Un libro di ben 990 pagine, che impressiona a vederlo e che sembra per la sua dimensione illeggibile.

Invece, nonostante la sua mole, il libro scorre con naturalezza ed è avvincente al punto tale che il lettore può anche concedersi la convinzione di trovarsi dinanzi ad un bel libro “noir” frutto di una grande fantasia dello scrittore, per poi, riflettere e ricredersi ricordandosi, che, in realtà, il libro ripercorre le fasi salienti dell'immane lavoro di Gioacchino Genchi, in qualità di consulente di numerose procure, considerando la sua abilità nell'intercettare telefonate. Ed il libro si sofferma soprattutto all'indagine “Why not”. La famosa indagine voluta dall'allora pm di Catanzaro, Luigi De Magistris, da anni Sindaco della sua Napoli. Sull'indagine “Why not” sono stati scritti fiumi d'inchiostro, è stato detto di tutto ed il contrario di tutto, si sono accaniti contro giornalisti e politici di ogni rango e di ogni colore. Ma al di là dell'esito processuale, dell'enorme mole di notizie raccolte, quello che si evidenzia nel libro di Montolli è la combinazione che molti dei protagonisti intercettati nell'indagine sono quegli stessi personaggi che si ritrovano in tante altre indagini di tante altre procure italiane. Dalle indagini relative alla morte di Falcone e Borsellino, ai nominativi della vecchia P2 di Licio Gelli, alle indagini degli inizi degli anni novanta della cosiddetta tangentopoli. Probabilmente un caso oppure ciò dimostra che i veri centri di potere, le vere lobby che condizionano l'agire politico e la vita della nostra Italia sono dure a morire e sempre pronte ad autorigenerarsi e creare collusioni ed agganci tali da poter continuare a gestire il potere.  Un libro nel quale si incontrano anche tanti protagonisti della politica calabrese. e cosentina, oltre a tanti esponenti della magistratura e dell'imprenditoria calabrese. “In Why not avevo trovato le stesse persone sulle quali indagavo per la strage di Via D'Amelio. L'unica altra indagine della mia vita che non fu possibile finire”. Con questa frase inizia il dialogo fra Gioacchino Genchi e Edoardo Montollo. Un materiale, quello fornito da Genchi e riportato nel libro che induce ad attente riflessioni di come la corruzione, la trasversalità, gli affari ed il mondo sotterraneo sia quello che davvero condiziona e gestisce la nostra nazione e dimostra come la cancrena della corruzione sia sempre più difficile da estirpare. Un bel libro da leggere e da conservare. Senza dimenticare che tanti protagonisti del libro scritto oramai ben 11 anni fa sono stati protagonisti indiscussi anche in tante altre indagini giudiziarie successive. A dimostrazione di come in Calabria, alla fine dei conti, non cambi mai nulla e che il "Sistema" che impera da anni continui ad imperare indisturbato e sempre più radicato nel tessuto sociale, imprenditoriale e politico della sfortunata terra di Calabria.

Redazione