Ancora una volta, tristemente, la Calabria assurge a notorietà nazionale per vicende poco edificanti e per spettacoli a dir poco raccapriccianti. Ancora una volta un "Sistema" di controllo delle nomine nella sanità che rispondono solo all'appartenenza a partiti e sponsor politici trova in una terra difficile come la Calabria la sua eterna apoteosi. In Calabria è necessario l'intervento di personaggi autorevoli, competenti e, soprattutto, coraggiosi nel tentare di arginare tutti quei tentacoli che decenni di controllo mafioso del territorio hanno radicato ovunque. E' ovvio che tali qualità non possono albergare in chi deve la propria carriera all'appartenenza politica e alla capacità di lecchinaggio che oramai è il vero criterio per arrivare al successo. Lo spettacolo penoso offerto dall'intervista del Generale Cotticelli, dai video del dott. Zuccatelli ed anche dalla difesa malriuscita da parte dello stesso Generale Cotticelli nell'ambito della trasmissione TV su La7 "non è l'Arena" condotta da Massimo Gilletti con la partecipazione della giornalista Myraim Merlino, ex moglie del manager Arcuri, timidamente citato dallo stesso Generale in trasmissione, sono divenuti uno spettacolo televisivo amplificato dai social che, ancora una volta, forniscono della Calabria un'immagine deleteria e negativa che, seppur reale, sovrasta quella parte positiva che, nonostante tutto, esiste e resiste con coraggio, determinazione ed in silenzio. Goffi e privi di valide motivazioni le difese dei due personaggi. Cotticelli che afferma di indagare su se stesso ed afferma di non riconoscersi nell'intervista. Il dott. Zuccatelli che adombra nel video nel quale afferma delle macroscopiche sciocchezze sottovalutando il Covd-19 chissà quale complotto e quale fine strategia per delegittimarlo, anche se confortato dalle parole del Ministro Speranza che gli avrebbe riferito "I video e le polemiche passano, i buoni risultati restano". Sarebbe opportuno chiedere al deludente giovane ministro della Salute a quali buoni risultati si riferisca dato che nella gestione apicale della sanità i calabresi di buoni risultati ne disconoscono l'esistenza. Uno spettacolo penoso figlio di una spartizione ed intromissione della politica nella sanità sia a livello di Governo nazionale con il Governo, sia di politica regionale che per decenni ha massacrato una sanità sempre più inquinata da infiltrazioni di 'ndrangheta e da interessi tangentistiche ed affaristiche di tanti politici professionisti calabresi che in pochi decenni hanno costruito immense fortune economiche gestendo gli affari della sanità e dove non si è mai indagato in quel patto tacito tra 'ndrangheta, politica, imprenditoria e istituzioni corrotte, che nella sanità ritrova i suoi maggiori interessi economici e clientelari.  

Redazione