Nei suoi dodici anni di vita ( e per un quotidiano on - line non sono pochi) la redazione de "La Voce Cosentina" ha dedicato decine e decine di articoli, inchieste e analisi su un tema ovviamente sottovalutato e taciuto considerando che il "Sistema" di corruzione, collusione e affari che governa la Calabria ne ha tutto l'interesse.

Si tratta della gestione dei Fondi Comunitari, si tratta della gestione di tanti e tanti miliardi di vecchie lire e di centinaia di milioni di euro, considerando che i finanziamenti della Comunità Europea partono dai lontani anni '80, cioè da quando la Calabria venne inserita nell'obiettivo 1, cioè quelle regioni con un tasso di sviluppo così basso rispetto alle altre da meritare un forte aiuto comunitario per colmare il gap esistente. Inutile dire che tale gap non è stato mai colmato e che quattro decenni di fondi Europei hanno foraggiato i "prenditori" specializzati in truffe e bancarotte, i politici tangentisti, i professionisti collusi, la criminalità e la parte delle istituzioni corrotte. Cioè tutto il "Sistema" che governa da sempre e mantiene la Calabria allo stato brado. Un "Sistema" collaudato e inscalfibile. Leggendaria la truffa organizzata negli anni '80 per la nascita di una grande fabbrica del settore alimentare in provincia di Cosenza dove, per come hanno sostenuto diversi pentiti di 'ndrangheta, sparirono svariati miliardi concessi dalla Comunità Europea e che finirono in parte anche nelle tasche di un importante personaggio della magistratura dell'epoca. Ma, in perfetta continuità, la Calabria non si smentisce mai. Infatti nella recente relazione finale della magistratura contabile si sottolinea come nella programmazione 2014 - 2020 e su Arcea, l'ente che amministra le erogazioni comunitarie nel mondo dell'agricoltura, su 155 casi registrati a livello nazionale con problemi di certificazioni, di tentate frodi e di palese incapacità di spesa, ben 91 interessano la Calabria. L'ennesimo record nazionale negativo.Nella relazione dettagliata della Corte dei Conti, si sottolinea per l'ennesima volta e sono ormai decenni, una serie sconfinata di irregolarità. E' ovvio che il continuo grido d'allarme della Corte dei Conti non comporta alcun cambiamento concreto. Se questo è il quadro ormai incancrenito da decenni vi è da sperare ben poco per la gestione dei fondi del PNRR sui quali tutti sperano per una ripresa della sempre più disastrata economia calabra.Se non cambia la burocrazia regionale, se non si attua una vera e propria rivoluzione copernicana che stravolga e modifichi l'assetto esistente, operazione non facile o non indolore, nulla cambierà. Considerando che la burocrazia è l'esatta emanazione del potere politico ed ogni burocrate è il frutto del rapporto di potere e di scambio fra il politico ed il burocrate stesso è come sperare che un gruppo di ladri lavori per una legge più severa contro il reato di furto. Non cambierà nulla, la razzia sui fondi continuerà come sempre, la Casta dei politici continuerà ad arricchirsi, la Casta delle famiglie della politica si rinnoverà da padre in figlio per l'eternità, i calabresi voteranno per come hanno sempre fatto con il voto di scambio i loro carnefici, i giovani preparati e per bene continueranno ad andarsene dalla Calabria e la Calabria per come accade da ben 40 anni sarà sempre la stessa e la Corte dei Conti ogni anno continuerà a lanciare allarmi inascoltati da sempre. Tutto rimarrà sempre immobile in una terra immobile dove il cambiamento è stato, è e sarà son lo una chimera. Ed i soliti furbi continueranno i loro imbrogli. Figuriamoci ora con i fondi del PNRR. Le imprese in odor di 'ndrangheta gongolano in attesa delle nuove abbuffate. E così sia, in eterno e per sempre, Amen.

Redazione