I dati forniti dall'Airtum (Associazione Italiana Registri Tumori) confermano ancora una volta come in Calabria i dati sui tumori siano sempre dati da non sottovalutare. Circa 13.200 i casi registrati nel 2020. Dati in continuo aumento e esperti del settore quantificano in circa 16.000 i nuovi tumori che potrebbero essere stati diagnosticati nel 2022, l'anno appena trascorso. Una cifra astronomica.

16.000 casi in un solo anno rappresentano, in rapporto alla popolazione residente, ben otto casi ogni 1.000 abitanti. A confrontare tali dati con quelli della Regione Lombardia che ha registrato circa 65.000 nuove diagnosi di tumore nel 2020 si può constatare che  in Lombardia il tasso tumorale è di circa 6 abitanti ogni 1000.

Quello calabrese è ancora più alto di quello lombardo.

Sono finiti i tempi nei quali le insorgenze di malattie oncologiche erano molto più alte nelle regioni del Nord.

Oggi, invece, la Calabria batte con un triste primato finanche la industrializzata  Lombardia.

E sono circa 3,6 milioni gli italiani che combattono quotidianamente contro il male del secolo. Ma il dato calabrese si differenzia da quello di tutte le altre regioni italiane per il tasso altissimo di chi, per curarsi, si rivolge a strutture fuori regione.

Il 60% dei malati oncologici calabresi si cura in centri prevalentemente del Nord Italia. 

L'Agenas ha confermato che nel 2019 sono stati effettuati oltre 5.000 ricoveri extraregionali a livello chirurgico - oncologico.

Il dramma della insufficiente presenza di presidi ospedalieri di cura per malattie oncologiche che si accompagna alla necessità di avere almeno dieci macchine per la PET/TC (Tomografia ad Emissione di Positroni/Tomografia Computerizzata utilizzata nell'ambito della medicina nucleare).

Invece ve ne sono solo tre e tale numero così esiguo costringe i malati oncologici calabresi ad affrontare oramai da anni i famosi "viaggi della speranza".

Non è dato sapere come mai la Calabria presenti un tasso tumorale pari ad altre regioni a forte radicamento industriale ed indubbiamente molto più inquinate.

In molti hanno denunciato da anni che tale incremento possa essere originato dalla presenza diffusa sul territorio di tante discariche abusive e di tanti rifiuti tossici disseminati dalla 'ndrangheta che in tale settore detiene un triste primato con l'ovvia collusione della politica che continua a far finta di non vedere nulla di nulla.

A tutto ciò si aggiungono i tanti reati ambientali che vengono perpetrati nella nostra Regione e che quasi sempre rimangono impuniti.

La Terra dei Fuochi a Casal di Principe nel casertano

 

Ma tutto ciò  non ha mai generato alcun movimento di protesta a differenza dell'area casertana dove le mamme delle vittime della "terra dei fuochi" si sono ribellate.

Ma in Calabria le parole lotta civile, ribellione, diritti sono delle parole sconosciute.

Terreni della Sibaritide nei quali sono stati interrati tonnellate di ferrite di zinco

 

L'importante è non parlare, non vedere, non sentire. Le tre regole dell'omertà imposta dalla dilagante e ambientale cultura dell'illegalità.

Carmine Schiavone, pentito di camorra

 

Il pentito di camorra, boss di prima grandezza, Carmine Schiavone, affermò quando era in vita che la vera "Terra dei fuochi" non era solo il casertano ma, fin da tempi molti remoti, era la Calabria e chiese di essere ascoltato dalla Procura di Reggio Calabria per poter raccontare quanto a sua conoscenza.

Morì a 72 anni nel 2015 nella sua casa a Viterbo per un infarto, pochi giorni prima di essere ascoltato.

Una strana combinazione. Ma in Calabria, terra di omertà e di 'ndrangheta, tutto tace.

Da sempre e, probabilmente, per sempre.

Redazione.