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La libertà dell'informazione e soprattutto di quell'informazione impegnata a far crescere la cultura della legalità e che da sempre è sottoposta a continui tentativi di controllo e censura, ripropone il dilemma di difendere ad oltranza il ruolo reale che il giornalismo assurge nella eterna lotta per la verità.

In una famosa intervista che il grande maestro del giornalismo, Enzo Biagi, fece al Generale Carlo Alberto Dalla Chiesa, sulla lotta al terrorismo, pubblicata dal settimanale “Epoca” nell'edizione del 28 febbraio 1981, fra le tante domande poste, una di queste recitava: “Lei fece accerchiare l'Università della Calabria. Ripeterebbe oggi quella operazione? E quali risultati diede?".

In "The New York Times" il 17 luglio 1929 in un articolo pubblicato sulla mafia italoamericana degli anni '20 Frankie Yale veniva definito il "King of Brooklyn racketeers", il "Re della criminalità di Brooklyn", il quartiere di New York dove erano giunti migliaia e migliaia di italiani, provenienti soprattutto dalle regioni del Sud, per cambiare vita e cercare fortuna.

Negli anni della guerra fredda e della strategia della tensione, termine che per la prima volta venne coniato dal settimanale inglese “The Observer” pochi giorni dopo la strage di Piazza Fontana nel 1969, l’obiettivo principale era quello impedire che il Pci potesse andare al governo e qualsiasi mezzo atto a contrastare tale eventualità era lecito, considerando il ruolo strategico dell’Italia, Paese alla frontiera del blocco comunista orientale e Paese al centro del Mediterraneo.

Editoriale del Direttore