A differenza di tutte le altre campagne elettorali le prossime elezioni regionali in programma per il 14 febbraio sono accompagnate sinora dal silenzio tombale dei protagonisti della politica, di ogni colore e di ogni partito. Eppure manca solo poco più di un mese dalla scadenza del 15 gennaio per la presentazione delle liste. Molti si chiedono come si possa votare se si assisterà ad una eventuale crescita di contagi da Covid-19 e tanti si chiedono anche come possano essere raccolte le firme necessarie per quelle liste che necessitano della raccolta firme per poter essere presentate. Tanti confidano in un rinvio e forti sono le pressioni in tal senso anche a Roma da parte di big di partito. Ma non è detto che ciò avvenga realmente. Nel dubbio, volendo o nolendo, i partiti, le coalizioni ed i movimenti dovranno pur iniziare ad affrontare l'appuntamento elettorale. Nel centrodestra è palpabile il vantaggio di essere già pronti con numerose liste e di essere coesi ed uniti. Da sette a nove le liste possibili. Oltre alle liste di partito, la Lega, Fi, FdI e Udc, si aggiungerebbero la Lista del Presidente, la new entry "Cambiamo" di Giovanni Toti, la Casa delle Libertà e, probabilmente, anche la lista di IdM, il movimento di Orlandino Greco, pronto a transitare nel centrodestra. Ben più complicata la situazione di crisi e di immobilismo con divisioni e guerre ataviche nel centrosinistra. Con un Pd paralizzato da un commissariamento mai gradito, con gruppi e sottogruppi in continua guerra, con il partito di Renzi, Italia Viva, che scalpita e chiede decisioni a breve da parte del Pd e con l'eventualità di una inedita alleanza con il Movimento 5 Stelle che, a livello locale, è osteggiata da alcuni parlamentari pentastellati che vedono nell'alleanza con il PD il male assoluto. caos anche nel fronte civico dove fioccano le divisioni e dove, probabilmente, i candidati a Governatore saranno più di uno vanificando in tal modo il momento favorevole e rischiando alla fine che nessuno riesca a superare il fatidico ed anticostituzionale quorum dell'8%. Una soglia assurda che solo in Calabria poteva essere concepita e per la quale neanche il nutrito gruppo di parlamentari calabresi pentastellati, ben 18, ha mai fatto alcuna battaglia. In tale contesto le elezioni si avvicinano e la Calabria continua ad essere la regione più disastrata d'Italia e con la classe politica più scadente e più insignificante di tutta la sua storia.

Redazione