L?aula bunker del maxiprocesso di Palermo

Trentasei anni fa iniziava a Palermo il Maxiprocesso. Alla sbarra andarono 475 rinviati a giudizio, dei quali 207 detenuti e 121 latitanti.

Lungo l’elenco dei capi d’imputazione: 450 complessivamente, su tutti l’associazione a delinquere di stampo mafioso che venne contestata a 377 tra boss e picciotti. I testimoni chiamati a deporre dall’accusa furono 413, 310 le parti lese e circa 300 gli avvocati chiamati a dimostrare l’innocenza dei propri assistiti. Il verdetto arrivò il 16 dicembre del 1987, dopo 35 giorni di camera di consiglio e 349 udienze. La sentenza inflisse 19 ergastoli, a cui si aggiunsero 2.665 anni e sei mesi di carcere oltre che multe per undici miliardi e mezzo di lire. Le condanne per associazione a delinquere furono 202, mentre gli assolti 114. “Il Comune, con un’Amministrazione in trincea a difesa del valore della legalità, si costituì parte civile – ricorda oggi il sindaco di allora e di oggi, Leoluca Orlando -. Dal 10 febbraio 1986 Palermo smise di essere la capitale mondiale della mafia. Al contrario dava al mondo un preciso e chiaro segnale: lo Stato cominciava a combattere seriamente Cosa nostra”. Orlando poi aggiunge: “Quella data rappresenta per la città di Palermo, per l’intero Paese, una rottura; indica un ‘prima e un dopo’ nella lotta alla mafia. Da allora nulla è stato più come prima e abbiamo dovuto subire la sofferenza delle stragi del 1992 per fare in modo che quella lotta diventasse una battaglia di tutti. Oggi la mafia, pur esistendo ancora, non governa più Palermo e se la città ha promosso e portato avanti uno straordinario cambiamento culturale lo dobbiamo ai magistrati, alle Forze dell’ordine e ai tanti cittadini che hanno sacrificato la loro vita per combattere la criminalità mafiosa”.

Fonte «Agenzia DiRE» con indirizzo «www.dire.it»
Fonte foto : wikimafia.it