Svimez, "in 18 anni emigrati oltre un milione di giovani dal Sud" e, fra questi, almeno 200.000 calabresi
In Calabria quasi 200.000 i percettori del reddito di cittadinanza che altro non è che un reddito di pura assistenza
Il reddito di cittadinanza fortemente voluto dal Movimento 5 Stelle doveva essere uno strumento legislativo di aiuto per chi non percepiva alcun reddito e soprattutto una strada finalizzata all'ottenimento di un lavoro attraverso il potenziamento dei Centri per l'Impiego e la figura dei Navigator, cioè dei mediatori dal reddito temporaneo al lavoro.
I fondi del PNRR ultima spiaggia per la ripresa della Calabria
Calabria, terra di pensionati, oltre 700.000, su 1.600.000 abitanti "reali" mentre i giovani vanno via
Reddito di cittadinanza, in 197.000 i percettori in Calabria ma nessuno è transitato nel mondo del lavoro
Il Reddito di Cittadinanza era nato quale strumento di accompagnamento al lavoro anche attraverso la mansione dei cosiddetti "navigatori".
"Giovani in Calabria" ( articolo pubblicato su "L'Espresso" il 6 agosto 1989), sono trascorsi tanti anni ma nulla è cambiato
Premessa: Nel rileggere oggi il seguente articolo pubblicato su un settimanale prestigioso come "L'Espresso", nel lontanissimo 1989 sembra che il tempo si sia fermato, infatti lo scenario dipinto allora è molto simile è quello odierno. Anzi, ad onor del vero, lo scenario di oggi è peggiorato di molto. Sono trascorsi ben 32 anni dalla pubblicazione dell'articolo ma la Calabria era allora una terra non adatta ai giovani e lo è ancor più oggi.
"Giovani in Calabria"
Il caso Calabria ha raggiunto dimensioni intollerabili ed inaudite. il tasso di disoccupazione ha superato la quota del 25 per cento con 210 mila disoccupati di cui oltre 100 mila ultratrentenni alla ricerca disperata della loro prima occupazione, destinati certamente a non inserirsi più nel mondo del lavoro ed a divenire una generazione perduta. A tale stato di fatto si aggiunge quel fenomeno che il sociologo Nando Dalla Chiesa definisce “connivenza innocente”, cioè quel fenomeno di accettazione passiva del popolo onesto dell’esistenza del fenomeno mafioso. Era necessaria l’iniziativa di una madre-coraggio di Pavia per frantumare il muro della “connivenza innocente” ed accendere di speranza tutti quei giovani calabresi che ancora oggi, nonostante tutto, sperano in un futuro migliore. La classe politica calabrese è il frutto di sistemi clientelari radicati, il frutto di centinaia di assunzioni negli enti pubblici, di segreterie politiche che assolvono il compito di mediazione fra il cittadino ed i servizi dello Stato sovvertendo qualsiasi elementare diritto di giustizia e di equità.
Come si può esprimere solidarietà alla signora Casella da parte di alcuni quando gli stessi sono artefici di un sistema sociale basato sull’illegalità diffusa, che costringe il cittadino a valicare le “segreterie” anche per ottenere il più semplice dei certificati? Essere giovane in Calabria, volersi impegnare politicamente con l’obiettivo di cambiare è difficile se non impossibile. Un sistema sociale così radicato può essere modificato solo nel lungo periodo soprattutto con la volontà da parte degli organismi centrali delle istituzioni e dei partiti di rinnovare gli uomini.
Gianfranco Bonofiglio
Fonte: “L’Espresso” del 6 agosto 1989
Mezzogiorno Italia, Report della Confcommercio, "persi in 25 anni 1,6 milioni di giovani", in Calabria ben 300.000