Mai come oggi, a 29 anni dalla strage di Capaci, in Calabria l'ipocrisia e la falsità regna sovrana.

Non vi è politico professionista che oggi non ricordi con stucchevoli comunicati intrisi di colpevole ipocrisia la strage di Capaci, pronunciando indegnamente il nome di Giovanni Falcone, morto per aver combattuto la mafia e per aver lambito quelle forze esterne alla mafia che sono parte integrante dello Stato e che rappresentano la vera forza delle organizzazioni criminali. Oggi a prendere il posto della mafia siciliana che dopo l'errore dello stragismo contro lo Stato è stata fortemente ridimensionata è stata ed è la 'ndrangheta che, molto più intelligentemente, non ha mai aderito a progetti stragisti e che invece di scontrarsi con la Stato ha inteso allearsi. Scommessa vincente. E tanti sono i politici professionisti eletti in Calabria con i voti della 'ndrangheta, con il voto di scambio che è un reato penale, e con un "Sistema" di corruzione che è il cuore del potere criminale che si dilettano a partecipare a commemorazioni offensive per chi, realmente, vorrebbe combattere tale fenomeno. Mai come oggi l'antimafia sociale vive un periodo di emarginazione. Mai come oggi la gran parte della società calabrese oramai assuefatta e complice del "Sistema" è intollerante verso chi chiede legalità e trasparenza. Chi è oggetto di indagini giudiziarie è subito difeso da tutti coloro i quali sono pronti ad accusare qualche giudice calabrese che ancora crede nella lotta alle mafie di giustizialismo, di egocentrismo, di eccessivo protagonismo. Il riferimento è chiarissimo ed è rivolto al Procuratore capo della Procura della Repubblica di Catanzaro, dott. Nicola Gratteri, odiatissimo dai politici calabresi come era odiatissimo Giovanni Falcone dai politici siciliani, pronti dopo la morte a incensarlo e lodarlo. Tanti casi di difesa a priori di politici coinvolti in vicende giudiziarie che sono ritornati come se nulla fosse a ricoprire gli incarichi politici di sempre e che, ovviamente, verranno rieletti anche con il voto di quei tanti calabresi che oggi omaggiano Giovanni Falcone ma che poi nell'urna voteranno i politici collusi. Purtroppo la Calabria non è la Sicilia. In Calabria non è mai nata una società civile degna di questo nome. Non esistono gli anticorpi sociali contro la 'ndrangheta. Giovanni Falcone soleva spesso sottolineare che "la mafia sarà sconfitta quando la società civile riuscirà a cambiare". In Calabria non cambierà mai e la vittoria della 'ndrangheta sarà sempre eterna per come lo è stata e lo è da decenni e decenni. Non potremo che assistere anche nei prossimi anni alle tante celebrazioni ipocrite di ogni 23 maggio mentre la politica collusa continuerà ad essere eletta e a dominare la nostra terra con la regia della 'ndrangheta e la protezione di quella parte dello Stato collusa e compiacente che garantisce l'impunità a tanti politici, oggi detentori di ingenti patrimoni di centinaia di milioni di euro, che vivono di illegalità quotidiane da decenni e che, essendo incensurati, si permettono anche di citare indegnamente Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. Questa è la Calabria, lontana mille anni luce dalla Sicilia.

Redazione