La Calabria è una terra tutta particolare degna di studi e riflessioni sul piano sociale ed economico. Una realtà che paga biblici ritardi strutturali, espressione di una "Questione Meridionale" da sempre irrisolta e negli ultimi decenni accantonata dai tanti Governi che si sono succeduti sempre a trazione nordista.

Ma l'anno del Covid ha segnato un momento del tutto anomalo. Ha palesemente dimostrato e posto in risalto le tante debolezze, prima fra tutte il "Sistema" sanitario. Un coacervo di interessi pilotati da una Casta politica che attraverso la gestione della sanità ha perseguito il doppio obiettivo, quello di arricchire il proprio patrimonio e quello di alimentare il patrimonio di voti di scambio che garantiscono l'eternità della posizione politica, quindi il professionismo della politica quale unica attività lavorativa per tutta la vita al punto tale di far ereditare tale patrimonio di voti da padre in figlio. Ma i "patrimoni di voti" vanno alimentati giorno per giorno, vanno accuditi, vanno mantenuti con un sistema clientelare capillare che presume il controllo del territorio nello stesso modello con il quale la 'ndrangheta controlla il territorio affidato ai vari clan. E la sanità è stata ed è uno strumento infallibile per il controllo del voto e l'alimentazione del "patrimonio di voti". Tutto ciò è oramai palese, evidente e storicamente documentabile. Ma come mai a tale situazione non corrisponde alcuna ribellione da parte dei calabresi che non fanno parte del "Patrimonio di voti"? Perchè in Calabria non cambia mai nulla e perchè alcuni esponenti politici possono vantare decenni e decenni di presenza sul territorio e di essere sempre eletti per tutta la vita? La spiegazione non è semplice e presuppone studi approfonditi sul piano sociologico, antropologico, storico e culturale. Certamente un "modello" sociale da studiare, da analizzare, per la sua immobilità e per la sua unicità anche nell'ambito dello stesso Mezzogiorno dove alcune regioni come la Puglia e la Basilicata hanno compiuto notevoli passi in avanti sia sul piano economico che sociale. Evidentemente la risposta la si può inquadrare nella stratificazione sociale che caratterizza il popolo calabrese. Su 1.800.000 residenti "reali" ben 710.000 pensioni erogate, a queste si aggiungono ben 166.000 redditi di cittadinanza e oltre 300.000 Cassaintegrati oltre ai 105.000 impiegati pubblici dei quali 49.000 nel mondo della scuola e 19.000 nel comparto sanità. Una realtà economicamente e socialmente di "Assistiti". Ed è nella storica "assistenza" che non è mai nata una classe imprenditoriale forte, non è mai nato un tessuto produttivo autonomo ed indipendente, non è mai nato nulla che potesse bilanciare un proprio potere verso quel potere "politico" che gestisce l'assistenza. Ed essendo una realtà da sempre assistita chi gestisce le leve dell'assistenza è, in realtà, il Padrone, il Re, il Monarca della società, imponendo le proprie regole, tutte basate sullo sfruttamento, sull'illegalità e sulla corruzione per come è stato sempre nelle "società deboli dell'assistenza". Per questo la Calabria non cambierà mai e la Casta politica nemmeno. Covid o non Covid, sanità distrutta, emigrazione continua crisi economica fortissima non saranno mai elementi in grado di determinare un cambiamento. Tutto rimarrà come sempre. In nome dell'assistenza e dei nuovi "Re" che vivono sui coloni, mezzadri e schiavi, comunque contenti perché "assistiti".

Redazione