Vi era un tempo nel quale Cosenza, la città dei Bruzi, aveva abbondantemente superato i 100.000 abitanti ed il censimento 1981 conteggiava 106.801 residenti.
( nella foto in apertura il fascicolo dedicato a Cosenza dalla Casa Editrice Sonzogno di Milano pubblicato il 17 novembre 1928 in vendita ad Una Lira )
Poi nel tempo giunse la decadenza e lo spopolamento ed oggi l'ultimo dato ufficiale ISTAT relativo al numero dei residenti aggiornato al 31 luglio 2025 si ferma a 63.358 residenti.
Ma non basta a tale cifra è necessario sottrarre i cosiddetti "Fuorisede", da 4 a 5.000.000 in tutta Italia che sono coloro i quali vivono, studiano o lavorano, in comuni diversi da dove mantengono la residenza.
In Calabria sono circa 400.000 e a Cosenza sono circa 10.000.
Di conseguenza i "veri e reali" abitanti cosentini sono circa 53.000.
Infatti nelle elezioni comunali dove al voto si recano quasi tutti nelle ultime comunali del 2021 i votanti sono stati 37.066 sui circa 40.000 elettori che vivono a Cosenza.
Nelle recenti regionali del 5 e 6 ottobre hanno votato in 30.183, il "reale" 75% con una astensione del 25%.
Dati che non lasciano spazio ad alcuna interpretazione.
Mentre la classe politica parla di giovani, di opportunità di lavoro e di tante altre fandonie quando in realtà pensano solo ad arricchire con cifre mostruose i loro "cerchi magici" dilapidando le risorse pubbliche sapendo di essere amati dal popolo votante e di essere impuniti con una Giustizia che latita, la dura realtà è che i giovani "non protetti" dalle appartenenze familiari che contano continuano ad andare via.
Ora i termini di moda sono "Restanza" e "Tornanza" coniati da chi dall'alto del potere e della florida posizione economica si erge al ruolo di professore mentre il giovane laureato e preparato ma figlio di nessuno continua a partire per potersi realizzare.
Con tale andazzo che francamente dura da decenni e che ancor più francamente nessuno riuscirà a invertire anche perchè chi potrebbe farlo non vuole assolutamente impegnarsi in tal senso nei fatti mentre nelle parole blatera sempre per i giovani e per il bene del popolo, fra qualche decennio la popolazione reale scenderà a 30.000 abitanti, un piccolo paesotto.
Non era certamente questo il destino di una città che con la sua immensa storia era considerata un tempo "L'Atene della Calabria".
Senza più un ceto intellettuale degno di questo nome, senza una borghesia illuminata e con la massificazione di personaggi mediocri che in ogni campo hanno raggiunto il potere tale destino di impoverimento culturale, sociale, politico e finanche economico era inevitabile
E su tale strada il futuro sarà sempre peggio.
Del resto ad andarsene non sono più solo i giovani ma anche i genitori che raggiunta la pensione, partono per anadre a vivere dove si sono trasferiti i loro figli e per vivere insieme ai nipotini.
Non più il giovane che ritorna, ma i genitori che raggiungono i giovani.
Altro che "Restanza" e "Tornanza", E poi per quale motivo dovrebbero ritornare in una regione dove il lavoro non esiste più, dove la sanità è sempre più drammatica, dove le opportunità sono inesistenti, dove la criminalità e la corruzione sono sempre più opprimenti e dove il popolo che vota premia i professionisti della politica che sono coloro quali sono i principali responsabili dello sfascio che continua senza sosta da decenni.
Oramai in Calabria vivono non più di 1.400.000 abitanti reali che diminuiscono giorno dopo giorno.
E il giorno in cui la Calabria si avvierà all'estinzione solo allora, magari fra un centinaio d'anni, dove a governarla saranno chiamati i figli e i nipoti dei politici attuali, la questione calabrese si risolverà.
Redazione


