorso per chiamata diretta assunti con la raccomandazione di influenti famiglie allora socialiste e democristiane. Iniziò la distruzione sistematica del merito, delle competenze. Iniziò l'emigrazione delle menti migliori, dei bravi medici negli ospedali del Nord dove la bravura ha un valore. I tanti politici professionisti iniziarono il processo di degrado che oggi è sotto gli occhi di tutti. Si avviò la "Genesi" del "Sistema Cosenza", gestito da politici spietati, da rappresentanti delle istituzioni corrotti, da prenditori, da sciacalli e da esponenti legati alla criminalità che allora ancora sparava per la strada ma che poi divenne anch'essa parte del potere senza più la necessità di scontrarsi al proprio interno. Si radicava il "Sistema Cosenza" con al centro gli affari della sanità, da sempre la gallina dalle uova d'oro per i politici che nel frattempo si arricchivano comprando case a Londra, a New York, a Roma e accumulando patrimoni immensi. Iniziava la pratica degli appalti agli amici e agli amici degli amici, della nascita di cooperative intestate a prestanomi e di tanto altro. Il tutto basato sull'esercizio quotidiano dell'illegalità per raggiungere due profitti, il consenso elettorale necessario per essere politico a vita e l'accumulazione del potere e delle ricchezze. Il tutto in un "Sistema" perfetto garantito dall'impunità totale con la giusta protezione da Roma garantendo alle casse dei segretari dei partiti più importanti parte del flusso delle tangenti nella Prima Repubblica e poi parte delle tangenti a personaggi importanti e determinanti della Seconda Repubblica con un asse di corruzione fra Roma e Cosenza in grado di garantire l'incolumità all'elitè politica locale. Un sistema che già analizzato nel 1982 regna ancora sovrano dopo ben 40 anni e che, immutabile, condiziona la vita ed il destino di una intera città costringendo i migliori ad andarsene e costringendo all'esilio e alla sofferenza coloro i quali per onestà ed orgoglio e per valori non si sono mai adeguati al "Sistema", al "Sistema Cosenza" .

Redazione
 

Editoriale del Direttore