Il progetto politico di Matteo Salvini è molo chiaro e limpido. Il suo spostamento verso il centro mira a creare una forza unica che sia il tanto sempre declamato partito dei moderati.

Una Lega che da sovranista diviene centrista e che vuole annettere e conquistare quello che rimane di Forza Italia e tutti i cespugli centristi che non sono mai riusciti a creare una credibile forza di centro. In poche parole una nuova Forza Italia, targata Lega e denominata, forse, "Lega Italia" o "Forza Lega", i due nomi più gettonati che circolano nei corridoi del Transatlantico fra gli addetti ai lavori. Se tale progetto non impensierisce le fatiscenti truppe centriste e di Forza Italia del Nord oramai formate solo da generali senza esercito preoccupa molto, invece, i professionisti della politica delle regioni meridionali che in Forza Italia e nei vari rivoli centristi hanno costruito i pacchetti di voti e le basi clientelari per il foraggio per anni ed anni delle dinastie e famiglie politiche che da sempre controllano il territorio e dominano l'unico voto delle regioni meridionali, quello di scambio. Tale ragionamento vale soprattutto per la Calabria, l'unica roccaforte di Forza Italia che ancora può vantare tanti professionisti della politica che quotidianamente fanno sopravvivere quella pletora di lecchini e portaborse disseminati negli enti pubblici, nella sanità, nelle partecipate regionali e nei vari posti di comando che, poi, a loro volta, in ogni campagna elettorale, fanno scaturire in ogni sezione finanche di ogni piccolo paesino i voti per il capo - componente o il big che comanda l'organizzazione del gruppo politico. Organizzazione simile per sua struttura ai clan della 'ndrangheta, con il capo, i fidatissimi, i sottoposti e i detentori del controllo del voto e del territorio attraverso le pratiche clientelari del vivere quotidiano. In un simile contesto molti big di Forza Italia temono che la salvinizzazione del partito gli possa far perdere il controllo dei pacchetti di voti conquistati e gestiti e non vorrebbero che tale progetto si realizzasse. Ma, purtroppo per loro, i big di Forza Italia hanno un forte peso locale ma un peso nullo equivalente a zero a livello romano e quindi dovranno digerire tutto ciò che Roma gli impone. Vedremo come finirà la partita e vedremo i tanti capi, capetti e sottoposti di Forza Italia e di tanti piccoli partiti centristi cosa faranno per adeguarsi al nuovo progetto salviniano. La più agguerrita e la più coraggiosa all'interno di Forza Italia è sicuramente la Ministra Mara Carfagna, una spanna superiore ai suoi tanti colleghi di partito bravi solo ad ossequiare e fare a gara per chi più riesce ad adulare il padre - padrone del partito, l'immortale, immarcescibile ed eterno Silvio Berlusconi impegnato solo nella sua ultima partita di tentare di essere candidato alla Presidenza della Repubblica per i prossimi sette anni con l'appoggio di Salvini. Motivo reale e concreto per il quale ha ceduto il partito a Salvini senza pensarci un solo attimo. Progetto, quello di Salvini, che tende a riconquistare quel 30 - 33%  che la Lega prese nelle Europee del 2019 e tendente soprattutto ad arginare la crescita sempre più tumultuosa del partito di Giorgia Meloni, Fratelli d'Italia, che dal 4% preso nelle politiche del 2018, oggi, a distanza di soli tre anni, i sondaggisti indicano ad uno strepitoso 20% in ulteriore crescita e pronto a superare la Lega di Salvini, oggi al 22%, con il rischio per Salvini di perdere la leadership del centrodestra. Ipotesi terribile e disastrosa per le ambizioni smisurate di Salvini che mira, ovviamente, alla Presidenza del Consiglio dopo la molto probabile vittoria delle elezioni politiche del marzo 2023.

Redazione