Che la sanità in Calabria sia disastrata da anni d anni non vi è dubbio alcuno ed è oramai fatto assodato per tutti, ma che a questo si aggiungesse anche la sfortuna di avere nell'importantissimo ruolo di Commissario per la sanità un personaggio che ha dimostrato la sua palese inadeguatezza in una clamorosa intervista televisiva non era neanche immaginabile.

Infatti l'intervista rilasciata dal Generale in pensione dei Carabinieri, Saverio Cotticelli, è a dir poco disarmante. Nell'intervista si dimostra chiaramente la disconoscenza non solo del numero dei posti letto in terapia intensiva ma finanche che il soggetto responsabile dell'attuazione del piano Covid era ed è lo stesso Ufficio del Commissario. Una situazione imbarazzante e ridicola se non fosse, per il momento che si sta vivendo, drammaticamente tragica. Ora, ovviamente, nessuno di coloro i quali hanno nominato, a suo tempo, il Generale Cotticelli, ammetterà di averlo segnalato e, fatto ancora più grave, nessuno si è mai evidentemente interessato di come veniva condotto tale Ufficio, considerando che lo stesso Cotticelli era stato appena riconfermato nel suo incarico. Solo in virtù dell'intervista rilasciata il Premier Conte ha annunciato l'intenzione di rimuoverlo immediatamente. In seguito a tale proposito al Generale Cotticelli non è rimasto altro che dare le dimissioni concludendo in modo alquanto infelice la sua esperienza a guida dell'Ufficio del Commissario. A tal punto necessita una vera azione di riforma sulla sanità in Calabria che possa essere il frutto di una rinnovata sinergia tra Governo e Regione ponendo fine a scontri e a rimpalli di responsabilità che, ovviamente, risiedono in ambedue le parti. E' necessaria una svolta. Una svolta radicale che segni l'anno "0" della sanità calabrese giunta ad una situazione di non ritorno. Sarà difficile disincrostare la sanità da tanti anni di sedimentazione affaristica e clientelare con dirigenze e burocrazia figlia della politica regionale. Ma da qualche parte sarà anche necessario iniziare. Rivalutare le competenze che, nonostante tutto, vi sono ed avviare una azione forte e decisa di bonifica con determinazione e coraggio. Azione rischiosa considerato il livello di infiltrazione che la 'ndrangheta ha operato in tanti anni di corruzione e di malaffare, ma vitale, se si vuole cambiare. Una nuova Primavera di legalità necessaria anche per rinnovare il mondo della sanità. Difficile ma non impossibile. La speranza deve essere l'ultima a morire pur sapendo che chi vive di speranza muore disperato.
Redazione